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Palermo – Crack Gesip: per servizi e operai spunta l’ipotesi internalizzazione

Claudio Di Gesu

Palermo – Crack Gesip: per servizi e operai spunta l’ipotesi internalizzazione

martedì 13 Luglio 2010

La soluzione è stata ventilata in Consiglio comunale; possibili risparmi fino a 15 milioni di euro annui. Per la partecipata da 2000 dipendenti è già attiva la procedura di liquidazione

PALERMO – Un’autentica polveriera pronta a esplodere, di cui la classe politica palermitana non ha sicuramente colto la pericolosità.
Nata nel 2001 come società partecipata per il 51% dal Comune di Palermo e per il 49% da Italia Lavoro, adesso a totale partecipazione comunale, è stata costituita con il duplice obiettivo di rispondere a necessità operative della città, ma anche come ammortizzatore sociale con una forza lavoro (circa duemila dipendenti) specializzata che potesse occuparsi dei servizi per la città.
Una struttura elefantiaca (nostro articolo del luglio 2009) con 1400 operai, 180 capi squadra, settantacinque assistenti tecnici, 180 amministrativi, dieci responsabili, cinque dirigenti quadri. Dai servizi di pulizia (450 addetti) a quelli di custodia (450 ), alla cura del verde (550 ), ai servizi cimiteriali (120). Ci viene immediatamente da pensare, come mai la città di Palermo, con una tale struttura operativa non sia “splendente” (ripercorrendo con la memoria storica antichi fasti), tenuto conto dei costi altissimi pagati dalla comunità: circa sessanta milioni di euro l’anno. Il Consiglio di amministrazione della Gesip con verbale stilato il 10 maggio 2010, con il parere favorevole del Collegio dei sindaci e del revisore contabile, ha già attivato la procedura di liquidazione dell’Azienda.
Tale scelta, operata dal Cda, è improcrastinabile e obbligatoria; infatti, il Codice civile impone di rimettere nelle mani del socio unico le sorti della società madre e di quelle partecipate (Gesip servizi srl e Spo srl). Questa decisione, si era resa necessaria anche nel passato ma si era soprasseduto poiché da parte del Comune (socio unico) si erano ricevuti atti d’impegno che avevano in qualche modo postergato tale attività cautelativa. L’altra strada era quella della riduzione del personale (licenziare 430 dipendenti) e del 20% dell’orario di lavoro con conseguente diminuzione degli stipendi.
Se fosse un’azienda privata e non pubblica, con una perdita mensile di un milione di euro al mese, sarebbe da chiudere, ma c’è da tenere in forte considerazione il fatto che fa sopravvivere duemila persone e i loro familiari. Certamente la gestione e la direzione di questa società non sono state trasparenti e oculate come si converrebbe, in particolar modo a un’azienda pubblica, ma anche la produttività e la presenza al lavoro non sono state finora da meno.
L’ipotesi di internalizzazione dei servizi all’interno del Comune, peraltro richiesta a più voci e da più parti in seno al Consiglio comunale farebbe invece risparmiare circa quindici milioni di Iva l’anno e la recente, corretta decisione del Consiglio comunale, che nella seduta fiume del 30 giugno ha introdotto la figura dell’amministratore unico e l’eliminazione della figura del direttore generale, pare muoversi in tal senso.
 

 
PALERMO – Sulla questione abbiamo ascoltato il parere di Fabrizio Ferrandelli, capogruppo Idv al comune di Palermo. “Proprio perché credo fermamente nel potenziale delle risorse umane interne a Gesip, ho proposto in Consiglio comunale l’internalizzazione dell’azienda in seno al Comune”. Quest’azione strategica ha spiegato Ferrandelli, permetterebbe di abbattere, di fatto, costi e cioè Iva per 12milioni di euro l’anno, eliminazione di un Cda parassita che è causa oggi di una perdita di gestione pari a un milione di euro al mese, mantenendo solo i dipendenti. “Tra qualche giorno – ha concluso il capogruppo – sarò a Roma con una delegazione di parti politiche, di OO.SS e di lavoratori, per chiedere al governo nazionale di introdurre l’internalizzazione nell’articolato sul lavoro restituito settimane fa dal Presidente Napolitano”.

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