Intonaco, calcinacci e tanti ritardi “piovono” sui preziosi mosaici romani - QdS

Intonaco, calcinacci e tanti ritardi “piovono” sui preziosi mosaici romani

Alessandro Accardo Palumbo

Intonaco, calcinacci e tanti ritardi “piovono” sui preziosi mosaici romani

mercoledì 11 Agosto 2010

Mazara (Tp). Beni archeologici senza valorizzazione.
I luoghi. L’antico edificio, scoperto 77 anni fa, è di probabile età tardo-imperiale, si trova sotto la chiesetta arabo-normanna di S. Nicolò Regale e non ha mai goduto di molte attenzioni.
Le carenze. La copertura è instabile perché fortemente deteriorata ed è ancora tutto da inventare un programma per rendere visitabile dal pubblico questo piccolo patrimonio.

MAZARA DEL VALLO (TP) – Il “cervo” continua a non aver pace. Lo splendido animale, raffigurato in uno dei pavimenti a mosaico romani, è ora coperto pure dai calcinacci staccatisi dal soffitto. Alcuni mesi addietro, in una nostra inchiesta fotografica, ci eravamo già occupati del prezioso sito. Allora certificammo, foto alla mano, lo stato d’abbandono, la chiusura al pubblico, le muffe e l’umidità che hanno assalito questo luogo ricco di storia e culture, stratificatesi nei secoli. Ciò che resta dell’antico edificio signorile – databile in tarda età imperiale tra il III e V sec. d.C., si trova a due passi dal porto canale, precisamente sotto la chiesetta arabo-normanna di S. Nicolò Regale – non ha mai goduto di molte attenzioni.
I curiosi e quanti volessero entrarvi all’interno – per ammirare più da vicino lo splendido cervo in corsa tra decorazioni floreali – ancora oggi non possono farlo. I vetri in parte lesionati e sporchi, occultano lo spettacolo – visibile attraverso questa sorta di moderni oblò – ai meno distratti che vogliono lasciarsi affascinare dal passato. “Non v’è rischio che possa essere rubato – afferma Rossella Giglio, responsabile del Servizio II per i Beni Archeologici della Soprintendenza ai Beni culturali di Trapani – e tramite il collocamento di alcune passerelle potrebbe essere visitato con comodità”. Il pavimento a mosaico non ha esigenze particolari”. Su alcuni misteriosi sacchetti presenti ai margini di alcuni pavimenti a mosaico e su quella che, ad uno sguardo profano, somiglia a ghiaia, collocata al di sopra di porzioni di mosaico l’esperta ci dice: “Serve a proteggere le tessere da anticorpi, dal muschio e dal rischio dell’effetto serra”. Già, l’effetto serra. I cento metri quadri circa su cui si sviluppa il sito, sono, infatti, interamente sotto vetro. Se a ciò aggiungiamo le umidissime temperature estive e la location, a due passi dal fiume Mazzaro, le condizioni ambientali non sono sicuramente le più adatte per mantenere in buona salute questi antichi reperti.
La Soprintendenza di Trapani – in virtù di varie leggi regionali (n. 80 dell’1-8-77 e n. 116 del 7-11-80) – attraverso il servizio per i Beni archeologici si dovrebbe occupare della tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio archeologico provinciale, ai sensi della legge 1089/39 e delle leggi regionali 80/77 e 116/80. Essa ha il dovere – perché così stabilito dalle leggi sopra citate e come ricordato sul sito istituzionale dell’ente – di esercitare nella sua provincia, “la valorizzazione dei beni culturali, la promozione, la ricerca, la tutela e la vigilanza sui beni culturali ed ambientali”. Valorizzare, promuovere, tutelare, vigilare, verbi che obbligherebbero all’azione, ma che sempre più, nella Sicilia dai mille tesori dimenticati, fanno invece rima col verbo omettere. La proprietà del sito romano, rinvenuto nel 1933, è del Comune di Mazara. “Il primo cittadino – replicano dall’ufficio stampa del sindaco-deputato del Pdl, Nicola Cristaldi – ha chiesto alla Soprintendenza che i “Mosaici di San Nicolò Regale”, venissero al più presto aperti al pubblico, dando la disponibilità di nostro personale. L’ufficio tecnico ha compiuto dei sopralluoghi, anche alla presenza del responsabile della Soprintendenza. Dalle visite è emersa una forte criticità per la stabilità della copertura, fortemente deteriorata. Si sta predisponendo – conclude la nota – pertanto il gruppo di progettazione, che proponga la soluzione più idonea, con personale comunale e della Soprintendenza”.
Nonostante le ‘arrampicate sui muri lisci’, una cosa è incontrovertibile: gli intonaci sui mosaici sono ancora lì. Per mesi c’è stata una grave omissione di soccorso nei confronti della cultura e della storia cittadina. Una violenza che implora una netta inversione di tendenza, un cambiamento culturale che deve trovare interlocutori attenti nella politica regionale e locale. Sono passati settantasette anni dalla scoperta dei mosaici, ma per la sopita classe dirigente e per i burocrati di professione, il tempo utile per valorizzare i doni della memoria non è mai abbastanza.
 


Il sopralluogo. Quella sottile differenza tra polvere e intonaco
 
“Sono stata a fare un sopralluogo – afferma Rossella Giglio, responsabile del servizio II per i Beni archeologici della Soprintendenza ai Beni culturali di Trapani – presso il pavimento a mosaico circa un mese e mezzo fa, con i tecnici del Comune, e si tratta solo di polvere”.
Peccato che la foto parli da sola e certifichi una cosa ben diversa: la faccia di bronzo della burocrazia. Scambiare polvere per pezzi di intonaco e calcinacci, staccatisi dal soffitto della struttura, è come “scambiar lucciole per lanterne”. C’è da aggiungere che anche la manutenzione esterna è pessima. I mosaici si trovano, infatti, in una zona ove c’è un costante flusso di auto. Vetture che, soprattutto nella parte sinistra, li tengono ostaggio di smog e polveri varie. Il danno, molto probabilmente, è direttamente collegabile ai lavori d’illuminazione fatti nel sito, tentando di dar luce ad un gioiello da decenni al buio.
L’intento di render visibile il “cervo romano” nelle ore notturne, si è trasformato, purtroppo, nell’ennesimo scempio alla siciliana.

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