Per gli incapaci rifiuti a perdere - QdS

Per gli incapaci rifiuti a perdere

Carlo Alberto Tregua

Per gli incapaci rifiuti a perdere

sabato 07 Agosto 2010

Produrre energia dalla monnezza

La L.r. 9/2010 ha mandato al macero le ventisette vecchie Ato e al loro posto ne ha istituito nove provinciali, più una per le quindici isole satelliti. A distanza di quattro mesi è ancora al palo. è intervenuta l’ordinanza PCM del 9 luglio, pubblicata sulla Guri del 23 luglio, con la quale il presidente della Regione, Lombardo, è stato nominato Commissario delegato per il superamento della situazione di emergenza nella gestione dei rifiuti in Sicilia, ordinanza che interferisce pesantemente nell’attuazione della richiamata Legge regionale.
In ambedue i provvedimenti c’è una maiuscola carenza: non è affermato il principio che i rifiuti solidi urbani (comunemente chiamati monnezza) sono una risorsa per le sue componenti di vetro, legno, carta, plastica, umido, energia. Quest’ultima si ottiene dal processo industriale di trasformazione.
Le nuove Ato e il Commissario delegato non si devono preoccupare di trovare nuovi spazi ove ammassare i rifiuti (rsu), bensì di individuare gli spazi ove creare i depositi provvisori dei rifiuti che giornalmente vengono separati nelle componenti sopraindicate e, infine, trasformati in energia (Gas, da immettere nella rete nazionale, ed elettricità da cedere ai traders).

Come a tutti noto, il mercato dell’energia elettrica ha diverse componenti: vi è il Gse (Gestore dei servizi energetici, società interamente controllata dal ministero dell’Economia) che si occupa del settore delle fonti rinnovabili ed assimilate; l’Autorità per i servizi elettrici e il gas, che determina le tariffe, i livelli di qualità dei servizi nell’interesse dei consumatori; le società che trasportano l’energia (come Terna e Snam rete Gas) e, infine, le società commerciali (tipo Enel, Sorgenia, Edison e altre) che acquistano dai produttori e vendono ai consumatori finali (Enti pubblici, privati, imprese, eccetera).
Il consumo massimo del Paese è di circa 55 GigaWatt/ora, mentre i produttori possono arrivare a circa il doppio. Si tratta, quindi, di eliminare come materia prima il petrolio e sostituirlo con altre materie prime non o meno inquinanti. Tra esse, appunto, vi sono i rifiuti solidi urbani.

 
Se tutte le province della Sicilia si munissero di un impianto industriale, come ultimo segmento del riciclo dei rifiuti, potrebbero soddisfare, in tutto o in parte, il fabbisogno energetico della propria città.
è semplicemente insensato pensare a grandi impianti (termovalorizzatori), perché questo è contrario ai princìpi di economicità, efficienza e di autonomia dei territori, ognuno dei quali ha il diritto di regolarsi secondo le esigenze dei propri cittadini che poi controlleranno l’operato dei responsabili.
Peraltro, né nella L.r. 9/10, né nell’ordinanza PCM del 9 luglio è indicato l’obbligo di utilizzare proprio questi impianti industriali obsoleti, a meno che dietro non vi siano le pressioni dei soliti noti i quali, nascondendosi dietro il ministro dell’Ambiente, vogliano rifilarci impianti ormai superati che potrebbero vendere solo al Katanga.
Tra gli impianti industriali di trasformazione degli rsu in gas ed enegia elettrica, di ultima generazione, vi è il dissociatore molecolare.

Già nel giugno del 2009 l’assessore regionale dell’epoca, Sorbello, affermava in una nostra inchiesta che “i dissociatori molecolari costano e inquinano meno”. In Italia ve n’è uno installato nel comune di Peccioli, in provincia di Pisa, ove gli abitanti sono proprietari dell’impianto. Con gli utili dello stesso, vengono pagate manutenzioni di strade e scuole, abbattute Ici e Tarsu e regalati 500 euro alle famiglie del borgo. Un caso virtuoso che andrebbe rapidamente studiato ed emulato.
C’è di più. Per conferire alle discariche i rifiuti bisogna pagare al gestore 180 euro per tonnellata, o se si mandano con il treno in Germania il costo sale a 560 euro per tonnellata. Invece, la consegna ad un dissociatore non comporta spesa alcuna. Bisogna anche tenere conto che i residui (ceneri) del processo sono inferiori al 3%. La convenienza è del tutto evidente.
Se non si provvede urgentemente ad installare un impianto per provincia, significa che si vogliono favorire loschi affari e l’inquinamento ambientale.

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