Regione, assunzioni o cantieri per lo sviluppo - QdS

Regione, assunzioni o cantieri per lo sviluppo

Carlo Alberto Tregua

Regione, assunzioni o cantieri per lo sviluppo

sabato 08 Gennaio 2011

Il Governo a un bivio senza proroga

I 32 milioni per prorogare 600 contratti dei precari della Regione hanno obbligato a tagliare borse di studio e assistenza sociale. Ma ci vorranno altre decine di milioni per prorogare tutti i contratti scaduti o in scadenza, nonché centinaia di milioni per quell’altra dissennata operazione di assunzione dei precari degli Enti locali. E poi l’annuncio di assumere altre 4 mila persone del comparto della sanità e altri 5 mila assumendi alla Regione.
Dalla sequenza indicata si desume che questo Governo non ha nessuna intenzione di sbloccare la macchina economica della Sicilia, perché continua a destinare le proprie magre risorse per supportare un clientelismo sfacciato: assumere, assumere e assumere futuri galoppini elettorali per soddisfare le richieste di una classe politica ormai in necrosi che ha perso completamente il contatto con la realtà, cieca, incapace di guardare al futuro.
Ma il tempo sta per scadere. Il presidente dei siciliani, Raffaele Lombardo, sta dimostrando, con questi suoi atti, di essere il presidente di una piccola minoranza di privilegiati e raccomandati, gente che non ha mai dimostrato di possedere arte o competenze, entrata di straforo in qualche pubblico ufficio per un calcione politico e adesso speranzosa di restarvi per tutta la vita scroccando alla comunità siciliana uno stipendio.

Dispiace dover certificare la profonda delusione che Lombardo sta provocando in tutti i siciliani non occupandosi e non preoccupandosi di sbloccare l’economia attraverso due principali canali: l’attivazione dei cantieri di opere pubbliche incagliate, nonché la formulazione di 390 parchi progetto (tanti quanti sono i Comuni dell’Isola), di 829 ristrutturazioni di quartieri (tanti sono i borghi esistenti in Sicilia) e di centinaia di altre opere pubbliche che creerebbero oltre 100 mila posti di lavoro e l’aumento di un punto del Pil della Sicilia su quello nazionale.
Questo galleggiamento ricorda la celebre frase del Divino Giulio il quale sosteneva che è meglio tirare a campare che tirare le cuoia. I tempi sono profondamente cambiati, l’Europa obbliga perentoriamente gli Stati ad acquisire efficienza e non c’è più tempo per fare promesse.

 
Il secondo canale è costituito dall’attivazione di un Polo calamita formato dai migliori professionisti di cui dispone l’Isola, che avrebbe il compito di assorbire investimenti produttivi, disponibili nel mondo da parte di gruppi imprenditoriali, che sono attratti dal Brand Sicilia, ma sono respinti dalla nomea di una Regione impaludata, che impiega tempi interminabili per dare le necessarie autorizzazioni.
Non sembri che queste note, ripetute noiosamente, costituiscano un attacco alla persona di Raffaele Lombardo. Si tratta, invece, di fotografie che con grande dolore siamo costretti a scattare su una situazione drammatica, vicina al disastro.
La certificazione di quanto scriviamo è data anche dall’Associazione dei costruttori siciliani, che attraverso il blocco inspiegabile delle opere pubbliche ha dichiarato che si sono persi 30 mila posti di lavoro. Forse Lombardo pensa di assumere alla Regione anche questi novelli disoccupati? Non si capirebbe, infatti, perché da un canto si chiudono i cantieri e dall’altro si assumono inutili dipendenti.

Con l’inizio del 2011 e con l’elaborazione di un bilancio preventivo difficilissimo il Governo Lombardo è arrivato a un bivio: assunzioni o cantieri per lo sviluppo. Non ci sono risorse per fare entrambe le cose. Non solo, ma occorre addirittura che la Regione blocchi qualunque assunzione e, contemporaneamente, metta in cassa integrazione 5 mila dipendenti con il 70 per cento dello stipendio, girandoli a quel contenitore mangiasoldi che è la Resais Spa.
Bisogna pure che i deputati regionali rinsaviscano, che la smettano di pensare in modo clientelare tutelando privilegiati e raccomandati, ma comincino a riflettere su come dare lavoro produttivo ai 236 mila disoccupati che non hanno avuto alcuna possibilità.
La questione più oscura (ma non tanto) è il blocco dei 18 miliardi di risorse europee, statali e regionali, senza che nessun dirigente venga destituito. Ma, anzi, udite udite, il Governo si appresta a stanziare 35 mln per dar loro dei premi. I premi per chi non ha raggiunto alcun risultato. Evviva!

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