Regione, chiedere i danni per i ritardi - QdS

Regione, chiedere i danni per i ritardi

Carlo Alberto Tregua

Regione, chiedere i danni per i ritardi

giovedì 18 Novembre 2010

Tar e Corte dei Conti in campo

Il Consiglio di giustizia amministrativa ha depositato, il 4 novembre scorso, una sentenza clamorosa contro l’immobilismo e l’irresponsabilità della burocrazia regionale. Tale sentenza deve essere eseguita entro 60 giorni. Essa è innovativa perchè determina un forte risarcimento del danno causato dai burocrati regionali a una società che per colpa dello stesso ritardo ha perso contributi dell’Ue per ben 13 milioni di euro. La società che ha ottenuto questo giusto compenso, per l’ignavia della Regione, è la New Energy srl che, a causa del ritardo di un’autorizzazione che è stata bloccata  per tre anni ha perso, abbiamo detto, 13 milioni di contributi.
La società aveva iniziato l’iter amministrativo con un ricorso al Tar, che nel settembre 2009 gli aveva dato ragione, valutando il danno in 7 milioni di euro. Il ricorso della Regione al Cga le è stato fatale perchè la sentenza non è più appellabile e perchè ha addizionato ai 7 milioni di risarcimento, determitato dal Tar, gli altri tredici per mancata percezione del contributo europeo a causa del ritardo.

Il pagamento deve essere effettuato dalla Regione, prontamente, per evitare l’inizio di una procedura esecutiva che aggraverebbe la cifra di interessi, spese legali e onorari. Vi è da dire che il risarcimento ottenuto dall’impresa è al netto di spese e onorari che sono liquidati a parte.
Il regolamento europeo prevede che il procedimento unico debba concludersi entro 180 giorni e non dopo anni e anni di attesa. Si tratta di una sentenza esemplare, una pietra miliare che costituisce l’apertura di una nuova via che le imprese possono  imboccare, per cui il nostro consiglio è che le richieste per ottenere il risarcimento del danno, per gli ingiustificati ritardi della Regione, siano presentate a tappeto, in modo da costringere chi ha responsabilità dirigenziali a emettere le autorizzazioni (o negarle se non conformi alla legge) negli stretti tempi previsti.
Ha ragione Gianfranco Miccichè quando ha urlato che la Regione debba essere derattizzata, togliendo dai piedi tutti i roditori, cioè tutti i dirigenti che per abitudine dicono di no. Più precisamente si tratta di dare un indirizzo fermo affinchè la macchina burocratica cominci a funzionare.
Un blando comunicato della Presidenza della Regione ha informato che sarà aperta un’inchiesta interna.

 
L’inchiesta interna, come sempre, si concluderà con un nulla di fatto, mentre essa dovrebbe appurare le responsabilità, perchè non è possibile che noi siciliani rimettiamo di tasca ben venti milioni di euro (con questi chiari di luna) per colpa di chi non ha provveduto a mettere le firme e i bolli nel tempo previsto. è vero che il comunicato precisa che il fascicolo sarà trasmesso alla Corte dei conti, la quale può iniziare un’inchiesta per proprio conto.Ma tutto questo lascia il tempo che trova, di fronte al fatto che, intanto, la Regione deve pagare il risarcimento.
Se tutte le imprese che non ottengono, nei tempi stretti dei procedimenti, le autorizzazioni richeste cominciassero a fare ricorsi al Tar e questo Tribunale ripetesse a ciclostile la sentenza prima richiamata, peraltro confermata dal Cga, la Regione potrebbe chiudere per dissesto, in quanto non avrebbe le risorse necessarie a fronteggiare la marea di risarcimenti.

Non sappiamo se il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che ha una responsabilità oggettiva per quanto accaduto, vorrà imprimere un nuovo modo di agire, con opportuna disposizione ai suoi assessori delegati, i quali non essendo politici possono agire in piena autonomia. Agire come? Mettendo sotto pressione i dirigenti generali e obbligandoli a far funzionare Dipartimenti, Aree e Servizi a regime, senza sbavature e senza omissioni.
La questione è centrale al futuro della Sicilia, nè di destra, nè di centro, nè di sinistra. Se non si capisce che la cancrena e la mafia si annidano nella burocrazia regionale che ha almeno cinquemila dipendenti e 1500 dirigenti in più; se tutta questa gente inutile non viene mandata in cassa integrazione, la Resais per intenderci; se non si dà l’esempio che paga non solo chi sbaglia ma anche chi non agisce in relazione al proprio mandato, siamo perduti.
Solo qualche giorno fa l’assessore all’Economia, Armao, ha aperto i rubinetti delle casse regionali per le imprese, mentre li aveva lasciati sempre aperti per gli stipendi dei propri dirigenti e parlamentari: un’iniquità colossale.

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