Morti bianche, già 38 vittime. In Sicilia fenomeno dilagante - QdS

Morti bianche, già 38 vittime. In Sicilia fenomeno dilagante

Michele Giuliano

Morti bianche, già 38 vittime. In Sicilia fenomeno dilagante

martedì 21 Settembre 2010

Ricerca effettuata da Vega Engineering, l’Isola al quarto posto in Italia per decessi sul posto di lavoro. Gli irregolari del settore agricoltura ed edilizia sono quelli maggiormente a rischio

PALERMO – Solitamente si dice che si lavora per vivere. Invece in Sicilia è l’esatto contrario e cioè che di lavoro si muore. I numeri delle morti bianche resta ancora oggi eccessivo e l’allarme non tende affatto a rientrare.
Stando ai dati rilevati dagli esperti di Vega Engineering – società di consulenza in ambito ingegneristico, sensibile ai problemi relativi alla sicurezza sul lavoro – in questi primi sette mesi del 2010 la Sicilia si piazza al quarto posto in Italia per maggior numero di vittime sul posto di lavoro, ben 38. Peggio hanno fatto solo Lombardia con 48 vittime, seguita da Veneto (34) e Puglia (25). La Sicilia molto ben oltre la media nazionale che è di 14 decessi.
Vega Engineering mensilmente elabora una dettagliata analisi delle morti bianche in tutta Italia e queste statistiche ogni volta mettono alla ribalta di questa triste fenomenologia la Sicilia. Una tendenza pericolosa e che allo stesso tempo non sembra affatto riuscire a venire meno nonostante i ripetuti allarmi e l’enorme campagna di sensibilizzazione che oramai si fa da tempo.
 
Secondo gli esperti tutto è riconducibile ad un denominatore unico: “Economia sommersa: un’emergenza che non coinvolge solo il Fisco –dichiara Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio sulla Sicurezza di Vega Engineering -. I lavoratori irregolari, più spesso impiegati in agricoltura e in edilizia, sono maggiormente esposti al rischio infortuni e incidenti mortali. Per questo il piano triennale per il lavoro presentato quest’estate dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, nella lotta alla cosiddetta ‘non – observed economy’ diventa un percorso indispensabile da percorrere”. I dati di Vega Engineering, se incrociati con quelli forniti dall’Istat sul numero degli occupati irregolari nel 2009, devono indurre, secondo Rossato, ad un regime di tolleranza zero nei confronti di chi vuole frodare il Fisco. “Agricoltura ed edilizia secondo l’Istat sono i settori a maggior vocazione sommersa – prosegue il Presidente dell’Osservatorio Vega Engineering – dove si concentrano rispettivamente il 26 per cento e il 24 per cento degli ‘impiegati nascosti”.
Dichiarazioni che giungono purtroppo dalla concretezza delle statistiche. Nei primi sette mesi del 2010, secondo gli esperti di Vega Engineering, sono decedute in tutta Italia 308 persone. Il 40 per cento circa ha perso la vita lavorando nei campi, mentre il 25,3 per cento in un cantiere edile. “Incrociare i dati sul sommerso a quelli che riguardano il numero di morti sul lavoro deve far riflettere le istituzioni – aggiunge l’ingegnere Mauro Rossato – anche perché sia il fenomeno dell’irregolarità occupazionale che quello dell’infortunistica nei luoghi di lavoro sono sicuramente sottostimati dato, appunto, il loro essere celati e irrintracciabili, dunque, nella loro totalità”. Resta quindi difficile la lotta in Sicilia dove già da più parti il sommerso è stato stimato tra il 30 e il 40 per cento rispetto alle forze lavoro ufficiali. Questo quindi significa che difficilmente si potrà riuscire ad invertire il trend conle attuali condizioni del mercato del lavoro.
 


L’approfondimento. Necessaria una serrata lotta al sommerso
 
Secondo Vega Engeneering serve quindi una serrata lotta al sommerso perché il far emergere ciò  che vive parassitariamente significherebbe regolarizzare e garantire delle tutele basilari per il lavoratore, da quelle previdenziali a quelle assicurative e retributive. “Il Sud, però, non deve essere l’unica area su cui puntare la lente d’ingrandimento per combattere l’emergenza – spiega ancora il Presidente dell’Osservatorio sulla Sicurezza -. Anche in estate il bollettino delle morti bianche non s’arresta”. L’agricoltura come detto è la trincea del lavoro killer, con il 37,3 per cento dei decessi (in diminuzione rispetto al mese di giugno con il 39 per cento). A seguire troviamo il settore delle costruzioni 25,3 per cento (in aumento rispetto a giugno con il 24,5 per cento) e dei trasporti, compresi magazzinaggi e comunicazioni (10,4 per cento). Nell’ultimi mese censito la principale causa di morte è stata la caduta dall’alto (22,7 per cento a luglio e 21,2 per cento a giugno), seguita da ribaltamento di veicolo-mezzo semovente (21,4 per cento a luglio e 23,7 per cento a giugno). Ma non meno rilevanti sono i decessi provocati dalla caduta dall’alto di oggetti pesanti (12, 3 per cento) e da investimenti di mezzi (11,4 per cento).

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