Strade killer per colpa degli sprechi - QdS

Strade killer per colpa degli sprechi

Antonio Borzi

Strade killer per colpa degli sprechi

martedì 21 Dicembre 2010

Viabilità. Se un viaggio in auto può costare la vita.
Pessime condizioni. Pesa il mancato adeguamento delle arterie isolane agli standard europei e nazionali. L’obiettivo è quello di diminuire del 50 per cento gli incidenti entro dieci anni.
Educazione. Oltre che spendere in infrastrutture servirebbero iniziative per sensibilizzare giovani e automobilisti alla prudenza e al rispetto delle regole del Codice della strada

PALERMO – I dati di Istat e Aci parlano chiaro: in tutta Italia diminuiscono incidenti e morti sulle strade, in Sicilia la situazione resta pressoché stazionaria, e nel triennio 2007- 2009 si è passati da 14.173 sinistri a 14.044.
La responsabilità è anche degli enti locali, che preferiscono spendere gran parte delle risorse per mantenere apparati elefantiaci piuttosto che investire sulla manutenzione delle strade, su nuove infrastrutture e in iniziative per l’educazione stradale soprattutto dei più giovani.
A primeggiare la triste classifica degli infortuni sono Catania e Palermo, con oltre 3.000 incidenti. Numeri che doppiano quelli segnati da altri capoluoghi siciliani come Trapani, Messina e Siracusa.
 
I morti sulle strade siciliane non accennano a diminuire. I dati prodotti da un’attenta indagine condotta in sinergia fra Istat e Aci fotografano una situazione drammaticamente stazionaria in Sicilia. Tutto questo nonostante quella nazionale mostri dei dati confortanti con una diminuzione dell’1,6% del numero di incidenti rispetto all’anno precedente. In calo anche il numero dei feriti (meno 1,1%) e soprattutto quello dei morti (meno 10,3%).
Il confronto con la situazione isolana invece mostra dei dati stazionari rispetto agli anni precedenti. Nel triennio 2007-2009 si è passati da 14.173 incidenti a 14.044. Preoccupante notare come nel 2008 si sia segnato addirittura un aumento degli incidenti che hanno toccato quota 14.347. Insomma dei dati che si discostano dalle cifre che l’Italia fa segnare e che, soprattutto guardando oltre le Alpi, dovrebbero paragonarci alle altre nazioni europee.
Il deficit siciliano appare evidente soprattutto in relazione alle altre regioni italiane che mostrano dei numeri notevolmente inferiori. Senza andare troppo a Nord si nota come la Campania, che ha un numero di abitanti maggiore rispetto alla nostra regione, conta più di 2000 incidenti in meno.
Estendendo il confronto con il Lazio si nota come nella regione della capitale sia in atto un percorso virtuoso che ha permesso una diminuzione, sempre nel triennio 2007-2009, di ben 1000 incidenti. Calo verificato, ad esempio, anche in regioni dalle dimensioni ben inferiori come Umbria e Marche che hanno fatto segnare circa 500 incidenti in meno.
Va da sé che anche il numero dei morti e degli incidenti sulle nostre strade sia stazionario. Dai 356 morti del 2007 si è passati ai 325 del 2009 segnando un lievissimo calo. Mentre addirittura per i feriti i numeri sono in aumento con un passaggio dai 21.442 del 2007 ai 21.742 del 2009. 
A primeggiare la triste classifica sono Catania e Palermo con oltre 3.000 incidenti. Numeri che doppiano quelli segnati da altri capoluoghi siciliani come Trapani, Messina e Siracusa.
I dati raccolti dall’Istat vanno ben oltre, analizzando nel dettaglio le cause degli incidenti all’interno delle strade urbane siciliane. I catanesi, ad esempio, non sembrano aver digerito le rotatorie partorite in gran quantità soprattutto sotto la gestione dell’ex sindaco etneo Umberto Scapagnini. A causa di queste opere che dovrebbero aiutare a smaltire il traffico si sono registrati ben 83 incidenti. Per non parlare di come risultino assolutamente indigesti ai cittadini etnei gli incroci. Sono 327 gli incidenti agli incroci, un numero che quasi doppia gli oltre 170 segnati a Palermo. Ad aggravare il tutto, nel capoluogo etneo, l’assenza di un’assicurazione che metta a riparo l’Ente comunale in caso di sinistri causati dalla cattiva condizione delle strade e della segnaletica orizzontale e verticale.
Oltre ai dati quello che emerge dall’indagine è un mancato adeguamento delle strade siciliane agli standard di sicurezza europei e nazionali. Basta circolare all’interno delle principali arterie cittadine per notare come le buche non siano in cima alle liste di spesa delle amministrazioni comunali. Dei pericoli mortali soprattutto per i motociclisti che in questo modo rischiano perennemente di cadere accidentalmente con dei seri pericoli per la loro incolumità.
Una condizione che rende quasi impossibile per l’Italia raggiungere per tempo l’obiettivo europeo fissato da tutti gli Stati membri che prevede una diminuzione degli incidenti del 50% in 10 anni. I dati del 2009 vedono un calo di circa 10 punti inferiore.
Dei risultati sono stati raggiunti soprattutto con l’inasprimento delle norme in materia di sicurezza stradale che hanno portato a una diminuzione delle pratiche, diffuse e pericolose, che prevedono l’uso del cellulare alla guida o il mancato uso delle cinture di sicurezza. Ma è proprio in materia di educazione stradale che in Sicilia si segnano i deficit più preoccupanti.
La condotta spesso spericolata alla guida associata a condizione di traffico esasperante non può far altro che rendere la situazione stazionaria. È infatti da sottolineare come il parco macchine siciliano ed italiano non stia affatto diminuendo. Sintomo questo di come ancora i servizi pubblici non siano abbastanza efficienti e non riescano a disincentivare l’utilizzo dell’automobile. A questo c’è anche da associare quel fenomeno che vede progressivamente allontanarsi la popolazione dai centri abitati a fronte di una concentrazione massiva dei servizi nelle grandi città.
Infine il capitolo delle risorse destinate al settore della sicurezza stradale non ha visto i giusti incrementi negli ultimi anni. In Sicilia sarebbero necessari degli interventi per rendere più praticabili i collegamenti fra capoluoghi. Solo per citare degli esempi, non appare rosea la situazione di centri come Agrigento e Ragusa che, nonostante il loro grande peso nell’Isola, si trovano in uno stato di quasi isolamento con strade dalla grande pericolosità.

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