Lavoro, trent’anni di altalene con l’agricoltura in caduta libera - QdS

Lavoro, trent’anni di altalene con l’agricoltura in caduta libera

Michele Giuliano

Lavoro, trent’anni di altalene con l’agricoltura in caduta libera

mercoledì 17 Novembre 2010

Dal boom degli anni ‘80 alla crescita del Pil degli anni ‘90, ma dal 2000 un costante declino. Oggi il mercato è caratterizzato dall’instabilità: soprattutto tra i giovani il 18% degli atipici

PALERMO – Un’altalena infinita il mercato del lavoro siciliano. Perennemente instabile. Dal boom degli anni ’80, al calo dei primi anni ’90 per arrivare ad una nuova parziale impennata a metà dell’ultimo decennio del secolo scorso e quindi al nuovo crollo di questi ultimi anni. Sembra però esserci una tendenza chiara: la morte dell’agricoltura che oramai da un ventennio è in costante caduta libera.
Negli anni ’80, facendo riferimento ai dati Istat, questo settore rappresentava il 14,7 per cento dell’intera ricchezza economica siciliana, quasi il doppio rispetto alla media nazionale. A partire dagli anni ’90 però l’inesorabile calo, oggi arrivato ad una quota poco sotto il 10 per cento. C’è però un elemento su tutti che spicca in questo lasso di tempo e cioè un’inversione di tendenza sul piano proprio del tipo di occupazione, al di là del continuo sali e scendi statistico degli occupati, dei disoccupati e degli inoccupati.
Oggi infatti è sceso notevolmente il numero di persone che hanno un lavoro da dipendente: negli anni ’80 la cifra era pari al 70 per cento, oggi invece, sempre secondo l’Istat la quota è scesa di ben 10 punti percentuale. Tradotto vuol dire che il sistema del mercato del lavoro è diventato più instabile: dagli albori di questo Terzo Millennio infatti imperversa il lavoro atipico, specie fra i giovani, cioè vale a dire impieghi con contratti a tempo determinato o comunque non da dipendenti e quindi senza alcuna garanzia occupazionale. Ci si attesta ad una quota attorno al 18 per cento.
L’industria è tra i settori più in crisi, seguita dalle costruzioni. Poi c’è l’agricoltura che non riesce a riprendersi, anzi va sempre più indietro.
 
Dall’ultima relazione della Corte dei Conti sul consuntivo 2009 della Regione, si legge che nell’Isola sono state registrate gravi irregolarità proprio nell’utilizzo del Fondo di garanzia per l’agricoltura (Feoga) del pacchetto del Po Sicilia 2000-2006. Se si considera che per ogni miliardo di investimenti è possibile attivare 10.000 posti di lavoro, ci rendiamo conto quanto pesa la notizia che in Sicilia nel 2009 si è registrato per il Prodotto interno lordo il dato peggiore degli ultimi quarant’anni.
Pesa perché sappiamo che sono trascorsi inutilmente due anni prima che potesse effettivamente partire l’attivazione dei fondi Ue del Programma operativo 2000-2006, di cui quattro anni dopo ancora si devono rendicontare ben 2,5 miliardi.
Pesanti ripercussioni ci sono anche adesso in quanto la stessa situazione si è trascinata per la programmazione dei fondi 2007-2013: solo nel 2009 si è fatto il piano di ripartizioe e nel 2010 la prima spesa. è alle perfomance negative dell’agricoltura, dell’industria e dei servizi che si deve la flessione del Pil in Sicilia, già consistente nel 2008 nell’ambito di una crisi globale che ha toccato il resto del Paese, ma ancora più forte nel 2009 quando, se si considera il Prodotto interno lordo a prezzi costanti, c’è stato un calo del 3,6 per cento (nel 2008 si era registrato un -1,4 per cento).

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