Il Piano rifiuti è una discarica - QdS

Il Piano rifiuti è una discarica

Rosario Battiato

Il Piano rifiuti è una discarica

mercoledì 03 Novembre 2010

Ambiente. Dentro le pagine del libro dei “saggi”.
Come d’ordinanza. Circa due settimane fa il commissario delegato per l’emergenza dei rifiuti, il presidente della Regione Lombardo, ha inviato la bozza dell’aggiornamento del piano dei rifiuti, previsto a luglio.
Bozza senza molte novità. In oltre 200 pagine tra testi, tabelle e allegati, viene delineato lo scenario da seguire per superare gli antichi problemi. Ma le incongruenze rimangono tante.

PALERMO – La settimana scorsa l’invio degli aggiornamenti del piano rifiuti a Roma. Raffaele Lombardo ha così scacciato, almeno per il momento, strani movimenti nei Palazzi romani che sembravano suggerire un ritiro della delega per l’emergenza rifiuti isolana.
Adesso però è il momento cruciale in attesa dei giudizi che dalla capitale esprimeranno sull’aggiornamento e poi nell’immediata realizzazione sul campo.
I punti contenuti, analizzati nell’inchiesta che pubblichiamo all’interno, appaiono delle considerazioni di massima, mentre la novità rilevante consiste nella valorizzazione energetica di una porzione dei rifiuti.
Non si risolve neanche il problema discariche, che invece saranno costruite sia nel breve periodo per fronteggiare l’emergenza sia nel 2013.
 
Due squadre di supertecnici della Regione per partorire l’aggiornamento del Piano del 2002 che non offre risoluzioni illuminanti, ma fissa dei paletti per tamponare e risollevare la gestione dei rifiuti nell’Isola. Su tutto la necessità di rincorrere l’Europa e le sue richieste per evitare anche le pesanti multe che potrebbero giungere via Bruxelles. 
 
Dopo l’approvazione del piano – bisognerà attendere l’intesa dal dipartimento della Protezione civile della Presidenza del consiglio e la valutazione definitiva del ministero dell’Ambiente – e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale ci saranno sessanta giorni per passare dalla carta ai fatti. Gli obiettivi sono quelli sbandierati da diversi mesi: differenziata al 35% e 50% di raccolta destinata al riciclo entro il 31 dicembre del 2011, realizzazione in ciascun ambito provinciale di piazzole per lo stoccaggio delle frazioni raccolte separatamente, impianti per la selezione e il trattamento delle differenti frazioni di rifiuti. 
 
La novità più interessante risiede tutta nell’ultima fase del piano, che prevede la valorizzazione energetica dei rifiuti, un tema quanto mai controverso dopo la definitiva chiusura ai termovalorizzatori previsti nel piano del 2002. Restano i dubbi e le perplessità su di un piano sconosciuto in quelli che dovrebbero essere i contenuti economici e gestionali. E intanto che fine ha fatto la l. r. 9/2010 approvata appena sei mesi fa? 
 
Gli aggiornamenti previsti dalle due commissioni di esperti della Regione si rifanno indubbiamente alle richieste europee in ordine alla gestione integrata dei rifiuti contenute nella Direttiva 2008/98/CE. Sulla base delle esigenze del momento e della pianificazione del futuro la strategia complessiva è stata suddivisa in tre momenti (emergenziale, transitoria e di regime). La ricetta per uscire dalla fase emergenziale inoltre passa da alcuni punti essenziali: assicurare negli ambiti provinciali una capacità di abbancamento in discarica secondo previsioni di legge (l.r. n.9/2010) pari a 3 anni e rilasciare autorizzazioni per nuovi abbancamenti in discarica esclusivamente per il soddisfacimento dei requisiti previsti dalla legge. Parallelamente a questa fase bisognerà organizzare e definire i piani comunali di raccolta, realizzare impianti di trattamento meccanico – biologico, e costruire gli impianti di compostaggio. Sono tutti settori dove, dati alla mano, si manifestano in maniera più evidente le deficienze siciliane. La fase transitoria prevede un continuo monitoraggio della situazione “in progress”, in particolar modo sulle capacità di abbancamento residue, ma anche sulla scelta del trattamento dei RUR (Rifiuto Urbano Residuo) o come recupero raccolta presso impianti di TMB (Trattamento Meccanico-Biologico) o in alternativa attraverso la produzione di CDR (Combustibile Da Rifiuto) dalla frazione residuale, da utilizzare in co-combustione in centrali elettriche, cementifici o altoforni. Un passaggio che lascia qualche dubbio a proposito della sostenibilità ambientale dell’utilizzazione in cementifici,soluzione che sembra distante dai criteri di salubrità professati da chi vorrebbe una nuova era dei rifiuti in Sicilia. 
 
I motivi di interesse tuttavia risiedono proprio nella fase “a regime” che dovrebbe costituire il coronamento delle azioni intraprese nel piano. La scelta delle modalità di smaltimento del RUR dovrà avvenire tramite “la valorizzazione energetica” studiata in modalità tali da “minimizzare i rischi ambientali ed igienico sanitari”. Il tema è ancora abbastanza generico perché si parla di “impianti dedicati a tecnologia complessa ed avanzata”, che dovranno essere compatibili con il sistema consolidato dei trasporti, privilegiando le soluzioni che prevedono impianti dislocati in diversi ambiti provinciali. 
In questo magma confuso, seppur animato da buoni propositi, si insinuano dubbi sull’architettura complessiva del progetto di salvataggio dell’Isola. Sul 35% di differenziata da raggiungere entro il 2011 si condensa in un grosso interrogativo che riguarda il destino del resto dei rifiuti. 
 
Si lascerà ancora spazio alle discariche date le due ondate di costruzione tra il 2011 e il 2013? A sei mesi dalla pubblicazione in Gazzetta della l.r. 9/2010 ci sono ancora 27 Ato Spa da portare a 10 (nel periodo commissariale precedente all’attuale sono stati spesi 392 milioni di euro solo per gli impianti di RD che attualmente oscilla al 6,7% e un 1 miliardo di euro di debiti sono stati accumulati dagli ambiti), e l’inizio del processo di liquidazione sembra ancora lontano dall’essere approntato. Nonostante la l.r. 9/2010 sia una legge figlia di un governo Lombardo per vederne i primi effetti sul territorio, secondo gli esperti, bisognerà attendere il nuovo anno.
 

 
Le emergenze. “Agire subito a Palermo, Ragusa e Caltanissetta”
 
PALERMO – Le criticità da affrontare sono quotidianamente sottoposte agli occhi dei siciliani, ma le parole dell’aggiornamento del piano del 2002 aggiungono qualcosa in più alla fotografia generale della gestione dei rifiuti in Sicilia. “Uno stato di emergenza latente se non assolutamente incombente esiste solo nell’ambito provinciale di Ragusa e, in minor misura, di Caltanissetta e che la situazione complessiva dei sistemi di raccolta differenziata e di recupero, e degli impianti di pretrattamento dei rifiuti prima dello stoccaggio in discarica, risulta assai precaria, limitata e poco organica”. 
Agire con tempestività pertanto a Palermo (ben nota la situazione di Bellolampo), Ragusa, e anche Caltanissetta. Poi occorre ridare slancio alle isole ecologiche e approntare, in un’ottica di lungo periodo, il principio della domiciliarizzazione soprattutto “per quelle frazioni la cui raccolta a domicilio è in grado di ingenerare un controllo sui conferimenti complessivi al sistema”.

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