Piccoli imprenditori come i precari - QdS

Piccoli imprenditori come i precari

Rosario Battiato

Piccoli imprenditori come i precari

martedì 26 Ottobre 2010

Uno studio sui dati di Registro Imprese rivela che in Italia oltre 128 mila soggetti hanno un giro d’affari intorno a 1.000 euro. Tra le regioni la Sicilia è quarta con oltre 12 mila aziende povere. Sorpresa: in testa c’è la Lombardia

PALERMO – Non ci sono solo i lavoratori dipendenti all’interno di quel flusso incontrollato che è la cosiddetta “generazione 1.000 euro”.
Infatti, secondo una elaborazione e una stima condotte dall’Ufficio studi della Camera di Commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese, anche diversi piccoli imprenditori starebbero nella medesima condizione economica di un lavoratore precario, ed è una situazione che, senza confini territoriali investe il Paese intero, pur rappresentando appena il 2% del totale delle imprese.
In Italia sono complessivamente oltre 128 mila le imprese con un giro di affari inferiore, o di poco superiore, a 1.000 euro al mese, e sono attive soprattutto nel settore dei servizi (85.454), quindi della manifattura e altre industrie (35.780) e dell’agricoltura (5.675). Persino la ricca Lombardia, regione locomotiva d’Italia, non fa eccezione e sono infatti circa 18 mila le imprese nel territorio regionale con un giro di affari inferiore, o di poco superiore, a 1.000 euro al mese. Tra queste se ne segnalano circa 6.800 a Milano (il 2,5% sul totale delle imprese), più di 2.400 a Brescia (2,2% sul totale delle imprese) e oltre 2 mila imprese a Bergamo (2,3% sul totale delle imprese).
Neanche la laboriosa Brianza può salvarsi da questo ridimensionamento, ed infatti gli imprenditori che guadagnano meno di un precario sono circa 1.250 (2% sul totale delle imprese).
Nella classifica nazionale l’Isola si piazza al quarto posto con 12.088 imprese intorno alla soglia 1.000 mille euro, avendo però la percentuale più alta in assoluto (3,1%) in rapporto al resto sul totale delle imprese e lievemente superiore alla media italiana (2,4%).
Un ulteriore segnale di come l’attività imprenditoriale nell’Isola sia gravemente menomata da una serie di svantaggi e da guadagni non sempre all’altezza delle aspettative. Certo bisognerebbe anche analizzare in maniera più specifica la pesante tara dell’evasione fiscale, che di certo anche su queste statistiche può avere un ruolo non indifferente.
Andando ad una scansione più particolareggiata l’analisi può proseguire attraverso i settori imprenditoriali vincolati ad una maggiore presenza di imprese della generazione “1.000 euro al mese”. L’Isola vanta il record assoluto nel settore agricolo (1.010 su 5.675 italiane), il secondo posto nel settore manifatturiero e altre industrie (4.261 su 35.780 italiane), la quarta piazza nel settore dei servizi (6.622 su 85.454 italiane). Esistono poi altre 195 imprese inserite in una generica categoria definita dallo studio come “altro”.
Il primato assoluto spetta tuttavia alla Lombardia che fa rilevare 13.956 imprese “a mille euro” nel mondo dei servizi. Certamente questi dati di per sé molto significativi non possono condurre all’immediata equazione tra piccolo imprenditore e precario, che appartengono comunque a due universi lavorativi differenti, ma segnano di certo una condizione dell’attività imprenditoriale che a vari livelli assume entità di rischio apprezzabili e guadagni spesso al limite della sussistenza.

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