Energia: il vento vince col trucco - QdS

Energia: il vento vince col trucco

Rosario Battiato

Energia: il vento vince col trucco

martedì 20 Luglio 2010

Energia. L’ultimo rapporto Enea sulla produzione.
Il punto. Negli ultimi anni, la spesa degli investimenti per l’energia in Sicilia è triplicata, soprattutto a vantaggio delle fonti rinnovabili. Il divario tra l’eolico e le altre, però, è squilibrato.
I numeri. Su 1200 GWh lordi di produzione, oltre 1.000 provengono dalle pale. Buono l’aumento del solare, ma insufficiente rispetto al potenziale. Solo il 22% di biomassa viene conferito a fini energetici.

PALERMO – La Sicilia, assieme Puglia e Campania, rappresenta il 65% del mercato dell’energia del Mezzogiorno, ma resta ancora indietro nella produzione da rinnovabili anche rispetto le altre regioni meridionali piazzandosi al quinto posto. Tuttavia il nuovo corso Lombardo lascia ben sperare visto le recenti performance: secondo l’ultimo rapporto Enea, presentato qualche giorno fa, la Sicilia dal 2000 al 2008 ha fatto registrare una crescita della produzione di energia da rinnovabili pari a 1112%. Tuttavia la questione energetica siciliana aspetta ancora il decollo delle immense potenzialità dell’Isola – l’eolico detiene 1.044 GWh di produzione lorda su 1.200 GWh di rinnovabili nel 2008 – mentre ci sono settori floridi che andrebbero immediatamente potenziati: biomasse, geotermia, idroelettrico e appunto incenerimento, sebbene in una variante meno invasiva, come ha spiegato il neo commissario Lombardo in questi giorni, di quella previste nell’originario piano dei rifiuti. Proprio lo stop all’eolico, dominatore incontrastato del periodo Cuffaro, voluto dal governatore apre nuovi spiragli per le altre rinnovabili.
Dal 2000 al 2007 la spesa per l’energia si è triplicata passando da 324,6 milioni di euro a 961,2 milioni di euro. Nel solare cominciano a vedersi i primi risultati con una crescita del 613% della produzione tra 2007 e 2008. Tuttavia ci sono diversi deficit. Uno studio dell’Enea realizzato da Antonio Cioffi certifica come appena il 22% del quantitativo di biomassa residuale isolano venga conferito nel settore energetico. Altro settore praticamente oscurato è la geotermia, un campo assai complesso che permette la produzione di energia generata per mezzo di fonti geologiche di calore. Secondo gli esperti esistono quattro grandi aree di calore sotterraneo, una delle quali è il canale di Sicilia, nell’area del vulcano sommerso Empedocle e di Lampedusa. Un ritardo dovuto ad uno strapotere mediatico e finanziario dell’eolico che al 2008 continua a detenere l’80% della produzione da fonte rinnovabile. Un settore florido per incentivi e certificati verdi che ha inevitabilmente richiamato le “cure” della criminalità organizzata. Nel febbraio dello scorso anno la prima tappa siciliana: l’interesse del boss Matteo Tamburello per una fattoria eolica nel trapanese emerse in una intercettazione telefonica. Poi in un rapido crescendo. Nel novembre scorso venne a galla la famosa operazione “Via col Vento” che vedeva coinvolti imprenditori campani e siciliani accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata per aver indebitamente percepito contributi pubblici. Si trattava di false certificazioni per avere accesso a contributi erogati in favore dei produttori di energia eolica.
Il 13 maggio scorso il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha chiesto alle procure di Roma, Cagliari, Bari e Palermo elementi in merito alle infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti per l’eolico. Queste considerazioni, assieme alla battaglia condotta da Vittorio Sgarbi sullo scempio paesaggistico causato dalle enormi fattorie eoliche sul suolo siciliano, sono state alla base della chiusura imposta da Raffaele Lombardo, che già da tempo aveva subodorato la longa manus della criminalità organizzata sull’innocenza delle rinnovabili. Un settore decisamente complesso che desta perplessità anche sul fronte occupazionale. Secondo lo studio “Energia dal vento: linee guida nazionali e obiettivi minimi per ogni Regione” di Laura Monni, ricercatrice junior presso l’Università Bocconi, ha spiegato come a fronte delle enormi torri che occupano impietosamente il paesaggio si crea nella pratica un’occupazione relativamente bassa, con valori non maggiori del 3% dell’area di riferimento. Di diverso avviso lo studio “Il Potenziale eolico Regionale: benefici occupazionale al 2020” realizzato dall’Anev (Associazione Nazionale Energia del Vento) che prevede per la Sicilia 7537 impiegati.
Dai settori da potenziare alle infrastrutture da costruire. La Regione è infatti caratterizzata per il più elevato valore dei “consumi e di perdite del settore energia”, così come recita un dossier dell’Associazione Studi e Ricerche per il  Mezzogiorno.

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