SicilFiat, le offerte erano e restano cinque - QdS

SicilFiat, le offerte erano e restano cinque

Rosario Battiato

SicilFiat, le offerte erano e restano cinque

venerdì 24 Settembre 2010

L’ultima riunione nel ministero dello Sviluppo economico non ha sortito novità rispetto a quanto già si sapeva. Venturi: “Siamo preoccupati, manca una vera politica industriale del governo centrale”

ROMA – L’appuntamento dello scorso 22 settembre al ministero dello Sviluppo ha sancito l’ennesimo “nulla di fatto” sul destino della riconversione del sito Fiat di Termini Imerese. “Anche quella di oggi – ha spiegato Marco Venturi, assessore regionale all’industria della Regione siciliana – è stata una riunione interlocutoria durante la quale l’advisor del ministero dello Sviluppo Economico ha reso pubbliche le 5 offerte fin qui giunte per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese. Il tavolo è stato aggiornato ai primi giorni di dicembre. Solo a quella data il ministero comunicherà i risvolti occupazionali relativi ai progetti fin qui presentati. Non posso che sottolineare la preoccupazione del governo della Regione sulla gestione di questa vicenda che non può essere considerata come locale ma – ha aggiunto – riguarda l’intero Paese. Ciò che emerge è la mancanza di una vera politica industriale da parte del governo centrale”.
 
I pareri a margine dell’incontro sul futuro di sicilfiat segnalano una situazione cristallizzata in attesa di dicembre, quando Invitalia avrà già presentato al governo la short list definitiva delle imprese selezionate a rilevare lo stabilimento siciliano. La scadenza invernale è stata annunciata dal sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia, presente al tavolo tecnico al Ministero. “Il governo – ha spiegato Saglia – è qui a ribadire che non lascerà solo nessuno. Su Termini Imerese c’è un impegno straordinario, perché purtroppo non sempre si riesce a mobilitare tante risorse. E il fatto che oggi Invitalia abbia confermato che ci sono investimenti complessivi per 674 milioni e che, come il governo garantisce, queste proposte possano occupare tutti i lavoratori di Termini non è un fatto qualsiasi”.
Esprimono invece preoccupazione anche gli esponenti politici regionali. “Invitalia – ha spiegato Pino Apprendi (Pd), vice presidente commissione attività produttive all’Ars  – si è presentata con la stessa proposta già avanzata a luglio e come se non bastasse il  governo nazionale ha dimostrato la sua inadeguatezza facendo sapere di non poter fare la parte del ‘pronto soccorso’. È assolutamente necessaria un’inversione di rotta se non si vuole arrivare alla data prevista per la chiusura dello stabilimento senza una risposta concreta”.
Domenico Arcuri, ad di Invitalia, assicura sullo stato occupazionale, e allo stesso tempo ammetta la possibilità che l’aggiudicazione per la riconversione del sito coinvolga più imprese. Entro il 30 ottobre prossimo dovrà presentarsi il business plan sottoponendo alle procedure di vaglio queste offerte – ancora allo stadio di manifestazione di interesse – alcune delle quali arrivano anche da Paesi emergenti. L’attenzione del governo regionale resta tuttavia alta in quanto, come denuncia Venturi, “ciò che emerge è l’assenza di una vera politica industriale da parte del governo centrale”.
Allo stato dei fatti l’advisor Invitalia ha formalizzato la short list: 5 offerte italiane, con la possibilità di eventuali integrazioni dall’estero entro il 30 ottobre. Si tratta di Cape Rev, veicoli elettrici, De Tomaso, produzione automobili del segmento “luxury”, Map Engineering, stampi in laniera nel settore automobilistico, Ciccolella, produzione florovivaistica, Med Studios, produzione di studios per fiction televisive. Per la Regione la priorità resta ai progetti nel settore automobilistico.

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