AAA, cercasi fondi per i Beni culturali siciliani - QdS

AAA, cercasi fondi per i Beni culturali siciliani

Dario Raffaele

AAA, cercasi fondi per i Beni culturali siciliani

venerdì 03 Dicembre 2010

Il Consiglio dei ministri ha deliberato il passaggio di 138 beni demaniali dallo Stato alla Regione siciliana. In bilancio non ci sono risorse per interventi di restauro e conservazione, si spera nei finanziamenti dell’Ue

PALERMO – Quasi 140 beni demaniali sono ora in mano alla Regione siciliana. Il loro trasferimento è stato deliberato dal Consiglio dei ministri, a cui ha partecipato anche l’assessore regionale per l’economia, Gaetano Armao, su delega del governatore Raffaele Lombardo. Si tratta in prevalenza di beni archeologici e storico-artistici, ma anche di caserme e fari. Tra i beni trasferiti alla Regione, c’è l’area archeologica di Siracusa, la Valle dei Templi di Agrigento e il Palazzo dei Normanni a Palermo.
“Ma anche quel gioiello che è la Colombaia di Trapani – aggiunge l’assessore Armao – per la quale abbiamo richiesto ed ottenuto un decreto specifico, che potremo immediatamente sottoporre a interventi di manutenzione che consentiranno di preservarla dal degrado dovuto a anni di incuria ed abbandono. Interverremo direttamente utilizzando al meglio le risorse”. Molti di questi beni erano già gestiti dalla Regione che ora ne diventa proprietaria. Gli uffici dell’Agenzia del demanio entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto procederanno alla consegna dei beni alla Regione.
Faranno parte del patrimonio della Regione anche il Castel S. Angelo di Licata, il museo eoliano e il parco archeologico di Lipari, i resti archeologici di Santa Croce Camerina, la Torre dei Vendicari a Noto, l’antica acre di Palazzolo Acreide, la zona archeologica di Segesta, il castello Barbacane di Pantelleria. Resta inspiegabile il mancato passaggio dallo Stato alla Regione di importanti beni culturali presenti nel catanese quali il Castello Ursino, l’anfiteatro di via Vittorio Emanuele e le Terme dell’Indirizzo.
Nonostante questa non trascurabile dimenticanza, l’assessore Armao parla di “un’iniziativa di grande rilievo, a lungo richiesta dalla Regione, con cui si realizza il trasferimento di beni archeologici e storico-artistici che arricchiscono il patrimonio siciliano e consentono di avviare la piena utilizzazione dei fondi europei per la loro valorizzazione”. E già, di fondi europei, visto e considerato che di fondi regionali per il restauro e la messa in sicurezza dei beni culturali e archeologici siciliani, in  bilancio non vi è nemmeno l’ombra.
Ad oggi, sono circa 2.000 i monumenti che appartengono ai beni culturali della Sicilia, sulle quali è stata calcolata la vulnerabilità, cioè lo stato di salute, ma la campagna di censimento è ancora aperta. Analogamente a quanto già avvenuto a livello nazionale, anche la Sicilia si è dotata di una Carta del Rischio dei beni culturali. Sono stati censiti 10.178 beni e predisposte 2.500 schede di vulnerabilità. Gianfranco Zanna, responsabile Beni Culturali Legambiente Sicilia ci dice che “i nostri beni culturali hanno tanti problemi legati soprattutto alla mancanza di fondi per la tutela e la manutenzione ordinaria che resta il miglior modo per salvaguardarli. Credo che, ad oggi, non si sia programmato nulla. Da molti anni le risorse per i beni culturali vengono attuate dai Fondi europei e fino adesso nulla è stato fatto per quelli derivanti dalla nuova Agenda 2007/2013”.



Il 20% dei reperti del museo Salinas in situazione gravissima di deperimento
 
PALERMO – Sulla situazione di degrado dei beni culturali siciliani abbiamo discusso con Agata Villa, direttore del museo archeologico regionale Antonio Salinas (il più importante della Sicilia). Il museo – oggi visitabile solo in parte perché sottoposto a lavori di restauro – da un lato, illustra le diverse fasi dell’arte e della civiltà della Sicilia occidentale, dalla preistoria al medioevo; dall’altro, riflette la storia del collezionismo sette-ottocentesco attraverso l’esposizione di importanti collezioni e reperti, in alcuni casi di provenienza non siciliana. Sono esposti anche reperti provenienti dalla Sicilia orientale, come ad esempio Tindari, Randazzo, Taormina, ecc., acquisiti grazie all’infaticabile attività di Antonino Salinas (1841-1914) cui è dedicato l’Istituto museale.
“Il 20% dei beni culturali custoditi al museo – ci ha detto il direttore – è in situazione gravissima di deperimento, un altro 60% ha bisogno di manutenzioni. I fondi della Regione sono pari a zero ma fortunatamente abbiamo ricevuto 200 mila euro dal Ministero (provenienti dall’8 per mille) per il recupero dei beni. Inoltre, abbiamo fatto domanda all’assessorato regionale per attingere ai fondi europei 2007/13, ma per questi avremo risposta solo nel gennaio 2011”.

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