Formazione nelle imprese, in Sicilia si fanno passi avanti - QdS

Formazione nelle imprese, in Sicilia si fanno passi avanti

Michele Giuliano

Formazione nelle imprese, in Sicilia si fanno passi avanti

giovedì 23 Settembre 2010

Secondo uno studio dell’Isfol, nell’Isola crescono le aziende che tengono corsi per i lavoratori. Si registra un +10,8% rispetto allo scorso anno. Fa meglio solo la Lombardia

PALERMO – La formazione per le imprese siciliane sembra stia diventando un fattore determinante. Al punto da diventare uno dei capisaldi in Italia in termini di crescita in questo determinato settore. Secondo quanto ha potuto appurare la Camera di Commercio di Milano, nell’ambito di uno specifico studio a carattere nazionale, viene fuori che la Sicilia oggi è tra le prime regioni che contano in assoluto più imprese che offrono corsi di formazione.
Nell’Isola ci sono infatti ben 1.210 aziende che si occupano di questo settore. Solo per un soffio la Lombardia (1.569) e il Lazio (1.338) riescono a far meglio. Un trend i crescita che continua ancora oggi come testimoniano le cifre: sempre in Sicilia infatti nell’ultimo c’è stato un vero e proprio boom. Di imprese che fanno formazione ce ne sono ben 118 in più e questo vuol dire una crescita del 10,8 per cento. Dunque la Sicilia supera di gran lunga la media nazionale che si attesta al 4 per cento. Una notizia davvero molto buona se si considera che nelle imprese i lavoratori che hanno una professionalità medio bassa hanno ancora poche opportunità formative. Molte di più sono invece quelle a cui possono accedere dirigenti e quadri. Con un divario che negli ultimi anni è cresciuto di ben otto punti percentuali tanto che oggi il 54,7 per cento dei dirigenti o quadri segue un corso formativo mentre succede lo stesso solo al 16,3 per cento degli operai.
Sono questi solo alcuni dei risultati dell’indagine dell’Isfol dedicata alla formazione continua. L’indagine sulla partecipazione degli adulti alla formazione ha coinvolto un campione di 8.000 persone, occupati e non, con un’età compresa tra i 15 e i 64 anni. Ebbene, il tasso di partecipazione dei lavoratori alla formazione continua nel settore privato non mostra di crescere. Ma soprattutto, a colpire, è la permanenza e l’acuirsi delle disparità. Quando si va a vedere chi segue dei corsi in azienda, si scopre quindi un panorama molto differenziato.
L’inquadramento professionale, le caratteristiche socio-demografiche e le dimensioni dell’impresa incidono molto sulla possibilità di venire inseriti nei percorsi di formazione continua con il paradossale risultato che chi ha già un’identità professionale forte può sviluppare le proprie capacità e attività, mentre chi si trova ad essere ai margini del mercato del lavoro se ne trova invece quasi escluso. “Un livello eccessivamente basso di coinvolgimento nei processi formativi – sottolineano gli autori nell’indagine – delle fasce di personale inquadrato ai livelli inferiori può essere indicativo di una non adeguata attenzione delle imprese alle esigenze di crescita dalle fasce più deboli del proprio personale”.
Problema che ancora oggi continua infatti ad affiggere la Sicilia. Sempre più spesso infatti si parla di disoccupati che restano tali nonostante le occasioni lavorative ci siano. Questo succede perché il mercato del lavoro siciliano richiede professionalità specifiche e non più generiche in un momento in cui l’impresa si deve rinnovare e rilanciarsi se vuole superare la crisi. E per fare questo serve per l’appunto la qualità della manovalanza.
 

 
L’approfondimento. Nel settore dei servizi si fa più aggiornamento
 
Certamente è una Sicilia in crescita ma che non è affatto guarita dal suo male. A riportare tutti a terra è proprio l’Isfol che nel suo studio parla di microimprese (di cui la Sicilia è costituita nel suo tessuto produttivo per il 95 per cento all’incirca) che tendenzialmente non investono sulla formazione. Se si guarda proprio alla dimensione dell’azienda ci si accorge che nelle grandi imprese il 43,6 per cento dei lavoratori segue un corso di formazione mentre succede lo stesso solo nel 15,5 per cento dei casi nelle micro imprese. Importante è anche il settore in cui opera l’azienda presso cui si lavora. Nei servizi la percentuale più elevata (il 38 per cento) e nelle costruzioni invece quella più bassa (il 15,1 per cento). I risultati dell’indagine dell’Isfol mostrano infine come oggi la percentuale è del 32,7 per cento del totale degli occupati con tassi di partecipazione più elevati tra i dipendenti pubblici e più bassi tra i dipendenti di imprese private (il 26,7 per cento) e tra gli autonomi (il 27,6 per cento). E allora la tendenza resta pericolosa nel territorio siciliano: serve un deciso cambio di mentalità ed anche al più presto.

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