Diritto allo studio borseggiato - QdS

Diritto allo studio borseggiato

Michele Giuliano

Diritto allo studio borseggiato

giovedì 18 Novembre 2010

Università. Pochi fondi per la cultura “elemosina” agli studenti.
Tagli. Il governo (ministro Gelmini) decurta 19 milioni di euro destinati agli studenti siciliani meno abbienti. Ora solo l’8 per cento di questi potrà isciversi ad un corso universitario.
Argomento. In Germania e Francia il 25% degli universitari riceve una borsa di studio, in Sicilia ne può usufruire solo l’8,4% e quest’anno, a causa dei tagli, saranno esclusi oltre 4.000 studenti.

Da 30 milioni di euro scarsi ad appena 10 milioni. Sulla Sicilia si abbatte la scure dei tagli ai fondi per finanziare le borse di studio. Soldi che si riducono ad appena un terzo per il 2011, una cifra che metterà le università e gli studenti siciliani meno abbienti con le spalle al muro.
“All’incirca resteranno fuori 4.000 studenti in situazioni economiche disagiate in tutta la Sicilia – afferma il direttore dell’Ersu di Catania Nunzio Rapisarda – con questa decurtazione dei fondi. Soltanto a Catania tra i 1.200 e i 1.300 discenti”.
Una vera “strage” in un terra come quella siciliana dove sembra dissolversi come neve al sole persino il diritto allo studio, sancito dall’articolo 34 della Costituzione.
 
C’è questa violazione? “Direi decisamente di sì – risponde senza indugio Rino Di Meglio, il coordinatore della Gilda, l’associazione degli insegnanti autonomi – in quanto l´articolo 34 della Costituzione, come recita il comma 3, prevede che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Perciò chiediamo ai ministri Gelmini e Tremonti di fare luce sulla questione e di evitare discriminazioni di natura economica fra studenti”.
Oramai sul taglio del 60 per cento del fondo destinato dal Ministero della Pubblica istruzione alle borse di studio (chiamato tecnicamente “fondo integrativo”) non ci sono dubbi. Infatti è stata approvata la Finanziaria 2010 con il varo della legge del 23 dicembre del 2009, la numero 191). La normativa riporta chiaramente che in Sicilia i fondi passeranno dai 29.589.000 euro ad appena 10.360.000. Un vero tracollo che, secondo quanto attesta l’Udu, l’Unione degli Universitari, in Sicilia lascerà fuori dai giochi ben il 40 per cento degli studenti aventi diritto alle borse di studio.
Secondo una loro ricerca uno studente siciliano si troverà praticamente fuori da ogni logica europea in relazione proprio al diritto allo studio: “La Sicilia – scrive l’Udu – risulta nettamente indietro rispetto ad altri paesi europei.
Come punti di riferimento per un paragone prendiamo la Germania e la Francia. Qui circa un quarto dell’intera popolazione studentesca riceve una borsa di studio. In Sicilia solo l’8,4 per cento. Per cui siamo in presenza di una differenza abissale nella percezione dello Stato per il diritto allo studio: tedeschi e francesi investono tre volte di più rispetto al territorio siciliano: la copertura delle borse di studio è pari al 25 per cento della popolazione studentesca.
“In Sicilia il problema dei tagli incide ancor di più rispetto che al resto d’Italia – fa notare ancora il direttore dell’Ersu catanese – perché siamo in presenza di un elevato numero di famiglie indigenti. Il che significa negare il diritto allo studio a tantissimi studenti siciliani che non hanno le possibilità economiche per studiare”.
Tesi confermata dall’Istat che nel 2008, ultima stima fatta, ha potuto appurare che le famiglie che hanno un reddito inferiore ai 15.493,71 euro (soglia al di sotto della quale lo studente è idoneo ad acquisire una borsa di studio, ndr) sono ben il 26,4 per cento, cioè più di una ogni quattro. Peggio fa solo la Calabria, per il resto tutte le altre regioni d’Italia contano su redditi familiari più alti.
Di contro si registrano altri preoccupanti dati, secondo i sindacati. C’è un maxiemendamento al ddl di stabilità, alla Camera, attraverso cui è stato deciso di portare il finanziamento alle scuole private dagli ormai “canonici” 130 a 245 milioni di euro. In Sicilia si passerebbe dagli attuali 9 a 17 milioni di euro.
Ci sono poi dati controversi sui tagli ai libri di testo per le scuole: da una parte il Pd parla di provvedimento che comporterà ad un 35 per cento di famiglie siciliane di non ricevere più il buono acquisti. Il Ministero però smentisce. Per il segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, siamo di fronte ad “un Governo in agonia che vuole completare l’opera di demolizione della conoscenza pubblica per lasciare spazio alla privatizzazione”.

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