Potrebbe essere un Parco archeologico ma è una miniera sventrata ogni giorno - QdS

Potrebbe essere un Parco archeologico ma è una miniera sventrata ogni giorno

MarcelloMedica e Stefania Zaccaria

Potrebbe essere un Parco archeologico ma è una miniera sventrata ogni giorno

sabato 07 Agosto 2010

Dalla cava di Nacalino si estrae il calcare. La Soprintendenza già nel 1986 scrisse: “Va tutelata”

MODICA (RG) – In questi giorni è sotto gli occhi di tutti lo scempio e la devastazione che sta comportando l’attività di estrazione, riavviata da pochi mesi, presso Cava Nacalino, una tra le più suggestive fenditure dell’altopiano ibleo, peraltro ancora attraversata, nei mesi più piovosi, da un corso d’acqua e pertanto ancora più importante dal punto di vista dell’ecosistema circostante.
In merito a tale area, così si esprimeva nel lontano 1986 la Soprintendenza: “…l’area interessata, pur non essendo direttamente caratterizzata dalla presenza di elementi archeologici, è situata in immediata contiguità rispetto alla cava Cugno, nella quale è stata individuata la presenza di numerose escavazioni in roccia, pertinenti ad un insediamento abitativo rupestre di età bizantina-altomedievale, di notevole interesse archeologico, tutelabile ai sensi della legge 1089/1939. L’area di c.da Nacalino si configura, per la sua particolare posizione e per le peculiari caratteristiche ambientali che ancora conserva, come una naturale quinta scenografica che rende maggiormente apprezzabili le valenze storico-documentarie del sito archeologico, in relazione al quale, sempre ai sensi della legge 1089/1939, deve essere opportunamente tutelata, evitando una radicale trasformazione che distrugga l’equilibrio, fino ad oggi conservato, fra monumento archeologico, caratteristiche ambientali e cornice paesaggistica”.
Nello stesso anno anche il Comune di Modica lanciava un allarme circa la possibilità di autorizzare la coltivazione di una cava di calcare: “…lo sbancamento previsto altera in modo decisivo ed irreversibile l’equilibrio idrogeologico attuale.
 
Il recupero ambientale previsto non appare assolutamente sufficiente e rispondente alle caratteristiche ambientali generali della zona. Giova pure ricordare che l’area circostante è caratterizzata dalla presenza di insediamenti trogloditici che richiamano l’esigenza di una protezione ambientale per il recupero e la valorizzazione archeologica di tutta la zona d’intervento…per quanto sopra, condividendo il parere espresso dalla C. Edilizia appositamente interpellata, si esprime parere sfavorevole alla proposta”.
Nonostante ciò, l’autorizzazione fu rilasciata con provvedimento n. 37/86 e con scadenza 25/11/01. Nel 1989 il Comune di Modica ne chiese la sospensione per “…lo sventramento degli argini naturali del corso d’acqua…atteso che il persistere dello scavo porterà alla distruzione di un enorme polmone di macchia mediterranea e di un ambiente di notevole interesse archeologico per la presenza di un insediamento abitativo rupestre e paesaggistico…”.
Il 13/11/01 il Corpo Regionale delle Miniere di Catania, per richiesta della ditta titolare dell’autorizzazione, la modicana Profetto, concedeva la proroga a continuare l’attività estrattiva. Il 19/03/03 il Comune di Modica ha quindi attestato che il rinnovo temporale dell’attività estrattiva della cava di calcare non è incompatibile con gli strumenti urbanistici ed ha espresso parere favorevole sullo studio di fattibilità e sul progetto di massima delle opere di recupero ambientale.
Lo stesso anno, così, il Corpo regionale delle Miniere di Catania ha autorizzato la ditta Profetto alla prosecuzione dell’esercizio della cava di calcare per 15 anni, con scadenza 23 dicembre 2018, mentre nel luglio del 2005 ecco subentrare nella titolarità di autorizzazione la società Cava Nacalino srl. Quest’ultima, dopo una serie di sospensioni, nell’aprile del 2010 ha comunicato la ripresa dei lavori che hanno già provocato una ferita difficilmente sanabile nel paesaggio e una devastazione ambientale che si può solo giudicare scandalosa.
Come se tutto ciò non bastasse, i dintorni della cava sono, peraltro, lasciati in uno stato di abbandono e degrado generale, con cumuli di eternit, rifiuti ingombranti e una montagna di sacchi, carcasse di animali e spazzatura di ogni sorta che giacciono in prossimità dell’alveo, proprio sotto il ponte attiguo alla stradina di ingresso alla cava di calcare.

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