Fondi europei: dopo Agenda 2000 tutto come prima per le imprese - QdS

Fondi europei: dopo Agenda 2000 tutto come prima per le imprese

Michele Giuliano

Fondi europei: dopo Agenda 2000 tutto come prima per le imprese

mercoledì 13 Ottobre 2010

La Regione ha speso 8 miliardi, ma occupazione e tasso di crescita delle aziende non sono migliorati. In Sicilia mancano 700 mila posti di lavoro per essere in media con il Nord

PALERMO – I soldi spesi sono stati tanti ma di obiettivi centrati, almeno per quel che riguarda il mondo del lavoro e dell’impresa, nemmeno uno. La Regione finisce sotto accusa per come avrebbe gestito i fondi di Agenda 2000 e specie per quelli riguardanti la sfera legata all’imprenditoria e a tutto ciò che è connesso, quindi contrasto alla disoccupazione compreso.
La Cna Sicilia ha fatto due calcoli da cui ha tratto una conseguenza inequivocabile: “Otto miliardi spesi, nessun obiettivo raggiunto – sostiene Mario Filippello, segretario regionale dell’organizzazione – e questo testimonia il fallimento di Agenda 2000 in Sicilia. Serve un’immediata inversione di tendenza, solo puntando sulla piccole e medie imprese possiamo creare sviluppo e occupazione.
A fronte della certificazione di otto miliardi di spesa effettuata nessun obiettivo concreto è stato centrato: in particolare emerge il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati rispetto al Pil, ai livelli di occupazione, alla dotazione infrastrutturale e al potenziamento del sistema produttivo. Al tempo stesso si è registrato un aumento a dismisura della spesa pubblica regionale corrente: in pratica questi otto miliardi sono serviti soprattutto ad ingrassare la macchina della Regione e degli enti pubblici. Occorre prendere atto di questa situazione ed invertire immediatamente la tendenza: se si vuole davvero creare sviluppo e occupazione, invece di sperperare soldi in mille rivoli bisogna puntare sul sistema produttivo e in particolare sulla Pmi dei diversi settori del nostro tessuto economico”.
Ad approvare, all’unanimità, il rapporto finale della certificazione della spesa è stato il Comitato di sorveglianza del Por Sicilia 2000/2006, che si è riunito sotto la presidenza dall’assessore regionale per le Autonomie locali e la Funzione pubblica, Caterina Chinnici, su delega del presidente Lombardo. Nell’arco dell’intero periodo, sono stati quasi cinquantamila i progetti finanziati nei 7 Assi e nei 4 Fondi, con poco più di 9.500 progetti oggetto di rinuncia o revocati.
Non si può dare assolutamente torto alla Cna, almeno se analizza numericamente e statisticamente qualsiasi comparto collegato al lavoro e alla produzione. Oggi infatti in Sicilia si dovrebbero raccogliere i frutti proprio di quella spesa, dal momento che i soldi sono stati spesi sino all’anno scorso per effetto delle proroghe concesse dall’Unione europea. Sono necessari circa 700 mila posti di lavoro in Sicilia, secondo quanto attestato dalla Fondazione Curella, affinchè il tasso di occupazione sia uguale a quello registrato nel Centro-Nord. In particolare, il settore che dovrebbe creare maggiore occupazione è quello industriale, che dovrebbe coprire 2/3 del fabbisogno occupazionale ovvero 400 mila posti di lavoro.
Che dire poi dell’operatività delle imprese: in Sicilia nei primi tre mesi del 2010 il numero di aziende che hanno chiuso i battenti supera quello delle aperture: tra gennaio e marzo sono state infatti 8.526 le iscrizioni al registro delle Camere di Commercio contro le 9.763 cessazioni, totalizzando un saldo negativo di 1.237 unità e un tasso di crescita trimestrale dello stock di imprese pari a -0,26 per cento secondo quanto attestato da Unioncamere.



L’approfondimento. Assessore Chinnici “Spesa positiva, ma si può fare di più”
 
“Gli obiettivi che si intendevano perseguire attraverso la strategia del Por sono stati sostanzialmente raggiunti se si guardano i dati di attuazione finanziaria che mostrano un generale assorbimento delle risorse stanziate a favore del territorio e un totale impiego delle risorse finanziarie a disposizione”: questo il commento dell’assessore regionale Caterina Chinnici. “Tuttavia – ha proseguito l’assessore – questi risultati non significano che tutto è stato perfetto o che non si poteva fare di meglio e di più. Sono certa che le criticità emerse dal Programma che oggi si conclude possano servire come stimolo per evitare di ripetere gli stessi errori nell’attuazione di Agenda 2007”.
Guarda caso proprio alla voce “Sistemi locali di sviluppo”, che riguarda da vicino le imprese, la Regione ha registrato uno di più bassi indici di spesa rispetto a tutti gli altri capitoli non arrivando neanche il 93 per cento di risorse impegnate. Altro dato rilevante è quello snocciolato dalla Confcommercio che mette in risalto una situazione paradossale. Nell’anno appena trascorso infatti la Sicilia è riuscita ad ottenere un primo posto in una graduatoria. L’Isola è la regione italiana che nel 2009 ha perso più negozi. Sono 2.401 le attività che mancano all’appello.

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