Termini virtuosa Ars viziosa - QdS

Termini virtuosa Ars viziosa

Carlo Alberto Tregua

Termini virtuosa Ars viziosa

giovedì 23 Dicembre 2010

I deputati illudono ancora i precari

Due buone notizie splendono da ieri sul cielo della Sicilia. La prima riguarda il processo di conversione del territorio di Termini Imerese, stabilimento Fiat, per il quale vi sono sette progetti, valutati positivamente dal Ministero per lo Sviluppo economico. Tali progetti prevedono investimenti di capitali privati per 880 milioni di euro, e risorse pubbliche per 180 milioni di euro. Gli investimenti delle sette aziende creeranno oltre tremila posti di lavoro, che sostituiranno i circa mille attuali dell’impianto Fiat.
Ecco ancora una volta dimostrato come con modeste risorse finanziarie pubbliche si possa mettere in moto l’economia con l’assorbimento di migliaia di disoccupati. In questo caso il rapporto è addirittura più favorevole perchè i 180 milioni di risorse pubbliche citate consentiranno a tremila siciliani un lavoro a tempo indeterminato. Se la Regione diventasse virtuosa e destinasse tutte le proprie risorse, indirizzate male per la spesa corrente, verso la realizzazione di investimenti e la costruzione di opere pubbliche, potrebbe mettere in moto un meccanismo vantaggioso che darebbe centomila posti di lavoro a centomila disoccupati siciliani opportunamente formati alla bisogna.

L’altra notizia luminosa è la prevista impugnazione da parte del Commissario dello Stato della legge clientelare che 67 deputati in malafede hanno approvato all’unanimità, martedi 14 dicembre. La notizia è luminosa perchè rende giustizia ai 236 mila disoccupati, che si sono sentiti discriminati dai legislatori regionali i quali con la legge approvata avevano dato ragione al clientelismo dei loro colleghi, che nel corso di tanti anni avevano fatto assumere agli enti locali siciliani tante persone munite di un solo merito: quello della raccomandazione.
Vogliamo ringraziare pubblicamente l’ufficio del Commissario dello Stato anche per le efficaci motivazioni dell’impugnativa. Notiamo con soddisfazione che nel ricorso dinnanzi alla Corte costituzionale sono stati inseriti argomenti che noi ampiamente abbiamo illustrato nelle nostre inchieste in questi anni. Il primo di essi è rappresentato dalla condizione non rinunciabile di una selezione trasparente, comparativa, basata esclusivamente sul merito ed aperta a tutti i cittadini in possesso di requisiti previamente e opportunamente definiti.

 
Prosegue il ricorso che il reclutamento dei dipendenti in base al merito si riflette, migliorandolo, sul rendimento delle pubbliche amministrazioni e sulle prestazioni da queste rese ai cittadini. E ciò può avvenire mediante il concorso pubblico precisato dall’articolo 97 e sviluppato dall’articolo 98 della Costituzione. Il ricorso sottolinea ancora che secondo la sentenza della Consulta 453/90 il concorso impedisce che il reclutamento dei pubblici impiegati avvenga in base al criterio di appartenenza politica (leggasi raccomandazione).
È altresì sottolineato che il concorso è necessario anche in caso di inquadramento di dipendenti già in servizio (sentenza n. 1/99) e di trasformazione di rapporti di ruolo in rapporti non di ruolo (sentenza  n. 205/04).
La vergognosa legge approvata in malafede, lo ripetiamo, ha violato anche il principio che le deroghe al pubblico concorso sono ritenute legittime in presenza di peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico ricollegabili alla peculiarità delle funzioni che il personale reclutato è chiamato a svolgere e dalla specifica professionalità maturata da quest’ultimo (sentenza n. 81/06).

Sosteniamo che i deputati erano in malafede perchè non vogliamo pensare che essi fossero ignoranti. Essi conoscevano la giurisprudenza consolidata in materia e, non avendo neanche offerto la copertura finanziaria, sapevano che la legge sarebbe stata demolita dal Commissario.
Perchè l’hanno fatto? Probabilmente per dare un contentino di facciata a tante persone, di cui umanamente comprendiamo l’aspettativa e solidarizziamo con loro, ma che non hanno il diritto di entrare nella pubblica amministrazione a scapito di tutti gli altri siciliani, per effetto dell’odiosa discriminazione del ceto politico che vuole favorire i propri raccomandati, i quali inevitalbimente si trasformeranno in galoppini politici, utili nelle tornate elettorali.
Con queste due luminose notizie, che ci fanno vedere una prospettiva positiva per il 2011, auguriamo che il Governo regionale e la sua maggioranza capiscano che è finito il tempo dei privilegi e indirizzino la loro azione verso lo sviluppo e le attività produttive.

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