Autonomia vuol dir qualità - QdS

Autonomia vuol dir qualità

Carlo Alberto Tregua

Autonomia vuol dir qualità

mercoledì 25 Agosto 2010

Al Governo la primaria responsabilità

Ricordate l’attacco della vecchia canzone “Amore vuol dir gelosia”?  Una bella melodia che esprimeva il concetto secondo il quale nell’amore di coppia debba essere presente il sentimento della gelosia. Noi dissentiamo perché riteniamo che l’amore vuol dire dare e chi dà non può pretendere. Ergo, non c’è spazio per la gelosia. Questo non significa che il rapporto non debba essere giornalmente nutrito da attenzioni, gesti e comportamenti che alimentano la sua esistenza.
Parafrasando quell’attacco, vorremmo dire autonomia vuol dir qualità. Questo non vale solo per la Sicilia ma per qualunque dimensione di territorio ove vive una Comunità che intenda autogestirsi. La sua autogestione deve essere basata sulla qualità e non sulla gelosia o sull’invidia o altri sentimenti negativi.
Ma per venire alla nostra Isola, dobbiamo rilevare che quasi tutti i commentatori che hanno studiato la storia e la politica siciliane, sono arrivati alla conclusione che qui autonomia dei comportamenti e istituzionale non ve ne siano state.

Peggio, dietro il supposto paravento dell’autonomia, il ceto politico e quello burocratico (vogliamo aggiungere le corporazioni di imprenditori, professionisti e sindacati) hanno compiuto nefandezze, sperperando il denaro pubblico della Regione e quello del Governo centrale, attraverso finanziamenti falsi che non sono mai arrivati. Controprova: se in Sicilia fossero state spese veramente in infrastrutture le centinaia di miliardi stanziate dalla Cassa per il Mezzogiorno, la nostra Isola sarebbe la più infrastrutturata d’Italia. Invece, si trova agli ultimi posti della classifica, il che dimostra che il fiume di denaro è andato ad arricchire i faccendieri delle categorie prima indicate.
Il Movimento per l’autonomia, fondato da Raffaele Lombardo, con molto ritardo solo nel 2005, ha colto l’anelito di cambiamento dei comportamenti voluto dai siciliani, ribaltando il principio becero che l’autonomia servisse a creare e mantenere privilegi. L’Mpa si è posto invece l’obiettivo di far camminare la Sicilia con le proprie gambe, abolendo la mano tesa da elemosinanti e cominciando a comportarci da persone serie e professionali.

 
Noi ci siamo sempre rifiutati di pensare che i siciliani siano cittadini di serie B, ma, invece, ci riteniamo soggetti competitivi e in grado di affrontare qualunque circostanza al pari di chiunque altro. Lo dimostrano i nostri conterranei sparsi per il mondo che hanno raggiunto i vertici delle rispettive professioni.
Noi dobbiamo agire con qualità e cioè con le migliori armi professionali, senza ritenerci secondi a nessuno, ma non con comportamento arrogante e presuntuoso, bensì basato sulla nostra attività che intende raggiungere tassativamente obiettivi prefissati.
In questo quadro generale, il Governo regionale ha la primaria responsabilità di guidare una burocrazia regionale elefantiaca, nonchè di dare indirizzi precisi ai 390 sindaci, che poi sono liberi di fare buona o cattiva amministrazione. La Regione deve esercitare la sua funzione fondamentale di controllo, senza consentire che i bilanci preventivi e consuntivi vengano approvati con vistosi ritardi e quindi privando gli Enti locali del loro strumento principale di governo che è appunto il bilancio.
A riguardo, il Governo regionale dovrebbe preparare un ddl col quale si stabilisca, pena la decadenza delle amministrazioni locali, il termine del 31 dicembre di ogni anno per approvare il bilancio preventivo dell’anno successivo ed il termine del 31 maggio per approvare il consuntivo dell’anno precedente, da pubblicare in immediata successione sul sito dell’ente.

Autonomia vuol dir qualità. Qualità significa fissare gli obiettivi concreti e controllare, mese per mese, che essi vengano raggiunti dai dirigenti generali, pena la loro decadenza dall’incarico.
Sì, il punto nodale è quello dei controlli e delle sanzioni. Senza la sezione del controllo – ricordiamo che le precedenti sono programmazione, organizzazione e gestione – l’amministrazione pubblica (e quella privata) non può raggiungere gli obiettivi prefissati. Quando gli obiettivi si raggiungono, essi si chiamano risultati ed è proprio la comparazione tra questi ultimi ed i primi che determina il livello di qualità di chi dirige, che deve ricevere premi o sanzioni in proporzione.

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