La Cina cresce 10 volte l’Italia - QdS

La Cina cresce 10 volte l’Italia

Carlo Alberto Tregua

La Cina cresce 10 volte l’Italia

mercoledì 27 Ottobre 2010

Pil a +11% supera il Giappone

In occasione della visita del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rimbalzano le informazioni dalla Cina, soprattutto quelle economiche. Il Paese orientale viaggia con un convoglio ad alta velocità che supera quasi ogni anno il 10 per cento di crescita del Pil. Con questo incremento annuale, l’economia cinese è in fase di superamento di quella giapponese.
Per fare un quadro semplice del Pil mondiale, citiamo gli Usa con 13 mila miliardi, l’Ue dei 27 Paesi con circa 12 mila miliardi di dollari, terzo il Giappone con poco più di 4 mila miliardi di dollari e la Cina appunto in fase di superamento.
Perchè la Cina cresce in misura così grande? Paradossalmente, risponde qualcuno, perchè è un regime totalitario. Il vertice è formato da circa 3 mila persone, un’inezia rispetto a 1,3 miliardi di abitanti. Però questo vertice riesce a mantenere la velocità del convoglio, anche se non alimenta la democrazia interna e quindi priva i cittadini dei diritti naturali. Persegue lo sviluppo e tralascia la democrazia.

Se la crisi di tutti i Paesi occidentali non ha impedito la crescita del Pil mondiale lo si deve al grande Paese orientale ed anche all’India. Lì vi è una democrazia parziale perchè c’è una grande influenza di casati, gerarchie, corporazioni, feudatari. Tuttavia anche quel Paese, con i suoi 700 milioni di abitanti, cresce ad un tasso ben maggiore di quello dei Paesi industrializzati.
In Cina, le distanze tra le grandi città (Pechino, Shanghai, Shenzhen) e l’interno sono molto elevate. Nelle province vi è ancora un’agricoltura arretrata e una pastorizia primordiale, anche se in qualche modo lo Stato tenta di offrire dei servizi sociali. Ma quando la democrazia è assente, dilaga un cancro che è quello della corruzione, la quale permette la prevaricazione di pochi soggetti su molti e la tendenza dell’interesse privato a prevalere sull’interesse generale.
Nonostante tutto, però, il Paese cresce perchè mette in atto alcuni atout per rendere appetibile il proprio mercato ai potenziali investitori stranieri. Non è un caso che le industrie più importanti del mondo si sono insediate nella Repubblica popolare cinese.

 
L’Expò di Shanghai 2010 è un’enorme passerella, ove tutti i Paesi del mondo sono rappresentati. Lì la concorrenza è palese perchè prodotti e servizi esprimono il meglio di ciascuna impresa a livello mondiale.
L’immissione di tecnologie, processi produttivi avanzati, tecniche di ultima generazione sta facendo evolvere rapidamente la qualità dei lavoratori che divengono sempre più competitivi. I cinesi sono abituati a lavorare molte ore al giorno, più che gli europei, e con un’intensità più forte che consente loro di ottenere risultati migliori. Ecco la dimostrazione palese e inconfutabile che, ove le istituzioni e la Pa funzionano molto bene, costituiscono un motore per la produzione di ricchezza. In questo processo gioca un ruolo la tradizione di cinquemila anni, in cui è stato innestato il processo di crescita economico cui prima si accennava.
La migliore qualità della formazione dei lavoratori cinesi aumenta la potenzialità del Paese a livello mondiale. In questo decennio, che va a concludersi, i cinesi hanno sparso per il mondo i loro prodotti, che sono stati comprati ad un prezzo molto basso. La Cina ha inviato per il mondo molti milioni dei suoi figli.

L’etnia cinese sta per diventare la terza negli Stati uniti, dopo quella anglosassone e l’altra spagnola. Ma anche in Italia, città come Prato sono diventate cinesi; piazza Vittorio, a Roma, è già tutta cinese, e qui, a Catania, il mercato è stato acquistato in gran parte dai cinesi. I quali lavorano tanto, parlano poco e cercano di rendersi quasi invisibili. Questo consente loro una penetrazione, di cui le comunità non si rendono conto, salvo poi a trovarsi invase.
In Cina, il miglioramento della qualità del lavoro farà elevare la qualità dei prodotti. Per conseguenza la preoccupazione dei prossimi anni è che nel mondo occidentale arriveranno prodotti di buona qualità a prezzi bassi. La concorrenza è inarrestabile, perciò il mondo occidentale deve fare ciò che sa fare per reggerla: prodotti e servizi ad alto valore aggiunto e ad alta tecnologia; utilizzazione degli immensi tesori paesaggistici, ambientali, marini, archeologici e culturali; alta formazione e innovazione tecnologica.

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