La Regione siciliana affossa le ferrovie - QdS

La Regione siciliana affossa le ferrovie

Rosario Battiato

La Regione siciliana affossa le ferrovie

mercoledì 15 Dicembre 2010

Impietoso il report “Pendolaria” di Legambiente sulla ferrovia nell’Isola: aumentano i pendolari, ma i governi la lasciano marcire. Nel 2010 neanche 1 euro di investimenti per la rete che subisce anche 1,2 milioni di tagli da Roma

PALERMO – Niente di nuovo rispetto gli anni passati, anzi il proseguo di una fase degenerativa che specialmente nel Meridione d’Italia, con concentrazioni esagerate in Sicilia, continua ad essere dominante. Questa la fotografia scattata dal rapporto “Pendolaria 2010”, puntuale riferimento che da cinque anni Legambiente realizza sul sistema ferroviario del Bel Paese.
Aumenta il numero dei pendolari (+11,5% in tre anni) arrivando a quota 2 milioni e 700 mila, ma, nonostante la crescita dell’utenza, il Governo e le regioni non investono adeguatamente lasciando che le ferrovie anneghino tra disagi, affollamenti e ritardi. Negli ultimi 8 anni il 70% delle risorse statali sono state destinate a strade e autostrade mentre solo il 13,7% è andato alle linee ferroviarie nazionali e regionali. Tra le regioni spicca la Sicilia che, assieme all’Umbria, è stata l’unica ad aver assegnato zero euro al sistema ferroviario nel 2010.
Questo duplice attacco di Stato e regioni – il Governo, secondo Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale dell’associazione del cigno, ha tagliato 1.215 milioni di euro dei trasferimenti alle Regioni per il fondo del servizio ferroviario, ma ha anche soppresso la norma contenuta nella Finanziaria 2008, che consentiva alle Regioni di trattenere una quota dell’accisa sul gasolio per il servizio ferroviario locale a partire dal 2011 – lascia intravedere una strategia d’insieme che mira al contenimento del trasporto e del traffico su rotaia. Inevitabile, pertanto, il senso di smobilitazione che i pendolari italiani stanno vivendo in questi ultimi anni.
Se a livello nazionale il sentore di questa contrazione si percepisce abbastanza concretamente, a livello siciliano appare in tutta la sua evidenza data la plateale azione di smantellamento operata da Trenitalia. Di certo i siciliani non possono definirsi dipendenti dal treno, come statisticamente non lo sono per il trasporto pubblico, ma le ragioni di queste scelte possono essere anche deducibili da un servizio raramente adeguato e da una disaffezione derivata da una profonda assenza di regolarità. Motivazioni che avrebbero dovuto motivare il settore pubblico siciliano a trovare nuovi clienti e non ad attuare una massiccia operazione di fuga dall’Isola come il Qds ha denunciato in recenti inchieste.
Secondo una raccolta dati realizzata dal comitato pendolari ogni giorno Trenitalia taglia 1.000 chilometri. Una situazione tragica per i tantissimi pendolari dell’Isola – sono circa 50 mila i viaggiatori quotidianamente trasportati da mezzi Trenitalia – che devono inoltre far fronte alle interminabili tratte. Celebri le tratte Catania-Palermo che dura oltre 5 ore, sebbene esistano già due corse che riducono fino a poco più di 3 ore, e la Ragusa-Palermo, segnalata anche nel rapporto Pendolaria 2009 di Legambiente, che dura 5 h e 20 minuti per 250 chilometri.
Eppure, in un’ottica di sostenibilità ambientale proprio le ferrovie dovrebbero essere in prima linea nella strategia trasporti dei governi nazionale e regionali. Secondo il rapporto Enea 2010 sulle emissioni di anidride carbonica, aggiornato al 2006, il settore dei trasporti ha inciso in Sicilia per il 29% del totale, producendo una quota di 8.788 kt. Invece le ferrovie, specialmente quelle elettrificate, hanno un’incidenza assai minore sulle emissioni ed infatti, secondo Trenitalia, ogni passeggero che sceglie il treno inquina il 66% in meno rispetto al trasporto su strada.

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