Legge Merlin, 52 anni e li dimostra - QdS

Legge Merlin, 52 anni e li dimostra

Angela Carrubba

Legge Merlin, 52 anni e li dimostra

sabato 18 Settembre 2010

Recuperare le Case segno di civiltà. Dopo oltre mezzo secolo (20.09.1958) si torna a parlare di regolamentare la prostituzione. L’attuale disegno di legge n. 1079 del ministro Mara Carfagna fa accapigliare moralisti e non

Sarà stato forse perché nel 1958 l’Aids (Sindrome da Immunodeficienza Acquisita) non esisteva come emergenza planetaria, che la senatrice Angelina Merlin (Partito Socialista) potè portare avanti con tenacia, fin dal momento della sua elezione, la propria lotta al lenocinio (favoreggiamento) inteso come sfruttamento di prostitute che portò all’approvazione della Legge n. 75 – varata il 20 febbraio 1958 (Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana numero 55 del 4 marzo) ed entrata in vigore sette mesi dopo (il 20 settembre a mezzanotte) che di fatto decretò l’abolizione della prostituzione legalizzata e della quale molto si sarebbe discusso.
In Italia la prostituzione è stata regolamentata dallo Stato fin dai tempi antichi. Nel Regno delle Due Sicilie, già nel 1432, era stata rilasciata una “reale patente per l’apertura di un lupanare pubblico”; anche nella Serenissima Repubblica di Venezia esistevano numerose case di prostituzione. Pochi sanno, inoltre, che case di tolleranza erano presenti anche nello Stato pontificio.
L’austero Regno di Sardegna introdusse il meretricio di Stato (pensato, voluto e realizzato da Cavour), anche e soprattutto per motivi igienici, lungo il percorso delle truppe di Napoleone III nella seconda Guerra di Indipendenza italiana, sul modello di quanto già esisteva in Francia dai tempi del primo Napoleone. Con l’Unità d’Italia, una legge del 1860 estendeva questa pratica a tutto il Paese, dove peraltro esisteva già una ricca tradizione di case di tolleranza in varie regioni.
Un incentivo all’azione legislativa della senatrice Merlin venne dall’adesione dell’Italia all’Onu ratificata nel 1955. In virtù di questo evento, il governo dovette sottoscrivere diverse convenzioni internazionali tra cui la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (del 1948) che, tra l’altro, faceva obbligo agli Stati firmatari di porre in atto “la repressione della tratta degli esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione”.
Occorreva quindi, mediante la ratifica di questi trattati, superare il regime delle case di tolleranza gestite dallo Stato. Tuttavia, l’allora ministro degli Interni Mario Scelba aveva smesso di rilasciare licenze di Polizia per l’apertura di nuove case già dal 1948.
L’approvazione della Legge Merlin venne vista da alcuni come l’inizio di una nuova era, da altri con timori verso conseguenze quali gravi epidemie di malattie veneree ed il dilagare delle prostitute nelle strade delle città. Cosa che, in effetti, avvenne.
Tra gli oppositori, Indro Montanelli che nel 1956 diede alle stampe un polemico pamphlet intitolato “Addio, Wanda!”, nel quale scriveva tra l’altro “ … in Italia un colpo di piccone alle case chiuse fa crollare l’intero edificio, basato su tre fondamentali puntelli, la Fede cattolica, la Patria e la Famiglia. Perché era nei cosiddetti postriboli che queste tre istituzioni trovavano la più sicura garanzia…”. Dagli anni ottanta nel dibattito politico italiano hanno preso corpo numerose richieste per l’abrogazione – in tutto o in parte – della Legge Merlin, giudicata non più al passo con i tempi.
La più recente proposta è quella del ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna, che con un ddl snello (in tutto 4 articoli) già previsto nell’ambito del cosiddetto “Pacchetto sicurezza”, pur non introducendo il reato di prostituzione, ne vieta l’esercizio nelle strade e nei luoghi pubblici e prevede sanzioni più severe per chi “recluta o induce alla prostituzione un minorenne e ne sfrutta, gestisce, favorisce, organizza le prestazioni sessuali” con pene dai 6 ai 12 anni di reclusione e dai 15 ai 150 mila euro di multa.
Il ddl n. 1079 è stato depositato in Senato il 6 ottobre 2008 ed ha già scatenato la contesa tra sostenitori e detrattori.
 


1948-1958 il lungo cammino della senatrice socialista
 
Una prima versione del suo disegno di legge in materia di abolizione delle case chiuse in Italia, Lina Merlin lo aveva presentato nell’agosto del 1948. La legge italiana in vigore fino ad allora prevedeva che venissero periodicamente messi in atto controlli sanitari sulle prostitute, anche se in realtà i controlli erano sporadici e soggetti a pressioni di ogni genere da parte dei tenutari, specialmente al fine di impedire di vedersi ritirata la licenza per la gestione dell’attività. Con il parere contrario dei monarchici e missini, il progetto divenne legge dopo un lunghissimo iter parlamentare il 20 febbraio 1958. Veniva abolita la regolamentazione statale e si disponevano sanzioni nei confronti dello sfruttamento della prostituzione. Sette mesi dopo la pubblicazione della legge sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana alla mezzanotte del 20 settembre di quell’anno, vennero chiusi oltre cinquecentosessanta postriboli. Molti di questi luoghi furono riconvertiti in enti di patronato per l’accoglienza ed il ricovero delle ex-prostitute.

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