Pericolo amianto al polo di Priolo, mancano gli indirizzi ministeriali - QdS

Pericolo amianto al polo di Priolo, mancano gli indirizzi ministeriali

Giuseppe Solarino

Pericolo amianto al polo di Priolo, mancano gli indirizzi ministeriali

venerdì 02 Luglio 2010

Il deputato Domenico Scilipoti ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Ambiente. Toscano (Ugl): “Tutelare la salute dei lavoratori. Disparità con le industrie del Nord”

PRIOLO (SR) – Il segretario dell’Ugl-Chimici della provincia di Siracusa, Enzo Toscano, lamenta il fatto che nel polo industriale Augusta- Priolo-Melilli non siano stati attuati, da parte del ministero dell’Ambiente, i provvedimenti emanati in materia di amianto. Infatti molti impianti del suddetto polo sono vecchi e vi è presenza di amianto che, come ben si sa, è nocivo per la salute dell’uomo in quanto determina, in coloro che lo inalano, una forma tumorale dei polmoni nota come mesotelioma pleurico.
Per tale motivo Toscano ha sensibilizzato il deputato  Domenico Scilipoti, a presentare alla Camera dei deputati un’interrogazione parlamentare dichiarandogli che: “Malgrado il polo industriale Augusta-Priolo-Melilli sia uno dei più vasti in Europa, oltre che uno dei più vecchi, è strano che lo stesso polo non sia stato interessato dagli atti di indirizzo ministeriali emanati in materia di amianto”.
Enzo Toscano aggiunge che: “L’interrogazione parlamentare è importante, nella speranza di riaccendere i riflettori su una vicenda che, a dir poco, ha dello scandaloso, considerando che su questi argomenti tutti tacciono. Dobbiamo necessariamente riaccendere l’attenzione su una categoria, quella di noi operai, scomparsi dall’immaginario collettivo nazionale che, quasi come novelli untori, veniamo scansati se non dimenticati da tutti. Le eminenze grigie del Paese ed i colletti bianchi, ci hanno rimosso dalla memoria dei vecchi ed impediscono ai giovani di riconoscerci e di riconoscersi nella categoria”.
L’interrogazione parlamentare ha raccolto le richieste di Toscano: “Sarebbe auspicabile, anche alla luce delle numerose consulenze tecniche e delle sentenze emesse, la proposizione di un riesame della situazione delle raffinerie e di nuove ispezioni, con criteri più obiettivi di quelli usati dalla Contrap (Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione). è strano che, malgrado si tratti di impianti con tecnologia analoga e di concezione tecnologica identica, alcuni poli abbiano avuto riconosciuti gli atti di indirizzo ed altri no: il riconoscimento riguarda soprattutto il Nord”.
“È possibile – si domanda – che l’amianto al Nord sia dannoso ed al Sud non lo sia? È pensabile che lavoratori, con mansioni analoghe, in alcune raffinerie siano stati considerati esposti ed in altre no? Ed ancora è possibile che fra lavoratori, appartenenti allo stesso reparto, alcuni siano riconosciuti esposti ed altri no? È ipotizzabile che ci sia differenza fra italiani del Nord e del Sud nelle ripercussioni sulla salute?”.
Le domande sono state poste al ministero dell’Ambiente concludendo che “l’amianto non fa distinzione. Si chiede quindi se il Ministro interrogato ritiene di dover assumere iniziative al fine di contrastare questo fenomeno inquietante di disparità di trattamenti e se intenda porre in essere misure atte a tutelare dai danni dell’amianto anche per i lavoratori del Sud”.

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