Una terra libera dal bigottismo con un futuro senza corruzione - QdS

Una terra libera dal bigottismo con un futuro senza corruzione

Una terra libera dal bigottismo con un futuro senza corruzione

martedì 28 Dicembre 2010

La pagine del futuro: “La Sicilia che vorrei” secondo la V^ classe del liceo linguistico Cassarà di Palermo. Una Sicilia dove regni impegno, lavoro e benessere. Libera dall’omertà e dal pizzo

PALERMO – Chi ci ha governato per perseguire puri fini personali, ci ha fatto conoscere solamente regressione.
Restano ancora i sogni di noi giovani siciliani, che speriamo di poter impostare il nostro futuro  e il nostro lavoro, nella terra, che ci ha visti nascere.
 
La Sicilia che vorremmo dovrebbe garantirci un futuro lavorativo, economico e sociale, stabile.
Vogliamo una terra libera dalla mafia, dall’indifferenza e da quella mentalità chiusa e bigotta, che caratterizza ancora molti e che non ci fa progredire.
 
Noi giovani siciliani, tanto attaccati alla famiglia, dobbiamo oggi rinunciare perfino a questo valore per mancanza di quella stabilità, per cui comunque siamo ancora disposti a lottare con tutte le nostre forze.
I giovani siciliani vivono in una terra tra le più ricche di risorse naturali e artistiche, che sono poco valorizzate, se non addirittura mal curate, che potrebbero invece essere la nostra fonte primaria di impegno, lavoro e benessere. Cosa ci potrebbe essere di più bello delle spiagge siciliane pulite e gestite dai giovani?
E che dire dei mestieri dimenticati, che dovrebbero di nuovo essere ripresi, insegnati a noi giovani? Sarebbe allora opportuno aprire e/o potenziare delle vere e proprie scuole d’artigianato, che potrebbero anch’esse diventare una valida alternativa ai tanti licei, che, alla fine,creano solo disoccupati.
Abbiamo anche terre, di cui nessuno  si occupa più, perché anche la figura dell’agricoltore tende a sparire: non vi sono più giovani disposti a faticare nei campi perché non sono guidati in questa direzione  e perché il raccolto viene sottopagato per la forte concorrenza degli altri paesi mediterranei. Per questo in molte zone gli agrumi non vengono raccolti e in altre al posto di intere piantagioni sono  sorti palazzi di cemento armato.
Vogliamo essere di nuovo i siciliani di Federico II , della “Corte” , che ha fatto  risplendere la nostra terra, in cui i “campi” erano rigogliosi: su quei “terreni” oggi sterili desideriamo tornare a coltivare arance e fichi d’India, a costruire qui il futuro nostro e quello dei nostri figli. Uniamoci dunque, impegniamoci fin dai banchi di scuola a “stanare la lupa” della corruzione.

Le aspirazioni

Sognare una Sicilia ricca di opportunità è abbastanza per credere in un futuro migliore? È proprio il domani a spaventare i giovani siciliani, che presto dovranno entrare a far parte del mondo del lavoro “impastato” con malavita e corruzione. Sono sempre più numerosi i ragazzi, che cercano di investire la propria intelligenza all’ estero per realizzarsi professionalmente. Quante volte abbiamo sentito parlare di meriti attribuiti ad altri paesi per mezzo dei nostri “cervelli”? E quante volte abbiamo pensato “potevano essere per noi”.  Nessuno sembra esser disposto a voler abbandonare questa terra, ma poi è costretto a farlo. Si pensa di andare altrove, come se lasciarsi alle spalle i problemi sia la soluzione. Si rinuncia al mare, al sole, al panino con la milza “schietto” o “maritato”, al pane e panelle, alle arancine, alle “stigghiole”, alle sfince di San Giuseppe e  alla Cassata. E della brava gente,vogliamo parlare? Perché di quella ce n’è ancora molta e noi siciliani non ci siamo fatti piegare dal boato di una bomba, che ha ucciso due magistrati della nostra patria, due eroi;  noi giovani, di cui tanto si parla, “quelli senza valori e poco educati”, portiamo ancora addosso il dolore e le ferite di quel tragico evento. Anche se nessuno ci crede più, la Sicilia ha continuato a partorire tantissime persone oneste, virtuose e morali, che hanno ancora voglia di ricostruire un futuro realmente migliore, libero da omertà, da pizzo, da corruzione, su di un terreno oggi deserto.

Classe 5 A
del liceo linguistico “Ninni Cassarà”, Palermo

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