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Palermo – Sclafani Bagni, terme e degrado la burocrazia frena ogni rilancio

Gabriele Ruggieri

Palermo – Sclafani Bagni, terme e degrado la burocrazia frena ogni rilancio

martedì 07 Settembre 2010

Le restrizioni del Parco hanno impedito finora di redigere un progetto definitivo per recuperare il bene. Per intervenire la gestione dev’essere pubblica, il Comune ha solo il 99%

SCLAFANI BAGNI (PA) – Le terme di Sclafani, un altro dei grandi tesori della Sicilia, potenziale oggetto di vanto e di sviluppo per il territorio, giace in condizioni di estremo abbandono, merito anche di una burocrazia i cui ingranaggi tendono troppo spesso ad incepparsi. I bagni videro luce nel 1847 grazie al duca di Ferrandina, al fine di sfruttare le proprietà curative, particolarmente efficaci contro malattie cutanee e respiratorie, dell’acqua che sgorga dal monte su cui si erge il piccolo centro abitato. Visto lo stato in cui versava la struttura, chiusa dalla seconda metà degli anni ’90, nel 2003 il Comune di Sclafani Bagni ha acquistato il complesso, ma poco è cambiato. Gli stabilimenti sono stati oggetto di vandalismo e deturpazioni e l’acqua, che continua a sgorgare dalla sorgente, finisce col disperdersi. Nel 2008, il gruppo bolzanino Atzwanger, insieme al colosso austriaco degli impianti termali Kannevischer, ha presentato ad Invitalia richiesta di fondi per un progetto multimilionario, atto a fare dei bagni di Sclafani una struttura alberghiera termale all’avanguardia. Ad oggi, tuttavia, la realizzazione di tale progetto appare lontana, tanto per ragioni burocratiche riguardanti Invitalia, quanto per i problemi legati ai vincoli del PTC del Parco delle Madonie.
“Il Comune – spiega il sindaco di Sclafani Bagni, Giuseppe Leone – anche ristrutturando la struttura, non è in grado di gestirla da solo, per questo abbiamo accolto la proposta di Atswanger e soci, a patto che assumessero manodopera locale e mantenessero gratuita la fruizione dell’acqua per i nostri cittadini.
Il problema è che non riusciamo ad avere un progetto definitivo, in quanto per intervenire sulla struttura già esistente con degli ampliamenti le leggi del Parco prevedono che la gestione debba essere esclusivamente pubblica, ed il Comune possiede “solo” il 99% dei bagni, mentre il restante 1% è rimasto a 4 soci, tra cui la stessa Atswanger”. Ancora più complicata, invece, l’ipotesi di una struttura ex-novo. “Contiamo entro questo autunno – conclude Leone – di completare l’acquisizione delle terme e stiamo mandando avanti una mediazione con l’ente Parco, faremo il possibile perché la situazione si sblocchi”. Intanto però lo stabilimento, che potrebbe essere una sì grande risorsa, finisce per perdersi, come anche la sua acqua, tra le vallate madonite.
 

 
La storia. Le proprietà curative dell’acqua
 
Lo stabilimento termale di Sclafani Bagni, unico nel territorio del Parco delle Madonie, è ubicato a valle del paese, a 402 metri sul livello del mare. Dello stabilimento originario, costruito attorno al 1847 a spese del Duca di Bivona, della Famiglia Ferrandina, rimangono solo alcune parti: una frana, staccatasi dal sovrastante monte il 19 marzo del 1851, distrusse quasi completamente il fabbricato, che fu ricostruito attorno al 1857 nella struttura oggi esistente. Le proprietà curative dell’acqua erano già conosciute nel XIII secolo d.C.: l’acqua termo-solfo-salso-bromo-jodica ha proprietà curative che sono state confermate ed avvalorate da analisi di esperti nel settore geologico, idrogeologico e farmaceutico. L’acqua sgorga da una sorgente sita ai piedi del monte su cui sorge il paese, alla temperatura di 36°. La totale assenza di ammoniaca, nitrati e fosfati consente l’impiego di questa acqua in crenoterapia, incrementa la peristalsi intestinale e favorisce il deflusso biliare.

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