Finiti i soldi, azzoppato il clientelismo - QdS

Finiti i soldi, azzoppato il clientelismo

Carlo Alberto Tregua

Finiti i soldi, azzoppato il clientelismo

giovedì 23 Settembre 2010

Ora i voti si raccolgono su un progetto alto

Sessant’anni di cattiva politica di matrice democristiana, emulata dai partiti satelliti, ha abituato i candidati a cercarsi i voti uno ad uno, non su un progetto politico di interesse generale, bensì sui bisogni di ogni potenziale elettore e della sua famiglia.
Siccome al Sud, per una voluta politica discriminatoria dei governi, la popolazione è stata mantenuta in uno stato di bisogno, il clientelismo ha avuto (ed ha) il suo massimo fulgore. I cattivi politici hanno usato lo stesso metodo con gli imprenditori, distribuendo appalti non già in base al merito e alle capacità di costruire a prezzi più bassi, ma in relazione alle tangenti che essi avrebbero pagato, naturalmente maggiorando fortemente i costi.
La parentesi di Mani pulite, nel principio degli anni Novanta, è servita a dare una scossa a quel sistema di partiti che fondava il proprio potere sulla legge proporzionale. Poi, la cosiddetta Seconda Repubblica (non vera), cominciata con la legge elettorale detta Mattarellum, dopo un periodo di quiete ha ricominciato con la corruzione nella Cosa pubblica.

Oggi essa è grande, toccando gangli dello Stato come la Protezione civile. è anche estesa a livello regionale e comunale. Il gran lavoro delle Forze dell’ordine, soprattutto della Guardia di Finanza, scopre una parte di questa corruzione, perché l’incultura accoppiata alla famelicità di tanti consiglieri regionali e locali genera nuova corruzione.
L’indebito arricchimento di parlamentari, che incassano 26 mila euro lordi al mese, di cui un terzo non tassato, o burocrati, che guadagnano anche 20-25 mila euro lordi al mese senza rispondere dei risultati, è un’ingiustizia lamentata da tutta quella popolazione che ha difficoltà ad arrivare alla quarta settimana.
È sotto accusa l’amministrazione della Cosa pubblica, nella quale nessuno compie l’ordinaria amministrazione, perché ognuno tira il lenzuolo dal proprio lato. L’accusa di negligenza, incapacità, mancanza di professionalità è pienamente giustificata dalla constatazione che non si riesce ad invertire il percorso perverso e imboccare la strada della virtù. Una situazione disastrosa nella quale la carenza di risorse sta strangolando la popolazione siciliana.

 
Il patto di stabilità Ue e quelli a valle tra Stato e Regioni, e Regioni e Comuni stanno imponendo dei severi paletti alla gestione della Cosa pubblica. Questi paletti sono portati anche dalle manovre estive (133/08, 102/09 e 122/10). Altri paletti sono inseriti nei decreti legislativi sul federalismo ed in particolare quello sui costi standard e l’altro sui fabbisogni standard.
Sono state individuate quattro Regioni (Lombardia, Toscana, Marche e Umbria) benchmark, che costituiscono punti di riferimento per le altre sedici. Di esse, vengono presi a modello i costi virtuosi dei singoli servizi, cui si devono adeguare i servizi di tutte le altre Regioni.
Nei decreti legislativi in approvazione vi sono anche costi e fabbisogni standard dei comuni, scelti tra quelli virtuosi. Anche in questo caso tutti gli altri comuni, viziosi, dovranno adeguarsi, in modo da spendere quanto è necessario e non di più. Da quanto precede, appare chiaro che, finiti i soldi, il clientelismo verrà azzoppato, perché, checché se ne pensi, è il denaro, gestito in maniera disonesta, che crea corruzione e disparità tra i cittadini.

Il cattivo politico non potrà più permettersi di promettere alcunché (il posto di lavoro, la commessa, l’appalto, la consulenza, l’incarico professionale), perché non avrà più la possibilità di disporre di risorse finanziarie.
 Chi soffre non è disponibile a compatire o tollerare chi commette soprusi. Il problema della classe politica è esattamente il contrario di quello che ha fatto fino ad oggi: mettere ordine nelle Pubbliche amministrazioni, renderle efficienti, inserire un progetto di sviluppo di alto profilo per il benessere di tutti i cittadini e non delle corporazioni e delle classi privilegiate.
Quando le risorse finanziarie diminuiscono bisogna spendere bene per ottenere i migliori risultati. Le risorse sono spese al meglio se chi ha responsabilità politiche e gestionali, rende efficiente l’apparato affinché possa svolgere l’ordinaria amministrazione. La raccolta del consenso basata sul favore non serve più. Vince, invece, se è basata sull’interesse di tutti.

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