No alle discariche, sì agli impianti - QdS

No alle discariche, sì agli impianti

Carlo Alberto Tregua

No alle discariche, sì agli impianti

mercoledì 03 Novembre 2010

I rifiuti diventino materia prima

Ritorniamo ancora sulla questione perché, pur passando decenni, non arriva la soluzione, com’è accaduto in Lombardia, Toscana ed altre regioni del Nord. La questione di fondo riguarda la malnata gestione dei rifiuti solidi urbani (Rsu) considerati come materie da bruciare, inquinando l’ambiente, e non materie prime per la produzione di energia (gas ed elettricità), con scarichi vicini allo zero. 
La questione dei termovalorizzatori di vecchia generazione, che alcune industrie del Nord volevano piazzare in Sicilia, è stata ben risolta dal presidente Lombardo, rescindendo i relativi contratti. Quei termovalorizzatori erano molto costosi, producevano un forte inquinamento ambientale ed erano molto grandi. Tre molto che giustificano pienamente la chiusura di Lombardo.
Ma il non fare non risolve il problema, che rimane tutto intero. Qual è? Quello di utilizzare i rifiuti come materie prime, in modo che nello stesso periodo (giorno) si producono e si distruggono.

In Sicilia vi sono quattordici discariche. Qualche dissennato responsabile delle istituzioni parla di individuarne altre, come se questa fosse la soluzione del problema. Mentre la legge 9/2010, che ha istituito le dieci nuove Ato e soppresso le vecchie ventisette (ancora tutto sulla carta), prevede una filiera dei rifiuti che parta dall’immagazzinamento in apposite aree e che prosegua attraverso un processo produttivo di gas ed energia, con un residuo molto basso. Il che significa che ogni provincia dovrebbe avere il suo impianto, dotato di discarica che, a ciclo continuo, smaltisca gli Rsu. Dunque, non solo non si devono creare nuove discariche, ma occorre chiuderne quattro per lasciarne solo dieci, tante quante sono le nuove Ato Spa.
Impianti industriali di ultima generazione per la produzione di energia che utilizzino come materia prima gli Rsu  ve ne sono diversi  e contano su brevetti internazionali. Si tratta ora di attivare subito le Ato Spa provinciali, in modo che si dotino immediatamente di tali impianti. In questo quadro rientra anche la raccolta differenziata, perché prima di portare i rifiuti nel magazzino dell’impianto di produzione di energia vengano recuperate le diverse materie prime.

 
Vi è una variante alla soluzione prospettata prima e riguarda la possibilità di insediare più impianti industriali di piccola dimensione a stella intorno al magazzino (ex discarica) dei rifiuti, in modo da creare alternative in caso di guasto di qualcuno degli impianti stessi. L’esempio negativo del termovalorizzatore di Acerra dimostra due cose: la prima che quell’impianto è molto inquinante, in quanto di vecchia generazione; la seconda che non riesce ad andare a regime, perché di grandi dimensioni.
Folle è l’idea di mandare i rifiuti in altre nazioni d’Europa con un costo di trasporto enorme (si parla di oltre 500 euro per tonnellata via treno e di oltre 250 euro per tonnellata via mare). Attualmente il conferimento nelle discariche arriva anche a un massimo di 109 euro, mentre se il conferimento avvenisse nel magazzino potrebbe scendere sotto i 50 euro per tonnellata.

Quanto precede, presenta un ulteriore vantaggio: mettere a gara di evidenza pubblica di livello europeo gli impianti industriali da connettere con i magazzini (ex discariche) di Rsu, in modo da assegnare l’impianto a chi offra minore impatto ambientale ed al prezzo più basso, per l’utilizzazione della materia prima (Rsu).
Il magazzino potrebbe essere gestito dalla stessa industria o da altra società che otterrebbe l’appalto mediante gara pubblica, fondata su due requisiti: il prezzo più basso nel ricevere gli Rsu ed il prezzo più basso per trasferire tali Rsu agli impianti industriali.
Come si vede da quanto andiamo scrivendo, la soluzione c’è, è economica e funzionale. Si tratta di copiare il modello già funzionante che esiste in diverse città d’Europa (Berlino, Monaco di  Baviera, Rotterdam).
Vogliamo ulteriormente precisare che nel mondo mediatico occorre trasformare la denominazione di termovalorizzatore o inceneritore in impianto industriale per la produzione di energia con materia prima (rifiuti).
Siamo convinti che così com’è impostato il problema tanti comuni ambirebbero ad avere un impianto industriale di questo tipo, perché porterebbe ossigeno alle casse dell’amministrazione e nessun danno ambientale per i cittadini.

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