Crolla l’export di elettricità siciliana - QdS

Crolla l’export di elettricità siciliana

Rosario Battiato

Crolla l’export di elettricità siciliana

sabato 11 Settembre 2010

Energia. Il lento declino dell’Isola erogatrice.
I numeri. Mettendo a confronto i dati di Terna (gestore della rete elettrica), negli ultimi 5 anni la produzione siciliana di energia è scesa di quasi 2.500 GWh. Giù anche il rapporto tra fabbisogno e riserve.
Le cause. Nelle altre regioni, dapprima importatrici, sono entrate in funzioni nuove centrali. L’Isola sconta i ritardi nella realizzazione del raddoppio dell’elettrodotto verso il Continente e i costi rimangono superiori.

PALERMO – Senza fonti rinnovabili non c’è futuro. L’appello che questo giornale continua a lanciare da diversi anni sta ormai divenendo una realtà concreta e improcrastinabile per le sorti economiche della Sicilia. Lo scambio energetico con le altre Regioni, il famoso surplus energetico che fino a cinque anni fa superava l’11%, adesso si sta sempre più assottigliando e senza un’adeguata rivoluzione verde c’è il rischio che scompaia.
I dati Terna degli ultimi anni attestano un calo inequivocabile della produzione termoelettrica e solo qualche timido passo avanti delle rinnovabili, specialmente eolico, mentre altrove, dove le risorse naturali sono assai meno generose, la produzione da FER è già realtà ben attestata. L’Isola, insomma, si trova ad un passo dall’abisso: o rivoluzione verde o morte. 
 
Se un tempo poteva essere considerata l’Eldorado dell’energia adesso la Sicilia sembra affievolire la sua potenza esportatrice. Secondo i dati statistici pubblicati da Terna negli ultimi anni, il supero di energia dell’Isola, quindi il saldo con le altre Regioni, si è andato sempre più assottigliando, testimonianza certo della crisi diffusa, ma anche di altri e più delicati fattori che i dati impietosamente espongono. I rischi concreti sono rappresentati dal fatto che l’Isola potrebbe perdere il ruolo strategico di erogatrice per il continente.
Il quadro complessivo energetico dell’Isola in effetti non è proprio roseo dal momento che il Pears è attualmente affogato in pastoie burocratiche e non si capisce a questo punto quanto possa essere efficace, data la rapidità dei tempi della terza rivoluzione industriale, e visto che parliamo di un piano approvato oltre un anno fa, e che le associazioni di settore considerano già antiquato per le nuove sfide. Intanto, la produzione di energia da fonte rinnovabile avanza a piccoli passi e gli unici veri balzi in avanti sono quelli dell’eolico che in Sicilia detiene quasi i 2/3 della porzione FER.
Un’analisi dei dati disponibili sulla produzione di energia in Sicilia non può esimersi dal constatare che nel corso degli ultimi cinque anni “il supero della produzione rispetto la richiesta” si è andato sempre più affievolendo passando dall’11,7% del 2005 all’1,6% del 2009, che in termini quantitativi è significato passare da 2.513,3 GWh di energia trasferita al continente a 353,3 GWh. Di pari passo il rapporto tra produzione e richiesta ha avuto una crescita inversamente proporzionale, vedendo scemare la prima ed aumentare la seconda nel corso degli anni.
Dal 2005 al 2009 la produzione è passata da 26.207,4 GWh a 23.732,5 GWh, sicuramente effetto anche della crisi, ma è un fattore che non si percepisce per la richiesta che comunque, pur diminuendo rispetto al 2008 (21.788,6 GWh), ha comunque mantenuto un livello quasi stabile pari a 21.475,4. L’inghippo della situazione, facendo qualche calcolo con i dati alla mano, sembra stia tutto nel calo della produzione da fonte termoelettrica tradizionale (-2073,7 GWh tra il 2005 e il 2009) a fronte di una compensazione dalle fonti rinnovabili che non sembra ancora all’altezza, se si esclude la sola fonte eolica (+955,7 GWh tra il 2005 e il 2009), che comunque ha subito uno stop a seguito delle vicende giudiziarie che l’hanno coinvolta e dell’impegno di Raffaele Lombardo a difesa del paesaggio e contro la facile speculazione sulle pale.
Il problema del crollo della vendita di energia alle regioni vicine appare assai semplice: i nostri vecchi clienti si sono adesso muniti di centrali autonome e pertanto non necessitano più della nostra produzione in eccesso. A questo punto l’unica occasione possibile – suggeriscono da Legambiente – appare quella di puntare sulle energie rinnovabili.
“La cosa migliore sarebbe quella di disporre di fonti energetiche rinnovabili – ha spiegato Enzo Parisi, di Legambiente Sicilia – perché per quelle ci sarà sempre richiesta”.
Il problema resta proprio quello di potenziare la produzione da fonte rinnovabile e contemporaneamente ridurre ad una percentuale meno “pesante” dell’attuale la dipendenza isolana dal petrolio.
L’altro aspetto riguarda il prezzo dell’energia siciliana nella Borsa elettrica. è il più caro, salvo rare eccezioni. Questo perché produrre energia nell’Isola serba, alle attuali condizioni – nell’attesa di vedere alla luce gli investimenti annunciati da anni e bloccati dalle pastoie burocratiche delle autorizzazioni – un costo maggiore. Il prezzo va a fare media con le altre zone di produzione italiana, ma non vi è dubbio che contribuisce all’innalzamento del prezzo finale di chi acquista energia per poi rivenderla al mercato del consumo.
 

 
L’esperto. Domanda interna solo con idroelettrico e rinnovabili”
 
Enzo Parisi è responsabile del Dipartimento Industria Rifiuti Energia di Legambiente Sicilia.
Il nostro surplus energetico si eclissa. Cosa succede?
“Semplice: fino a qualche anno fa c’erano le regioni del meridione, ad esempio Basilicata e Campania, che erano in deficit di produzione mentre adesso le centrali le hanno anche loro”.
Ma la Sicilia ha una potenza installata davvero esorbitante per quelle che sono attualmente le sue esigenze.
“Infatti. è come se le centrali andassero a scartamento ridotto, tipo depotenziate, perché la necessità di produrre energia non esiste, visto che le richieste dall’esterno sono sempre minori e quelle regionali sono soddisfatte. Da questo punto di vista diventa anche inutile anche l’investimento per l’elettrodotto”.
Cosa bisogna fare?
“Disporre di energie rinnovabili, perché qui il mercato è ampio e redditizio. La Sicilia ha grandi potenzialità, con 800 MW di idroelettrico e qualche migliaio di rinnovabili sarebbe in grado di sostenere la richiesta interna”.

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