Arraffa-Lega alla conquista dei posti - QdS

Arraffa-Lega alla conquista dei posti

Carlo Alberto Tregua

Arraffa-Lega alla conquista dei posti

venerdì 29 Ottobre 2010

Umberto Bossi, il neo-democristiano

La Lega è approdata da pochi anni alle amministrazioni e bisogna riconoscere che i neofiti stanno lavorando bene e con continuità. Bossi è un animale dal fiuto politico non comune, non è un caso che dal nulla guida l’unico vero partito strutturato a livello locale, cui ha dato una bandiera (Sole delle Alpi) e una simbologia, portata dal versamento dell’ampolla con l’acqua del fiume Po.
La crescita della Lega è stata continua ed ora la sua presenza in tutto il Nord Italia è significativa con le due punte di diamante dei presidenti della Regione Piemonte (Roberto Cota) e della Regione Veneto (Luca Zaia). Bisogna ascrivere a merito del Senatùr la capacità di aver portato avanti il progetto del federalismo che non è buono in sè, quanto per l’effetto che produrrà (quando sarà in vigore), di avvicinare le imposte pagate dai cittadini ai servizi ricevuti dagli stessi.
La strada del federalismo è lunga perché, aiutato dal nuovo patto di stabilità europeo, obbligherà gli amministratori locali, soprattutto quelli del Sud, a invertire il loro comportamento ed imboccare la strada virtuosa di risparmiare sulla spesa corrente, per investire di più in opere e servizi pubblici.

Tuttavia le azioni della Lega non sono tutte positive. Qua e là cominciano ad affiorare casi di corruzione. Quello che più preoccupa è il comportamento di stampo neo-democristiano: l’arraffa arraffa di poltrone di ogni genere e tipo. Asl, banche, aeroporti, autostrade, Rai, partecipate comunali e provinciali oltre che Comuni e Province, vengono conquistate dalle legioni di leghisti ben addestrati ad occupare poltrone.

 
Al riguardo del Trota, vi è una simpatica battutina. Renzo Bossi vedendo mostrare al padre il dito medio, esclama: “La so, la so, è uno”.
I casi di corruzione hanno fatto esclamare a qualche altro: ciò che distingue la Lega dagli altri partiti è che ruba in dialetto. Un mattacchione ha sussurrato: la Gelmini, sembra, voglia dare una laurea honoris causa a Bossi senior; speriamo che il Cepu faccia uno sconto.
Non critichiamo l’azione della Lega che tende ad acquisire i posti che contano, bensì quella che spesso segue il vecchio criterio democristiano secondo il quale ai posti venivano inviati soggetti senza una adeguata preparazione professionale. Purtroppo la spartizione del potere degli enti pubblici o delle società pubbliche controllate da Stato, Regioni e Comuni ha alimentato questo sistema perché la modestia dell’attuale ceto politico non è basata sul merito  ma su corporazioni e privilegi.
E’ lungo l’elenco dei leghisti piazzati qua e là: da Antonio Marano, vice direttore generale della Rai, a Gianluigi Paragone, vice direttore di Rai Due, a Massimo Ferrario Posticini, capo del centro produzione di Milano. Per non citare Gianfranco Tosi, presidente del Centro della cultura Lombarda della Regione e seduto nel Cda dell’Enel, Mario Fabio Sartori all’Inail, Dario Fruscio al vertice dell’agenzia che vigila sull’erogazione di fondi comunitari dell’agricoltura, a Dario Galli, presidente della Provincia di Varese e nel Cda di Finmeccanica.

L’elenco continua: Azzano Decimo siede nella Spa che sta costruendo la terza corsia dell’A4, appalto da due miliardi di euro,  Stefano Mazzolini, trombato alle regionali, è alla Promotour, Loreto Mestroni al vertice dell’Agenzia per l’energia. Insomma, il mi manda Picone nella Lega è un sistema molto usato perché dilagato per oltre 60 anni e continua a restare vivo e vegeto. Il guaio della situazione che descriviamo è che la Lega ha condizionato l’azione di Tremonti, il quale tagliando la spesa con una riga lineare ha di fatto penalizzato i soggetti virtuosi, ma anche tutti gli enti che ricevevano di meno. La Lega ha bloccato i Fas per il Sud aspirando le risorse verso le irregolari quote latte del Nord. Adesso bisogna contrapporre un partito del Sud.
Bossi tuona contro Roma definendola ladrona, contro i romani definendoli porci (anche se poi ha chiesto scusa), però i leghisti a Roma si infiltrano in tutti i posti chiave, conquistano presidenze e consigli di amministrazione, entrano nelle banche e nelle fondazioni, ovunque vi siano posti di potere e relativi appannaggi.
La Lega non è immune dal sistema dell’appartenenza, secondo il quale prima vengono i propri affiliati e poi tutti gli altri, indipendentemente dal merito. L’esempio è quel Renzo Bossi, tre volte bocciato alla maturità, ma divenuto consigliere della Regione Lombardia, il quale è ormai lanciato verso uno dei primi posti nel partito del padre. Nepotismo.

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