Dal Cipe nemmeno 1 euro alla Sicilia - QdS

Dal Cipe nemmeno 1 euro alla Sicilia

Raffaella Pessina

Dal Cipe nemmeno 1 euro alla Sicilia

venerdì 03 Dicembre 2010

Cipe. “Comitato interministeriale per la perdita economica”.
Seduta del 18 novembre. Le opere sbloccate del Programma infrastrutture strategiche (Legge 433/2001) soddisfano soprattutto le regioni che si estendono al nord dello stivale.
Fas. Dal Fondo per le aree sottoutilizzate sono stati sottratti dal Cipe, nella stessa seduta del 18 novembre, 400 mila € per destinarli alla Scuola europea di Varese.

Nel leggere il titolo del quotidiano “la Padania” del 19 novembre scorso “Il Cipe apre i cordoni della borsa, ok a opere per 21 miliardi di euro” non possiamo che avvertire un pò di invidia, anche perchè scrivono pure: “La maggior parte dei fondi va al Nord”. è proprio così. Dei 21 miliardi, ben 16,2 vanno al Nord non solo per l’alta velocità, ma anche per gallerie, valichi e il Mose di Venezia che così giungerà al 75 per cento della sua realizzazione. Si tratta di benefici immediati, visto che le risorse andranno destinate ad interventi subito cantierabili cui lo Stato, appunto, garantisce la copertura finanziaria globale.
Dei progetti cantierabili per l’Isola nessuno in elenco da finanziare subito, si rimanda sempre come i fondi Fas, che nel frattempo si assottigliano. Basti pensare che dalla stessa seduta Cipe 400 mila euro sono stati dirottati alla scuola europea di Varese.
 
Il Comitato interministeriale per la programmazione economica nella seduta del 18 novembre scorso ha approvato il Programma delle Infrastrutture Strategiche per gli anni 2011/2013. La maggior parte dei progetti approvati riguarda le regioni del Nord Italia (Trentino Alto Adige, Liguria, Lombardia Veneto e Piemonte) e gli altri progetti approvati si fermano alla Campania, con la proroga della dichiarazione di pubblica utilità dell’Interporto di Battipaglia.
Più a Sud, dove le infrastrutture strategiche sono totalmente carenti, non è stato previsto alcuno stanziamento. Anzi dai Fondi Fas il Cipe ha sottratto 400.000 euro da destinare alla Scuola Europea di Varese. La notizia viene ripresa dai giornali, anche dal nostro “Quotidiano di Sicilia” il 23 novembre, che nota come al vertice del Cipe vi sia proprio un siciliano, Gianfranco Miccichè e ci si chiede come mai non sia arrivato un soldo in Sicilia. Subito il sottosegretario si affretta a diramare un comunicato (il 23 novembre) nel quale specifica di voler fare chiarezza. “Nel corso dell’ultima riunione del Cipe – scrive nella nota – abbiamo destinato al Sud nuove risorse per circa 477 milioni di euro, di cui 300 milioni alla Puglia e 177 milioni per interventi nel settore irriguo e della bonifica nelle Regioni del Mezzogiorno. Le opere al Nord – si affretta a chiarire Miccichè – non sono nuovi finanziamenti, ma riguardano lo stato di avanzamento di lavori già approvati o di opere già iniziate e da completare.
Dopo qualche giorno, il tempo di metabolizzare quanto accaduto, e il Governatore della Sicilia tuona contro Gianfranco Miccichè, sottosegretario con delega al Cipe e il 25 novembre, in una nota, scrive “i cittadini Siciliani vedano come sono stati assegnati i 21 miliardi di euro: le briciole, qualche decina di milioni, solo per alcune opere a Taranto e a Bari. Tutto il resto va al Nord. Questa è la fotografia di come il Governo nazionale tratta il Nord ed il Sud”. Secca la risposta di Miccichè che ha dichiarato che dalla Sicilia non era arrivata alcuna richiesta, anzi per “quanto riguarda la Ragusa-Catania il 30 agosto scorso abbiamo ricevuto una lettera firmata proprio dal presidente Lombardo, con la quale siamo stati informati che la Regione aveva deciso di ritirare il cofinanziamento, bloccando di fatto il finanziamento già assegnato”.
Una controreplica è arrivata da Giuseppe Reina, ex sottosegretario Mpa alle infrastrutture che ha dichiarato “La riunione del Cipe, con le sue conclusioni costituisce la summa della deriva politica di un governo che non è più solo strabico, ma rivolto ormai verso il Nord”. E prosegue criticando Miccichè che “dovrebbe spiegare ai siciliani la verità più che ratificare con una mera presenza acritica decisioni molto gravi per il futuro del Meridione e della Sicilia”.
E sempre il 24 novembre il governatore della Sicilia ha detto che “gli edili se ne vogliono andare perché il Cipe, dopo un anno e mezzo, non ha emesso nemmeno il decreto per dare la certezza che i fondi Fas saranno disponibili”. Un contenzioso ormai aperto da tempo perché lo Stato Centrale dichiara che la Sicilia non ha speso ancora i Fondi Fas degli anni precedenti e quindi non vuole erogare altri soldi che rimarrebbero “posteggiati”. Poi, l’intervento del Governo Berlusconi per il Sud: il 26 novembre scorso il Consiglio dei Ministri ha varato il Piano nazionale per il Sud. Il Piano, del valore complessivo di 80 miliardi di euro, rappresenterebbe un atto di impegno politico e di indirizzo strategico con lo scopo di ridurre il divario territoriale. Il Piano prevede otto priorità raggruppate in tre obiettivi strategici: infrastrutture, ambiente e beni pubblici; competenze ed istruzione; innovazione, ricerca e competitività. A queste si aggiungono altre cinque priorità strategiche di carattere orizzontale, da attuare rapidamente per creare nel Mezzogiorno un ambiente favorevole e precondizioni adeguate al pieno dispiegamento delle sue potenzialità di sviluppo: sicurezza e legalità; certezza dei diritti e delle regole; pubblica amministrazione più trasparente ed efficiente; Banca del Mezzogiorno; sostegno mirato e veloce per le imprese, il lavoro e l’agricoltura. Ma l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, ha osservato: “il piano per il Sud comporta un taglio del 10% ai fondi Fas, cosa che per la Sicilia determina 1 mld di euro in meno”.

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