Allarme gioco d’azzardo patologico serve un cambiamento culturale - QdS

Allarme gioco d’azzardo patologico serve un cambiamento culturale

Elisa Latella

Allarme gioco d’azzardo patologico serve un cambiamento culturale

martedì 21 Dicembre 2010

Consumatori sempre più bombardati dalle svariate possibilità che vengono offerte di giocare. A Palermo è attivo da due anni un centro per il recupero da questa dipendenza

PALERMO – Da due anni è attivo a Palermo un ambulatorio specialistico per la cura della dipendenza da gioco, che opera con prestazioni di psicologi e psichiatri, impegnati da anni nel campo delle dipendenze. Perché anche in Sicilia il gioco d’azzardo patologico sta diventando una malattia pericolosamente diffusa.
Storicamente il gioco nasce come abitudine sociale (capace oggi paradossalmente  di far diventare le persone asociali). In alcuni contesti diventa un comportamento che può sfociare in atti illeciti o addirittura in reati. Nel 2010 in Italia il gioco è, purtroppo, nella maggior parte dei casi, una malattia, che colpisce diffusamente i consumatori, letteralmente “bombardati” dalle possibilità che vengono offerte di giocare: dalla macchinetta al bar o alla tabaccheria a internet.
Eppure da che mondo è mondo tutti i bar vendono alcolici e non tutte le persone sono alcolizzate. Allora perché negli ultimi anni sembra più facile cadere nella rete del gioco? Il gioco d’azzardo patologico, in sigla gap, è un disturbo del comportamento che, anche se rientra tuttora nella categoria dei disturbi ossessivo-compulsivi, ha una grande attinenza con la tossicodipendenza, tanto da rientrare nell’area delle “dipendenze senza sostanze”. L’ambulatorio palermitano, attiva, dopo una preliminare valutazione diagnostica, programmi terapeutici specifici, tramite l’attività di terapia individuale e di coppia e l’eventuale avvio di gruppi terapeutici.
è alto il rischio per i consumatori a cui “piace giocare” di diventare giocatori patologici, se non ci si dà dei limiti, il più possibile severi. Il giocatore patologico, infatti, mostra una crescente dipendenza nei confronti del gioco d’azzardo, aumentando il tempo passato a giocare, la somma spesa nel tentativo di recuperare le perdite,  spesso indebitandosi e trascurando i normali impegni della vita. Una partita a carte a Natale ci sta: ma è bene non andare troppo oltre, però, perché il gioco  non è mai stato,  in nessun contesto, un momento di crescita sociale e culturale. E chi dice spavaldamente che può smettere quando vuole, dentro di sé sa che gli è molto difficile farne a meno. 
Ad alti livelli il gioco d’azzardo è separato da una sottile linea di confine dal crimine ed in particolare dal fenomeno del riciclaggio di denaro sporco. In questi ultimi anni, infatti, il boom del mercato dei giochi d’azzardo in Sicilia, e in tutta l’Italia – scommesse ai cavalli, scommesse sportive, lotto, totocalcio, superenalotto, totogol, gratta e vinci, bingo, videopoker e slot machines, e svariatissimi tipi di lotterie – ha creato troppi guai. Complice purtroppo lo Stato, che dal monopolio del gioco del lotto ha notevoli entrate,  che dovrebbe assumersi la responsabilità delle conseguenze della mania del lotto ed aiutare le persone in difficoltà ad uscire dal vortice da cui sono finite, proponendo un cambiamento culturale che superi la solitudine. Un cambiamento che passa inevitabilmente da un’informazione corretta. Nell’era del click il giocatore d’azzardo cambia volto: mentre prima era facilmente individuabile, frequentatore di determinati posti, ora chiunque sia in possesso di un computer, di un collegamento a internet e di una carta di credito  può diventare un giocatore compulsivo, che 24 ore su 24 la possibilità di accedere al gioco senza incorrere nel giudizio degli altri. Giocatori Anonimi, associazione gratuita e basata sull’auto-aiuto, affiliata a Gamblers Anonymous Americano  aiuta ad uscire da questa dipendenza lottando contro quella che è un  una net-patologia da sconfiggere.
 

 
Quando la dipendenza diventa uno scompenso
 
Gap in inglese vuol dire scompenso, dislivello. è l’avvertimento che si ascolta nelle metropolitane londinesi, in cui una voce automatica ricorda di stare attenti nella discesa al gradino, al dislivello. In Italia  è una sigla che indica il gioco d’azzardo patologico. A ben vedere è essa stessa uno scompenso. è una malattia, grave, che però si può sconfiggere, perché la volontà va allenata a partire dalle piccole difficoltà. Questa l’idea alla base del breve saggio “Dipendenze” edito nel 2010 da Città Nuova editrice e scritto a dodici mani dal biologo Roberto Pacini, dal medico capo della Polizia di Stato Giuseppe Polino, dagli psicologi Matteo Fiorelli e Pasquale Ionata, da Maria e Raimondo Scotto, rispettivamente psicopedagogista e medico, reciprocamente moglie e marito. Un libro che insegna quanto sia importante saper dire di no a se stessi. Per evitare quelle “dipendenze” che sembrano inizialmente lievi e che possono diventare gravissime,  raccontate in poco più di sessanta pagine: dall’alcol al fumo da sigaretta, dagli allucinogeni alle anfetamine e all’ecstasy, per arrivare alla cocaina, all’eroina, ai farmaci, al sesso, infine al gap, al gioco d’azzardo patologico, che genera debiti su debiti ed apre le porte alla rovina.

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