Assistenza ai clienti con pratiche on line - QdS

Assistenza ai clienti con pratiche on line

Francesco Sanfilippo

Assistenza ai clienti con pratiche on line

giovedì 25 Novembre 2010

Forum con Claudio Barone, segretario generale Uil Sicilia

Com’è strutturato il sindacato Uil sul territorio siciliano? Quante sedi e iscritti conta?
“La Uil conta 250 mila iscritti in Sicilia che sono certificati dalla rappresentatività verificata nel pubblico impiego, la cui quantificazione ha importanza ai fini del rilascio dei permessi sindacali, così come il numero dei pensionati che è certificato dall’Inps o dall’Inpdap. Difficile ottenere un simile risultato nelle imprese private perché non esistono obblighi di certificazione, per cui si chiede che tale analisi sia svolta dalla Cnel, che è abilitata a farlo. La Sicilia è la regione in Italia che ha più aderenti iscritti rispetto alle altre sezioni del sindacato e la Uil non è più la più piccola tra le associazioni sindacali. Perciò, prima ci s’iscrive alla categoria, non alla Confederazione contrariamente ad altri sindacati. Le sedi sono articolate, poiché in tutte le province c’è una sede provinciale ed esiste un unico ufficio regionale a Palermo. Poi, ci sono le sedi regionali delle 15 categorie presenti nella Uil come metalmeccanici, edili, etc, e le sedi provinciali. Infine, ci sono le camere sindacali a livello locale, dove coesistono tutte rappresentanze delle categorie, così che si è presenti legalmente nel 60% del territorio. Buona parte delle adesioni, oggi, avviene tramite i servizi offerti dal sindacato”.
Quali sono i principali servizi che offrite agli iscritti?
“La Uil possiede un ottimo servizio di patronato, giacché tutto ciò che riguarda i servizi al cittadino come le pratiche Inps, Inpdap, etc, è utilmente trattato nelle sedi. I cittadini così si interfacciano con noi, anche in presenza di strumenti informatici avanzati che permetterebbero il disbrigo delle pratiche on line da casa. Ciò avviene, perché la gente vuole il supporto di un tecnico che s’intenda di pratiche e che possa aiutarli a sbrigarle, tutelandoli meglio. Malgrado la proliferazione di patronati, i nostri sono in crescita. Ci sono poi i Caf, Centri di servizi fiscali, che offrono un’assistenza affidabile, tant’è che il 50% degli utenti non è iscritto al sindacato. Ora, dall’anno prossimo la conciliazione obbligatoria civile diverrà prevista dalla legge e sarà un fronte importante perché darà un servizio utile e rapido ai cittadini, senza sobbarcarsi un costo giudiziario che non offre flessibilità perché una sentenza è rigida, non offre mediazioni in grado di mediare le posizioni. Infine, si offrono servizi ai precari e il servizio ai consumatori, l’Adoc, che, come osservatorio, ha ricevuto uno sviluppo notevole e ha una produzione di contenzioso legale, poiché sempre più cittadini chiedono di attivare atti a loro tutela”.
Riguardo alla situazione di Termini Imerese, qual è la posizione del sindacato?
“Per Termini Imerese c’è da parte del ministro Romani un accreditamento positivo dell’ipotesi Rossignolo, perché ha delle caratteristiche interessanti che vertono sul settore auto e che avrebbe una capacità di assorbimento di tutto l’organico diretto della Fiat. Ciò nonostante, la proposta va esaminata, perché si deve ragionare sul piano industriale e si deve capire il tipo di investimento che si vuole realizzare. Se l’industriale investe capitale proprio, è chiaro che crede nel progetto, ma se chiede finanziamenti pubblici come è successo in passato, è da valutare con attenzione per evitare gli errori del passato.
È importante capire il piano industriale e quale investimento sarà realizzato. Tuttavia, questo non esclude gli altri 9 progetti poiché, se ce ne fossero altri validi, potranno andare avanti. Quello che sarebbe necessario, è che la Regione Sicilia fosse meno distratta, giacché, finora, si è dimostrata poco interessata. Tutti i governi della Regione hanno dimostrato poco interesse nei confronti della vicenda di Termini, perché è stato più semplice impiegare le risorse, facendo precari, che investirle in progetti complessi. Tenere un bacino di precari è apparentemente più conveniente a fini elettorali e questa, finora, è stata la politica seguita in Sicilia”.
 

 
I precari potebbero svolgere assistenza sociale. Le eccellenze sono costrette a emigrare

Qual è la posizione del sindacato di fronte al fenomeno del precariato?
“La Sicilia è stata una Regione dove è stato più facile gestire il consenso attraverso la continua creazione del precariato che favorire uno sviluppo produttivo. Al di là della condanna morale che spesso si sente, ma che non porta a cambiare atteggiamenti, si deve chiudere questa politica e stabilizzare i precari, poiché non è vero che il costo di un precario è maggiore di uno stabilizzato, è esattamente lo stesso. Stabilizzandoli, si rende il precario libero da condizionamenti e gli si dà una sicurezza che prima non aveva. Non si può buttare fuori un precario dopo vent’anni, ma occorre semmai impiegarli per fare servizi che oggi sono scoperti. In Sicilia, ci sono 2 milioni di anziani e solo poche migliaia hanno un’assistenza domiciliare. Si potrebbero impiegare questi precari per servizi agli anziani che non richiedono costi gravosi di formazione, così la comunità riceverebbe su questo e su altri campi, dei servizi che oggi non ci sono. Del resto, si dovranno stabilizzarli e costi non aumenteranno, per cui meglio impiegarli in servi utili alla collettività che lasciarli inutilizzati”.
Che prospettive offre il mercato del lavoro per i giovani in Sicilia?
“Diversamente dai nostri nonni, i giovani che si trovano in una posizione economica forte, hanno la famiglia che li sostiene e conseguono una laurea con buoni voti, possono pensare di andare fuori dalla Regione. In sé non è male, perché l’esperienza fatta fuori, è sempre utile, però è necessario farli tornare, ma restano fuori perché non c’è modo di trovare un lavoro di pari livello. Invece, quelli che si trovano in una posizione economica debole, sono vittime del precariato”.

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