Autostrade, la guerra del Cas - QdS

Autostrade, la guerra del Cas

Rosario Battiato

Autostrade, la guerra del Cas

martedì 14 Dicembre 2010

Autostrade. La gestione pubblica di Ct-Me, Pa-Me, Sr-Gela.
Il provvedimento. Dopo 1073 ispezioni eseguite e 390 infrazioni rilevate, l’Anas ha revocato la concessione al Consorzio autostrade siciliane. Gli incassi dei pedaggi della Ct-Me e Pa-Me vanno a Roma.
Il tonfo. In 9 anni di gestione il Cas ha accumulato una serie impressionante di record negativi: spese stratosferiche, mancati guadagni, opere di manutenzione mai partite o portate a compimento.

PALERMO – Fine dei giochi. Forse. Lo scorso 29 novembre il Consorzio Autostrade Siciliane ha ricevuto la notifica sul provvedimento di decadenza della concessione autostradale adottato con decreto interministeriale del 5 luglio 2010 e registrato dalla Corte dei Conti il 4 novembre 2010.
Il Cas continuerà con l’ordinaria amministrazione: esercizio delle Autostrade Messina Palermo, Messina Catania e Siracusa Gela garantendo, tra le altre cose, la gestione tecnica delle tratte, la manutenzione, il mantenimento del servizio di soccorso stradale. E il futuro? Senza le entrate annuali a rischio 450 dipendenti e la gestione delle autostrade che potrebbe divenire preda di qualche famelico gruppo settentrionale. Sullo sfondo della questione l’ennesimo scontro Roma-Palermo e Lombardo che promette battaglia avendo già presentato ricorso.
 
La guerra è ormai totale. L’infuocato fronte politico Roma-Palermo ha fatto breccia anche nella gestione delle autostrade siciliane. Dallo scorso luglio l’organo tutorio, il ministero Infrastrutture e Trasporti, ha emesso nei confronti del Cas (Consorzio per le autostrade siciliane), per il 90% in mano alla Regione siciliana, un provvedimento di decadenza della concessione. La concessione stipulata tra Anas e Cas era stata firmata a fine 2000 con entrata in vigore nel 2001 per una durata fissata fino al 2030. Le motivazioni della scelta? A ben guardare si tratta di ragioni prettamente gestionali, visto che il Cas, grazie alla colpevole complicità della classe politica regionale, ha dilapidato patrimonio e strutture, senza fornire alcun genere di miglioramento alle autostrade in gestione. Nelle ultime settimane la questione ha raggiunto l’inevitabile scontro istituzionale: la Giunta di governo della Regione siciliana riunita a Palazzo d’Orleans sotto la presidenza di Raffaele Lombardo, ha deciso di promuovere ricorso “ad adiuvandum” a fianco del Consorzio autostrade siciliane contro la revoca della concessione da parte del ministero. L’azione del governo regionale è arrivata in appoggio al ricorso già avanzato dal Cas.
 
Non si può certo dire che nove anni di gestione abbiano rivoluzionato il funzionamento delle autostrade siciliane, anzi per certi aspetti hanno cristallizzato un processo che non è mai stato evolutivo ma degenerativo. E queste ragioni “mascherano” benissimo, perché innegabilmente vere, l’eventuale motivazione politica, frutto dell’aspro scontro Roma-Palermo, che avrebbe portato alla revoca. Come ammesso dallo stesso Raffaele Lombardo in un’intervista a L’Espresso, il Cas è chiaramente un ente “colabrodo”, che la Regione ha commissariato tentando un recupero in extremis per stabilizzare il livello finanziario e dare l’avvio alla privatizzazione.
Del resto la storia travagliata ne è testimonianza: dal 2000 al 2007, il Consorzio è stato gestito da un commissario straordinario, nel 2008 è stato ricostituito il consiglio direttivo, mentre il 5 febbraio del 2009 c’è stato il ritorno al commissariamento. Già all’epoca il presidente del Cas aveva denunciato una serie di fattori tra cui l’elevato indebitamento del Consorzio nei riguardi di terzi le cui spettanze risultavano non pagate dal 2003 in poi, con debiti oscillanti da 100,00 euro a 48 milioni di euro. Nella relazione presentata all’Ars lo scorso 20 luglio da Mancuso-Leontini-Limoli-Corona-Bosco-Falcone si riprendono alcuni dei punti evidenziati nella relazione del presidente tra cui la presenza nel Cas di “un rapporto spese per il personale/introiti più alto tra quelli di tutte le altre società autostradali (oltre il 45% a fronte di un tetto massimo delle altre concessionarie pari al 35%)”, e della perdita di 70 milioni di euro negli ultimi dieci anni per mancato rinnovo delle concessioni nelle aree di servizio.
Ma non c’è solo la finanza. Nel 2009 ispezioni dell’Anas alla presenza dei contraddittori – dati riportati nella relazione che il 23 giugno scorso Mauro Coletta, direttore dell’Ispettorato vigilanza concessioni autostradali, ha consegnato al ministero delle Infrastrutture – hanno registrato 1073 ispezioni e rilevato 4863 non conformità tra tutti i concessionari, di queste 390 addebitabili al Cas e confermate al marzo 2010. Successivamente si è rafforzata l’azione di vigilanza sulle società concessionarie autostradali, ed in seguito è arrivata la firma dei ministri Matteoli e Tremonti sul provvedimento che ha fatto decadere la concessione al Cas. Nel febbraio scorso il parlamentare Antonio Salvatore Germanà ha presentato una interrogazione al ministro Matteoli, riprendendo alcuni dei rilievi mossi nel corso degli anni dalla Anas S.p.a.: operazioni di manutenzioni finanziate per la Messina-Catania e la Messina-Palermo per 54 milioni di euro ma mai applicate e il finanziamento per gli anni 2006 e 2007 di circa 30 milioni di euro per lavori di manutenzione mai eseguiti (ad esempio la galleria che collega Rometta con Milazzo sulla A20 rimasta in standby negli ultimi dieci anni).
Dal Cas minimizzano specificando che si è trattata di una gestione per troppi anni lacunosa e pertanto non direttamente addebitabile all’attuale gruppo dirigente. Stupisce, però, che a fronte di questa situazione siano stati erogati ben 45 mila euro di premi di risultato e trattamento ai dirigenti dell’ente. Rino Berlinghieri, il commissario inviato da Lombardo, ha spiegato di aver agito nel rispetto del contratto integrativo, ma di certo appare contraddittorio osservare premi finanziari a fronte di un ente al tracollo.
Tuttavia il futuro del’ente è strategico per l’Isola: il Cas (450 dipendenti) senza l’addebito delle tariffe autostradali non potrebbe sopravvivere, visto che la Regione, nel caso in cui il ricorso al Tar dovesse fallire, si troverebbe costretta a versare gli incassi annuali sul conto dell’Anas e si tratta di una partita da 85 milioni di euro all’anno. Lombardo non accetta lo “scippo”. “Ora il Cas non so di cosa camperà se i pedaggi delle autostrade – si legge sul blog del governatore – vengono incassati dallo Stato. I dipendenti ce li paghiamo noi?”
All’interno di questo magma bolle anche l’affare della superstrada Ragusa-Catania e dei fondi del Cipe già pronti, in sospetto tempismo, secondo la Giunta di Governo, per far entrare nell’affare qualche gruppo molto vicino all’asse pidiellino regionale, come Vito Bonsignore, onorevole in quota Pdl, e cugino del sindaco di Bronte e senatore Pdl Pino Firrarello, “storico” avversario politico di Lombardo. E su tutto l’ombra, mai smentita, di gruppi del nord pronti a mettere le mani sulle autostrade siciliane.

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