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Impresa sempre più etnica

Massimo Mobilia

Impresa sempre più etnica

martedì 04 Gennaio 2011

Studio su dati Infocamere sull’imprenditoria stranieria in Italia tra 2008 e 2010 . Moderato aumento in Sicilia dove non crescono le aziende di italiani

PALERMO – Un’impresa sempre più straniera e multietnica quella che si va diffondendo in Italia, a discapito della crisi economica che continua a frenare, invece, gli investimenti degli imprenditori di casa nostra. Secondo uno studio effettuato dalla Fondazione Leone Moressa sulle dinamiche e la struttura dell’imprenditoria etnica in riferimento agli ultimi dati disponibili di Infocamere emerge, infatti, che in due anni (tra terzo trimestre 2008 e terzo trimestre 2010) nel nostro Paese il numero di imprenditori stranieri è cresciuto del 9,2%, in assoluta controtendenza rispetto all’imprenditoria italiana che ha subito una contrazione dell’1,2%. Percentuali che confermano il trend registrato nel confronto quadriennale tra 2005 e 2009 in cui le imprese straniere erano cresciute del 28,5% e quelle italiane erano diminuite del 2,1%.
“Oltre ad essere un fenomeno sempre in continua evoluzione – affermano i ricercatori della Fondazione – quello dell’imprenditoria etnica non sembra aver subito il contraccolpo della crisi, almeno in termini di numerosità. Essi continuano a crescere mostrando buona vivacità imprenditoriale, dimostrando probabilmente una maggiore flessibilità e adattamento all’evento recessivo”.
Sulle 103 province oggetto dello studio si capisce come i capoluoghi siciliani, alcuni dei quali ricoprono il fondo della classifica, vengano ancora “snobbati” dagli investimenti stranieri. È il caso di Enna, ad esempio, che con appena 859 imprese straniere è quartultima in Italia, al 100° posto, e non va meglio alla vicina Caltanissetta, 90esima con 1.708 imprese. Miglior risultato, invece, per Palermo giunta 23esima con 6.764 imprese straniere, numeri che però la mantengono lontana dalle grandi aree industriali e commerciali del Nord e del Centro. La classifica, infatti, viene vinta da Milano che può contare oltre 73 mila imprese straniere, seguita da Roma (56.118) e Torino (29.877). Tornando sull’Isola, a parte Catania che si è piazzata 34esima con poco più di 5 mila imprese straniere, le altre cinque province si ritrovano tutte nella seconda metà della classifica con Messina 53esima, Agrigento 58esima, Trapani 76esima, Ragusa 78esima e Siracusa 80esima.
Non tutto comunque è da buttare. Nei trend di crescita studiati, infatti, Palermo supera le media nazionali con un ottimo +15,6% tra 2008 e 2010 e un buon +28,5% tra 2005 e 2009, mentre si difende bene Catania dove le imprese straniere sono cresciute del 9,1% nell’ultimo biennio (stessa crescita di Trapani) e del 27,1% nel confronto fino al 2009 dove avevano guadagnato di più Ragusa e Caltanissetta (+31,3%). Quest’ultima, pur restando in fondo alla classifica, ha avuto un incremento del 15,1% nell’ultimo biennio.
A crescere meno sono state, invece, Messina ed Agrigento (attorno al 4%) mentre è rimasta di poco sotto la media nazionale Siracusa.
Le nove siciliane hanno mostrato, però, risultati peggiori nello studio sulla crescita delle imprese italiane. Nello stesso biennio considerato, infatti, è rimasto pressoché invariato il numero di imprenditori italiani a Palermo (+0,2%), Ragusa e Siracusa (+0,5%), mentre in tutte le altre province sono andati diminuendo, con le performance peggiori per Messina (-4,6%), Catania (-3,5%) e Agrigento (-3,3%), seguite da Enna (-2,3%), Trapani (-2%) e Caltanissetta (-1,2%). 
Gli imprenditori stranieri che decidono di investire in Sicilia lo fanno soprattutto nel settore del commercio, scelto dal 49%, secondo lo studio della Fondazione “Leone Moressa” aggiornato al terzo trimestre del 2010, osservando per settori di attività. A seguire troviamo il settore dei servizi alle persone (informazione e comunicazione, attività finanziarie, assicurative, immobiliari, professionali, noleggio, agenzie di viaggio, supporto alle imprese) con il 9,3%, delle costruzioni con il 7,7% e dell’agricoltura, scelta dal 7,6%. Il restante 13,7% ha investito in altri settori. Commercio ed edilizia rappresentano le attività più praticate dall’imprenditoria etnica in Italia, insieme alla manifattura, con prevalenza delle attività commerciali soprattutto al Sud.
È curioso sapere anche che ogni quattro imprenditori stranieri che operano nel nostro Paese, uno è donna, con maggiore presenza nel settore della ristorazione, mentre in generale sono anche abbastanza giovani, dal momento che il 64,7% ha tra i 30 e i 50 anni e che addirittura il 10,3% sta sotto ai 29.
Per quanto riguarda, invece, la nazionalità di provenienza di questi investitori, il gruppo più nutrito è quello dei tedeschi, che costituiscono la maggioranza con il 16,6%, confermandosi principali ammiratori dell’Isola evidentemente non solo dal punto di vista turistico. Seguono, a sorpresa, gli imprenditori di nazionalità marocchina (14,1%) e poi svizzeri (10,2%), cinesi (7,6%) e cittadini del Bangladesh (5,6%). Una fotografia simile a quella nazionale dove marocchini e cinesi sono, insieme ai rumeni le nazionalità più rappresentate tra gli imprenditori stranieri, raccogliendo con svizzeri e tedeschi quasi il 40% del totale.

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