Artigianato e industria, produzioni in calo - QdS

Artigianato e industria, produzioni in calo

Michele Giuliano

Artigianato e industria, produzioni in calo

sabato 11 Settembre 2010

La Cna siciliana parla di biennio tragico per le imprese e l’occupazione. I settori del tessile e dell’abbigliamento in grosse difficoltà. Diminuiscono i livelli di attività e di fatturato anche nel comparto dei servizi alla persona

PALERMO – Ha retto sino a che ha potuto. Adesso però anche il settore privato dell’edilizia va giù e con esso si porta via anche quel minimo di sostentamento delle imprese del comparto.
Il tracollo è di quelli senza precedenti. Lo dice la Cna siciliana che parla di biennio “tragico” per le imprese e l’occupazione. Il settore dell’edilizia, sia quello legato alle commesse private che quello legato agli appalti pubblici, ha subito un vero e proprio crollo con una diminuzione di oltre il 60 per cento dei lavori rispetto agli anni precedenti. L’analisi porta la firma anche di Unifidi-Imprese Sicilia che mette in risalto uno spaccato ancor più preoccupante rispetto a quello che oramai da tempo viene già propinato via mass media. Edilizia che ovviamente porta con sé una serie di cadute per “riflesso”, nel senso che questo settore ne guida molti altri sul mercato perché collegati.
Secondo la Cna, in queste settimane la grande industria metalmeccanica, presente nell’Isola, ha aumentato le richieste all’Inps di messa in cassa integrazione dei dipendenti e tanti subfornitori hanno cominciato a licenziare i lavoratori. Il distretto del tessile abbigliamento, che lavora da anni per le grandi griffes, ha subito una riduzione degli ordini e in contemporanea una riduzione dei pagamenti sui capi confezionati. Sono diminuiti i livelli di attività e di fatturato nei settori dei servizi alla persona, così come dei servizi alla produzione e alle cose, a partire dall’autotrasporto.
“I poli territoriali della ceramica, abituati ad esportare le produzioni nei paesi economicamente più avanzati sono in recessione da tempo – ha detto il segretario regionale della Cna, Mario Filippello – è aumentato il livello d’indebitamento delle nostre imprese. La Sicilia sta pagando il prezzo più alto della crisi”.
Nel quarto trimestre 2009 la persistenza di condizioni di incertezza e difficoltà si è manifestata soprattutto attraverso nuove diminuzioni di volume di affari, della produzione e degli ordini. “Sul calo del fatturato complessivo ha inciso soprattutto la debolezza della domanda interna – ha aggiunto Filippello – L’occupazione è fortemente diminuita. Il basso utilizzo della capacità produttiva e la perdurante debolezza della domanda continuano a frenare gli investimenti. E pur diminuendo non si sono attenuate le difficoltà di accesso al credito, sia per quel che riguarda la disponibilità dei finanziamenti bancari, che per quel che concerne le condizioni richieste dagli istituti”. Ritornando all’edilizia, il settore è in caduta libera oramai da un triennio.
I sindacati, ed in particolare la Filca Cisl, hanno stimato in Sicilia la perdita secca di 20 mila addetti oltre al calo delle aggiudicazioni di lavori pubblici.
 
L’esecutivo regionale della Filca ha denunciato “la totale assenza di programmazione della politica siciliana, intenta a sopravvivere dimenticando le sorti dei lavoratori”. Alla perdita di posti di lavoro si aggiunge l’aumento del ricorso al lavoro nero e la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro, sostiene la Filca, preoccupata della situazione di stallo in cui si trova il settore.
 


Le imprese edili dovranno aspettare il 2010 per la ripresa
 
Tutto pienamente confermato in questi giorni da Bankitalia che a sua volta parla che oltre il 50 per cento delle imprese siciliane dell’edilizia vedranno ricrescere il fatturato ai livelli prima di questa crisi soltanto nel 2012. Ma per migliorare la situazione non sembra ci siano i presupposti, almeno sul fronte del pubblico. Restano infatti bloccati i fondi europei alla Regione, fattore indispensabile per portare avanti nuove opere pubbliche. Per di più, la situazione dell’impresa edile siciliana è complessa perché siamo di fronte ad un sistema economico spezzettato, composto per lo più da piccole imprese. “Significa – spiega Salvatore Arcovito, presidente regionale dell’Ance Sicilia – che per uscire da questo momento nero del mattone è necessario che i fondi Fas non siano destinati solo alle grandi opere perché questo escluderebbe le nostre imprese, che sono nella maggior parte dei casi pmi. Bisogna quindi pensare a una serie di opere che non superino il milione di euro per dare una chance di crescita al nostro territorio”. Il problema reale è che di fondi sbloccati non ci sono né per le grandi opere né tanto meno per le piccole.

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