Berlusconi si sgretola, Bersani non esiste - QdS

Berlusconi si sgretola, Bersani non esiste

Carlo Alberto Tregua

Berlusconi si sgretola, Bersani non esiste

sabato 17 Luglio 2010

Occorre il governo dei meritocrati

Secondo un conteggio sommario, dentro il Popolo della libertà vi sono 26 fra movimenti, associazioni, fondazioni e simili aggregazioni. Si tratta di uno smottamento che sta facendo sgretolare giorno dopo giorno il partito, che sembrava granitico dopo la riunione fra Forza Italia e An avvenuta in Roma circa un anno fa.
Berlusconi si trova in cima a un colle che si sta smuovendo soprattutto per due cause: la prima riguarda l’incapacità di governare approvando riforme impopolari che diffondano equità fra cittadini, congiunta con il necessario rigore Tremontiano; la seconda riguarda il lasciar correre del Cavaliere nei confronti di tutti i suoi colonnelli, anche ex aennini, i quali cominciano ogni loro discorso dicendo che sono d’accordo con il leader, ma poi fanno quello che gli conviene.
Questa situazione crea confusione nell’opinione pubblica anche perché gli scandali e le personalità di Governo sotto inchiesta si moltiplicano ed anche i fans del Popolo della libertà piano piano cominciano a prendere atto che la cancrena della corrruzione si annida dentro il partito, sfruttato dagli approfittatori.

Se Atene piange, Sparta non ride. Il leader dell’opposizione Pier Luigi Bersani è come se non ci fosse perché non riesce a realizzare un progetto di governo alternativo e comunque il suo messaggio non arriva ai cittadini. Questo accade sia perchè il sistema radiotelevisivo pubblico e privato è saldamente controllato dalla maggioranza, ma anche perchè la fitta rete di circoli e sezioni dell’ex Partito comunista e dell’ex Democrazia cristiana è saltata, per cui i cittadini dei Comuni e dei quartieri hanno perso i punti di riferimento.
Nel momento in cui vi è l’ipnosi dei mass-media e l’assenza di luoghi di conversazione e di scambio di opinioni, sono rimasti solo i bar dello sport, ove non si parla di questioni sociali, politiche ed economiche. Quando il popolo non dialoga al suo interno diventa una massa informe al traino di chi lo guida e non riesce più ad avere una valutazione critica di ciò che sente e di ciò che vede. Il che è l’esatto contrario della democrazia partecipativa.
Lo sforzo del Partito democratico, tutto insieme, non dev’essere quello di frazionarsi per ritornare ai vecchi blocchi ma di portare in tutte le case dei cittadini il proprio progetto di sviluppo e di crescita.

 
Berlusconi si sgretola anche per tutta una serie di scandali che stanno esplodendo dopo quelli del passato. Vi faccio un breve elenco: partendo da Parmalat e Cirio, si passa a Popolare di Lodi, Telecom, Unipol, Rai, Fastweb. E ora a Finmeccanica, la cricca di Anemone e Balducci, le speculazioni ospedaliere in Lombardia e la P3 di Flavio Carboni. Per ultima l’estensione cancerogena della ‘Ndrangheta a Milano, ove l’Expo 2015 con i suoi 15 miliardi di investimento è diventata un bersaglio molto appetibile.
Non vogliamo dimenticare i casi di Brancher, Scajola, Verdini, Di Girolamo, Cosentino e dell’altro sottosegretario Giacomo Caliendo.
La questione morale è esplosa in pari con l’estensione della corruzione. Tutto il perverso meccanismo delle procedure abbreviate in nome dell’urgenza, che ha utilizzato la Protezione civile, si è trasformato in un meccanismo destinato ad arricchire le tasche dei malfattori.
Il Presidente dei siciliani, Raffaele Lombardo, deve stare molto attento col delicatissimo incarico di Commissario straordinario per i rifiuti fino al 2012, affinchè nessuno, ma proprio nessuno, in nome dell’urgenza, compia atti di corruttela a sua insaputa. Perché siamo convinti che se qualche cosa dovesse giungere alla sua sensibilità, egli interverrebbe drasticamente.

Berlusconi si sgretola e lo dimostra il fatto che da qualche settimana non sbandiera i suoi magici sondaggi, con i quali ha affermato sistematicamente il consenso dei cittadini nei confronti del Governo e dei suoi. Se i sondaggi non vengono sbandierati vuol dire che gli esiti sono in calo o in forte calo. Dal che si può dedurre che gli scandali estesi e ripetuti stanno colpendo la sensibilità dell’elettorato.
O Berlusconi dà una svolta in nome della moralità generale, con ciò confermando la linea di legalità di Fini, anche sacrificando i suoi discussi collaboratori, oppure per salvarli potrà proclamare che vi è giustizialismo o giustizia a orologeria, ma si perderà insieme con essi.

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