Raccolta differenziata, è disfatta. Istat conferma: l’Isola al 6,7% - QdS

Raccolta differenziata, è disfatta. Istat conferma: l’Isola al 6,7%

Rosario Battiato

Raccolta differenziata, è disfatta. Istat conferma: l’Isola al 6,7%

martedì 17 Agosto 2010

Gli ultimi indicatori urbani, aggiornati allo scorso mese, certificano un drammatico stato di fatto. Nessuna scusa, perfino tutte le altre regioni del Sud riescono a fare meglio

PALERMO – Gli ultimi dati Istat sugli indicatori urbani, aggiornati a luglio 2010, sottolineano ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, i pesanti deficit della raccolta differenziata e dello smaltimento in discarica che condizionano una corretta gestione dei rifiuti in Sicilia. Del resto, la visita della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti, le dichiarazioni di Raffaele Lombardo e le indagini della magistratura non possono essere atti casuali in una terra dove per lungo tempo il dominio del settore è stato in mano alla malavita organizzata. Adesso lo sforzo della Regione è indirizzato verso un cambio di registro ma le manchevolezze sono sotto gli occhi di tutti.

Secondo l’Istituto centrale di statistica, nel 2009 nessun comune isolano ha raggiunto l’obiettivo del 50%, che invece era stato previsto dalla legge 296 del 1996. La media siciliana della differenziata arriva a quota 6.7% – 30.7% la media nazionale – frutto della disastrosa situazione dei capoluoghi di provincia, dei quali ben sette su nove si trovano agli ultimi dieci posti della classifica. Le percentuali sono abbastanza indicative: Caltanissetta (12.5%), Trapani (8.8%), Catania (6.8%), Enna (5.6%), Palermo (5.5%), Messina (4.4%) e Siracusa (3.8%). Dei grandi comuni nazionali nessuno riesce ad arrivare alla fatidica quota del 50% ma i valori registrati altrove sono ben diversi a partire da Verona (44.7%), Torino (42.3%), Milano (37.1%), Firenze (36.6%), Bologna (33.8%) e per chiudere con Venezia (33.1%).

La crescita della differenziata nell’Isola è stata assai blanda – negli ultimi 13 anni +6% contro +30.4% della media nazionale e +14.7% del Mezzogiorno – ed infatti i risultati ottenuti dalle altre regioni sono abbastanza indicativi: Sardegna (34.5%) che è la regione leader per poi arrivare in Abruzzo (26.1%), Campania (25.9%), Basilicata (21.5%), Puglia (15.6%) e Calabria (15%).
Quasi perfettamente in linea con i dati degli altri anni, come a sancire che il tanto agognato miglioramento nel settore dei rifiuti in Sicilia fatica ad arrivare, l’Istat comunica che l’88.9% dei rifiuti vengono ancora smaltiti in discarica, mentre nel 2008 a livello nazionale la media è stata del 52.7%. Un dato che fa riflettere sia in rapporto alla media meridionale (76%) che per la riduzione degli ultimi anni – dal 2002 al 2008 – pari ad appena 3.1 punti percentuali, contro una riduzione del 12.1% in Italia.
Con la riforma dei rifiuti già definita e Raffaele Lombardo commissario straordinario per l’emergenza dei rifiuti, adesso si pretendono i primi risultati.

“Ci auguriamo – ha spiegato Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia – che il Governo regionale volti definitivamente pagina e investa sulla differenziata, mettendo in atto politiche concrete per abbassare la quantità di rifiuti da destinare alle discariche. A questo scopo sarà determinante la scelta dei soggetti attuatori”. I risultati devono seguire le strategie di questo ultimo anno di grande attivismo, altrimenti si rischia un’implosione di proporzioni epocali.


Legambiente: “È il risultato di una gestione poco ortodossa”
 
PALERMO – Negli ambienti ecologisti i numeri disastrosi dell’Istat sui rifiuti isolani non stupiscono affatto in quanto inevitabile conclusione di uno stato della gestione assolutamente poco ortodosso. “I dati relativi allo studio dell’Istat – ha spiegato Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia – sugli indicatori ambientali urbani non ci sorprendono. Sono ormai anni che la nostra associazione si batte affinché la raccolta differenziata diventi prioritaria nell’Isola”.
Anche nelle file del Pd si attendono risultati a breve termine, perché dalla differenziata dovrà passare la costruzione dei termovalorizzatori. “L’eventuale realizzazione dei termovalorizzatori – ha commentato Davide Faraone, deputato regionale – sta a valle di un processo che ha il suo punto cardine nella raccolta differenziata. Se guardiamo a un qualsiasi paese europeo, la raccolta differenziata del bacino di riferimento del termovalorizzatore che serve l’area, non è mai inferiore al 35- 40% del residuale”. Del resto c’è una legge da applicare. “La legge 9 del 2010, ha dei parametri di riferimento chiari rispetto alle percentuali di differenziata da raggiungere nell’arco dei primi tre anni dalla sua applicazione – ha concluso il deputato democratico – 20% il primo anno, 35% il secondo, 50% il terzo anno”.(rb)

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