“Ho sbagliato ma resto al mio posto” - QdS

“Ho sbagliato ma resto al mio posto”

Carlo Alberto Tregua

“Ho sbagliato ma resto al mio posto”

sabato 24 Luglio 2010

Questione morale e dignità personale

Il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, ha ammesso la sua colpa con riferimento alle indagini che lo hanno coinvolto. Poi ha subito aggiunto: “Ho sbagliato ma resto al mio posto”. Da un canto gli fa onore l’ammissione, doverosa quando si viene colti in fallo, o meglio quando si commettono atti impuri. Dall’altro, sembra incomprensibile il conseguente comportamento, cioè quello di andare avanti come se nulla fosse.
Gente come Cappellacci, che fa affermazioni del tipo riportato testualmente, non ha la minima idea di che cosa sia l’etica in politica. Non sa che maggiori responsabilità si hanno e più forte deve essere il filtro delle azioni che si compiono. Un filtro che impedisce il passaggio di comportamenti scusabili nell’uomo della strada, ma intollerabili in chi ha primarie responsabilità istituzionali.
Qui non si vuole fare la morale a nessuno, ricordando che chi è senza peccato scagli la prima pietra. Tuttavia, chi di noi ascolta frasi come quella indicata ha il dovere di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su di essa.

L’esplosione della corruzione nella Cosa pubblica è una delle cause del sottosviluppo del Meridione. Un’altra, per inciso, è il bassissimo tasso infrastrutturale. Una terza è l’inefficienza della Pubblica amministrazione. Una quarta, ma prima per importanza, la scarsezza del ceto politico che ha continuato (e continua) a diffondere e a sostenere lo scambio: una politica di bassissimo rango basata sul favore.
Nessuno deve fare il Girolamo Savonarola (1452 -1498) dei nostri giorni, ma tutti, ognuno per il proprio ruolo civile o istituzionale, hanno l’obbligo di riferirsi ai valori morali che debbono essere presenti nella comunità e fra essi uno primario è l’equità.
L’onestà è un altro valore che deve essere sempre richiamato e a cui ispirare ogni nostro atto e comportamento. I ladroni, quelli che commettono furti continui a danno dei cittadini, vanno indicati senza mezzi termini. Una Comunità sana deve possedere gli anticorpi per debellare il virus delle cellule maligne della corruzione, allo stesso modo come i farmaci tentano di debellare le cellule maligne dei tumori.

 
La corruzione è un cancro che insieme a quello della malavita organizzata impesta il tessuto sano. Due cancri per combattere i quali ci vogliono dosi massicce di qualità morali, tendenti a isolarli prima e debellarli dopo. Alle quali vanno aggiunte forti qualità professionali d’indagine.
La dura lotta non può essere fatta da questo o da quello, ma condotta da un’estesa indignazione popolare come accadde 18 anni fa, nel caso di Mani pulite. Le inchieste multiple delle Procure di Perugia, Firenze,  Roma, Palermo, tutte volte a fare emergere gli intrighi del Palazzo,  spiegano con chiarezza che non si tratta di casi isolati.
L’immagine Tremontiana della cassetta di mele marce si avvicina alla realtà ma non la fotografa completamente. Oltre alle mele marce vi sono alberi marci che vanno espiantati e mandati al rogo. è necessario che si diffonda fra tutti i malfattori il convincimento che il tessuto sano della nazione, estesissimo, è in condizione di colpire senza indugio e senza tentennamenti chi ruba il denaro dei cittadini, anche utilizzando vie legali come le ordinanze taglia-procedure della Protezione civile e altri strumenti di supposta urgenza che saltano i controlli e quindi consentono arbitri di ogni genere.

È inconcepibile che in uno Stato moderno possano ancora sopravvivere procedure arcaiche, farraginose, inutilmente lunghe e stupidamente garantiste, che servono solo a non concludere niente. Mentre per fare, occorrono la “legge obiettivo” o i decreti  di emergenza.
è ulteriormente incomprensibile come il Governo possa nominare un commissario straordinario nella persona di Raffaele Lombardo, non quindi come presidente della Regione, per un lunghissimo periodo che va fino al 31/12/2012. Come può essere straordinario un periodo così lungo? Ma di questo ci occuperemo nei prossimi giorni comparando l’ordinanza del Pcdm del 9 luglio con la L.r. n. 9/2010 sulle Ato.
Se tutte le azioni dei responsabili delle istituzioni fossero basate trasversalmente sulle regole etiche, nessun imbroglio sarebbe possibile. Ma questo non è. Bisogna mettervi rimedio. Presto.

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