Il trasporto pubblico lascia a piedi - QdS

Il trasporto pubblico lascia a piedi

Agostino Laudani

Il trasporto pubblico lascia a piedi

martedì 17 Agosto 2010

Mobilità. Le città “metropolitane” tra ritardi e carenze.
La puntualità del Nord. A Milano otto mezzi su dieci arrivano in orario e hanno l’aria condizionata. L’Atm gestisce anche la metropolitana di Copenhagen, ritenuta tra le migliori al mondo.
Le tartarughe del Sud. A Palermo e Catania l’età media delle vetture è di 12 anni. L’Amat ha un deficit di 6 mln € mentre il nuovo direttivo dell’Amt sta studiando la trasformazione in Spa.

PALERMO – Mezzi puntuali e moderni, un’azienda che produce utili per 4,5 milioni di euro e investimenti da oltre 300 milioni. Questi i numeri dell’Atm di Milano, che gestisce il servizio di trasporto pubblico sul territorio del capoluogo lombardo.
Una realtà distante anni luce da quella siciliana, in cui i cittadini delle principali città – Palermo, Catania e Messina – si confrontano quotidianamenta con una situazione a dir poco disarmante, contraddistinta da vetture vecchie e malfunzionanti e ritardi che si accumulano di tratta in tratta fino a diventare enormi.
Ecco, dunque, uno dei motivi per cui il traffico e lo smog continuano a soffocare le città dell’Isola, poiché in assenza di un servizio efficiente, difficilmente i cittadini decideranno di lasciare la propria auto in garage e utilizzare i mezzi pubblici.
 
Paline digitali che informano sui tempi di attesa degli autobus, puntualità dei mezzi del 78 per cento, utili per 4,5 milioni di euro, investimenti per 316 milioni. Siamo a Milano e questi sono solo alcuni dei dati che riguardano l’Atm, la società per azioni che gestisce il trasporto pubblico urbano in città. Nella metropoli lombarda, quasi otto mezzi su dieci arrivano già in perfetto orario (risultato raggiunto in questi ultimi tre anni), ma l’obiettivo è raggiungere il 90% di puntualità: nove mezzi su dieci non sgarreranno neanche di un minuto rispetto alla tabella di marcia. Quasi tutti i mezzi hanno già l’aria condizionata, sono in distribuzione card ricaricabili per i biglietti, è attiva la copertura totale per i cellulari anche nella metropolitana (gestita sempre dall’Atm): tutte buone ragioni per cui i milanesi, quanto a trasporti pubblici, non dovrebbero sentirsi insoddisfatti. Ma non finisce qui.
“In pochi anni avremo tutti i mezzi verdi – ha recentemente annunciato Elio Catania, con trascorsi al vertice di Ferrovie dello Stato e da tre anni presidente della Spa milanese – e lavoriamo all’estensione delle metropolitane. Tra i nostri progetti, un bus di quartiere che dopo le 22 porta i passeggeri praticamente a domicilio e il potenziamento di car sharing e bike sharing”.
Ottant’anni di attività, l’azienda gestisce insieme ad Ansaldo Sts la metropolitana di Copenhagen, ritenuta tra le migliori al mondo: ha 8900 dipendenti, un fatturato di 320 milioni di euro, utili per 2,6 mln € (secondo il bilancio consolidato del 2009) e un patrimonio di oltre un miliardo.
Così và il mondo, a 1.500 chilometri a nord della Sicilia. A Palermo, invece, il car sharing è ancora un timido tentativo – per certi versi maldestro – mentre il potenziamento del parco mezzi è ancora tra gli obiettivi da raggiungere. Quando? Non si sa bene. Prima bisogna pensare al contenimento delle spese, cruccio di Mario Bellavista, riconfermato presidente dell’Amat, la società per azioni che gestisce il trasporto pubblico in città e interamente partecipata dal Comune di Palermo. I servizi non sono certo all’altezza di una città metropolitana e lasciano scontenti i cittadini, che continuano a preferire i mezzi privati per i propri spostamenti. Così l’inquinamento atmosferico cresce, e con esso le passività dell’azienda, che nel 2009 è andata in rosso per 6 milioni di euro, mentre il costo del biglietto è stato ulteriormente aumentato fino a 1,30 euro.
“Chiudere con soli 6 mln € di deficit? Ci siamo arrivati – commenta Bellavista – con un rigoroso percorso di risanamento mentre quando mi sono insediato, a fine 2008, temevamo un passivo peggiore, sui 15 mln €. Per il 2010 pensiamo di chiudere in pareggio. Entro l’anno arriveranno 20 nuovi autobus, poi quando saranno erogati i Fas potremo comprarne molti altri, da 50 a 100”.
Non sarebbe male. Al momento l’Amat dispone di 500 mezzi, ne circolano 320 al giorno in inverno e 270 in estate. Ma la metà ha più di 12 anni di onorato servizio. Troppi se ripensiamo a Milano, dove l’età media è di sei anni.
A Catania, i bus sono un po’ tartarughe. I mezzi dell’Amt, la municipalizzata del Comune che gestisce il trasporto pubblico, negli ultimi cinque anni non hanno superato la velocità commerciale di 15 chilometri orari, troppo poco perché siano una reale alternativa all’auto privata. La velocità commerciale media italiana è di 21,7 km/h, a Torino sfiorano i 20, a Barcellona, in Spagna, i 32. Ma a Palermo l’età media dei mezzi è di 12 anni e la situazione finanziaria è da collasso: 116 mln € di crediti vantati dall’azienda, di cui 75 nei confronti del Comune e 857 dipendenti – età media 51 anni – completano un quadro logistico e organizzativo piuttosto complesso.
“L’Amt è un miracolo –  commenta il presidente Roberto Sanfilippo, in carica da circa un anno insieme a un direttivo rinnovato dal sindaco, Raffaele Stancanelli – perché nonostante la situazione finanziaria gli autobus escono ogni giorno. Il momento è delicato e ognuno deve fare la propria parte, dai dirigenti, ai dipendenti, ai cittadini”. L’amministrazione comunale spera in un rilancio dell’azienda, a partire dalla sua riconversione in società per azioni.
“Di transizione”, quindi, il bilancio consuntivo 2008 e il preventivo 2010, che – trattandosi di una municipalizzata – confluiscono nella contabilità del Comune e sono stati esaminati dal Consiglio comunale.
Il vice sindaco, Luigi Arcidiacono, ha definito quello dell’Amt “un bilancio di rigore”, ma la dichiarazione non ha convinto molti consiglieri comunali, che hanno sottolineato la mancanza di reali progetti dell’amministrazione nei confronti dell’azienda. Nonostante queste ombre, il 23 luglio i documenti sono stati varati dal Consiglio. Tra le principali manovre, la riduzione di circa 400 mila euro allo straordinario del personale. Soppressione di alcune linee periferiche, arretramento dei capolinea e variazione dei percorsi stanno già facendo discutere – e talvolta anche inferocire – i cittadini, vittime di un servizio che, nonostante venga spesso rimodulato, lascia ancora  a desiderare.

(Hanno collaborato Luca Insalaco e Melania Tanteri)

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