Musei aperti... per un’elemosina - QdS

Musei aperti… per un’elemosina

Dario Raffaele

Musei aperti… per un’elemosina

venerdì 06 Agosto 2010

BB.CC. Senza programmazione visitatori in diminuzione.
Sconosciuti. I turisti sconoscono i siti culturali “minori” della Sicilia: costano alle casse della Regione in termini di personale ma non rendono in termini di presenze e incassi.
Privati. L’assessorato ai Beni culturali ha deciso di aprire ai privati la gestione integrata dei servizi al pubblico per ottimizzare le fasi di rilancio e di sviluppo del sistema museale isolano.

Sembra non trovare soluzione la crisi dei musei siciliani. Anche per il 2009 incassi e visitatori in picchiata, come ormai succede da quattro anni a questa parte. Se nel 2006 nei 57 siti culturali regionali monitorati dall’Assessorato si erano staccati 6.611.722 biglietti per un incasso di 15.540.185 euro, negli anni successivi si è assistito a un trend in discesa costante culminato con i quasi 2 milioni di visitatori (1.972.407 per la precisione) del 2009 che hanno contribuito ad un incasso di 11.353.337 euro. In soli 4 anni l’assessorato regionale ai Beni culturali ha assistito impotente alla perdita di oltre quattro milioni e mezzo di visitatori e quattro milioni di euro di incasso: il 29,8% in meno di visitatori e il 26,9% di introiti. Se non siamo di fronte a un fallimento del sistema Beni culturali, poco ci manca.
 
Per rimediare a questa situazione, proprio in questi giorni, l’assessorato ai Beni culturali ha deciso di aprire  ai privati la gestione integrata dei servizi al pubblico per ottimizzare le fasi di rilancio e di sviluppo del sistema museale. 
Gli imprenditori potranno presentare le loro offerte per la gestione dei servizi di biglietteria, di vendita di prodotti editoriali e di oggettistica e, ancora, potranno proporre ulteriori attività da realizzare in loco e sempre connesse alle caratteristiche del bene in questione. 
 
Cinque sono i bandi pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, 17 i lotti che sono in gara, 60 i siti culturali in elenco. La frammentazione in 17 lotti è stata voluta per valorizzare tutti i siti, e non solo i più famosi, e per avere più attori imprenditoriali che saranno in sana concorrenza tra loro e quindi alla ricerca di standard qualitativi sempre più alti. 
 
Proprio i siti minori sono risultati i più “problematici” da gestire. Costano alle casse della Regione in termini di personale ma non rendono in quanto a incassi. Per fare un esempio, l’Antiquarium di Termini Imerese, gioiellino riaperto nel 2001 e sede scelta dalla Regione per la presentazione della settimana della cultura in Sicilia, conta ben 19 custodi – tutti della Beni Culturali Spa – che costano circa mezzo milione di euro, ma nel 2009 è stato visitato da soli 991 paganti per un incasso di appena 1.884 euro. Un rapporto di 19 custodi alle prese con 3,4 visitatori al giorno…sicuramente un lusso per il turista e uno spreco per le casse della Regione. 
 
Ma non va meglio ad altri musei minori, anzi. L’Antiquarium di Sabucina, a Caltanissetta, ha visto solo 13 visitatori paganti varcare i propri cancelli nel 2009. L’incasso? 25 euro. Sempre a Caltanissetta il Museo archeologico e la zona di Gibil Gabib hanno registrato 427 paganti per 2.901 euro; il Museo archeologico di Marianopoli 140 paganti per 383 euro. Anche a Catania le cose non vanno meglio: l’area archeologica di Santa Venera al Pozzo (aperta ad ottobre) in tre mesi ha accolto 8 visitatori paganti per un incasso di 15 euro. Nel messinese, la Villa romana di S. Biagio ha fatto 772 euro grazie ai 440 visitatori del 2009. Nella tabella in pagina è possibile visionare il dettaglio dei siti culturali “flop”. E il top? Sono sempre i soliti poli a trainare il carretto. 
 
L’88,5% dei ricavi dei musei siciliani deriva da soli sette siti culturali: il Teatro Antico di Taormina, la Valle dei Templi di Agrigento, la Neapolis di Siracusa, i siti archeologici di Segesta e Selinunte, Monreale e la Villa del Casale di Piazza Armerina. Tutti insieme hanno raccolto 10 milioni degli 11,3 incassati da tutti i siti culturali isolani. 
Tutti gli altri, ignorati (o sconosciuti) ai turisti, si dividono… un piatto di ceci e lenticchie.
 

 
60 musei interessati. I bandi per la gestione dei servizi al pubblico
 
Fra i siti interessati il Teatro greco romano di Taormina, la casa museo di Giovanni Verga e quella di Luigi Pirandello, il Duomo di Monreale, il Castello della Zisa di Palermo; e ancora il Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, la Galleria regionale di Palazzo Abatellis (Palermo), la Galleria regionale di Palazzo Bellomo e il Castello di Maniace (Siracusa), l’area archeologica di Segesta (Trapani), i teatri Romano e Odeon di Catania.
Gli imprenditori dovranno formulare un’offerta articolata in un parte tecnica (piani gestione dei servizi, delle attività di valorizzazione, delle mostre ed eventi culturali, dei servizi di informazione e della attività didattiche e del servizio di guida) ed una economica (con l’indicazione dei c orrispettivi su fatturati, canoni e introiti da vendita dei biglietti); fra i servizi messi a bando quelli editoriali e librari, di gestione dei punti vendita, del guardaroba, della caffetteria e della biglietteria.

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