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Messina – Nuovo Prg: ovvero tutte le verità sulle recenti catastrofi ambientali

Francesco Torre

Messina – Nuovo Prg: ovvero tutte le verità sulle recenti catastrofi ambientali

sabato 31 Luglio 2010

Uno scempio edilizio senza fine: dai villaggi trasformati in anonime periferie al centro sempre più saturo. Il documento sulle linee guida rivela decenni di mancata programmazione

Messina – “Lo scenario urbano attuale è quello di una città formata esclusivamente dal sovrapporsi di una sommatoria infinita di margini invalicabili e marginalità periferiche”. L’autore della seguente affermazione non è il sottoscritto, né l’Ing. Capo del Genio Civile, né alcun componente della minoranza politica. La frase si può leggere nel Documento di avvio delle linee guida del nuovo Piano regolatore generale della Città di Messina, già votato dalla Giunta Buzzanca e scaricabile online dal sito internet del Comune al fine di un dibattito tra i cittadini.
Avevamo promesso ai nostri lettori un forum a puntate su questo importante documento strategico per il futuro della città, e tale forum non poteva che partire da un excursus storico sulla programmazione urbanistica, dalla presentazione cioè di ciò che finora è stato fatto e dall’attuale situazione con cui bisogna confrontarsi.
Diamo dunque atto all’assessore Corvaja e al suo staff di aver prodotto un documento – oltre che di grande leggibilità – sincero ed utile, che tutti i messinesi dovrebbero leggere e in cui – tra le righe ma nemmeno tanto – si annida un atto di accusa non indifferente nei confronti di chi nei decenni scorsi ha avallato uno scempio edilizio senza fine, a cominciare dalla classe politiche per finire ai media spesso conniventi.
“Appare evidente – si legge nel documento – una costante disattenzione nei confronti dei numerosi villaggi che costellano da nord a sud la maggior parte del territorio comunale, marginalizzati a livello infrastrutturale e concettuale, oltre che collocati in un territorio fragile da un punto di vista idrogeologico e che necessitano di opere, anche di micro-interventi di cura, consolidamento, manutenzione, ripristino e rinaturazione a vario titolo e di diversa entità”. Conseguenze di tale “disattenzione”? Il documento va giù duro: decadimento delle attività di presidio dei suoli agricoli, di cui i recenti dissesti sono la più lampante dimostrazione; la trasformazione dei villaggi più prossimi al centro da luoghi con un propria identità ad anonima periferia urbana; lo svuotamento dei villaggi più lontani e una maggiore antropizzazione nel centro storico, giù saturo e incapace di sostenere l’attuale carico.
“L’insieme delle cause e dei fenomeni fin qui rappresentati ha determinato un processo di crescente degrado di tutti i sistemi insediativi del territorio comunale, con una costellazione di villaggi soggetti a fenomeni di incuria, abbandono o, viceversa, di vorace assorbimento da parte del tessuto urbano, e un “centro” sempre più bloccato e stravolto nella sua concezione iniziale, accerchiato da zone “esterne” sempre più aggressive e qualitativamente periferiche”. Da qui bisogna ripartire. E non sarà facile.
 


Dal 1910. Le ragioni storiche di una strategia fallimentare
 
Messina – In principio fu il “Piano Borzì” del 1910, all’indomani del terremoto, unico strumento urbanistico in atto fino al 1978, anno di approvazione del cosiddetto “Tekne”. Ma il “Borzì” – che pure era un ottimo piano – era dimensionato su confini temporali (25 anni) e geografici (il centro storico) limitati, aldilà dei quali si sono aperte zone d’ombra su cui è stato possibile agire in maniera indiscriminata e senza alcun freno. Tramite l’innalzamento dell’altezza massima dei fabbricati (dai 10 metri originari a 21,70), per esempio, o l’antropizzazione senza regole urbanistiche nei villaggi, diventate periferie urbane. “Periferie – si legge nel documento – caratterizzate, nel migliore dei casi, da residenze in ambito chiuso, circondate solo da strade ad esclusivo uso carrabile e prive di quei luoghi di incontro o di elementi rilevanti pubblici, in cui emergenze ed elementi associativi caratterizzino gli scambi e la riconoscibilità dei luoghi”.

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