Tirrenia, il futuro rimane in lista d’attesa - QdS

Tirrenia, il futuro rimane in lista d’attesa

Rosario Battiato

Tirrenia, il futuro rimane in lista d’attesa

sabato 08 Gennaio 2011

Non s’intravedono ancora vie d’uscita per la compagnia di navigazione, dopo il commissariamento e l’annuncio di privatizzazione. I sindacati confermano lo sciopero indetto per il 14 gennaio: “Controparte inaffidabile”

PALERMO – Passano i mesi, ma l’eterna vicenda della privatizzazione Tirrenia continua a trascinarsi senza soluzioni, o una qualche parvenza di esito della gara. La tappa prevista dall’Europa era stata fissata per settembre 2010, ma le solite privatizzazioni in salsa italiana hanno fatto slittare il tutto anche in seguito all’amministrazione controllata di Tirrenia prima e Siremar in seguito.
Saltata in questi giorni la trattativa per la cassa integrazione, al ministero del Welfare si addensano ulteriori nubi sul futuro del baraccone pubblico dei trasporti marittimi. Allo stato dei fatti lo sciopero per il prossimo 14 gennaio è stato confermato dai sindacati anche in virtù di una sorta di tradimento della promessa che ad inizio anno Giancarlo D’Andrea, commissario straordinario della società dallo scorso agosto, aveva posto sul tavolo delle trattative. I sindacati hanno infatti lamentato come l’iniziale impegno del commissario che assicurava come la cassa integrazione  avrebbe riguardato  “fino a un massimo di 100 unità, su un organico complessivo di oltre 1.400 unità” sia stato poi rimangiato dall’azienda che ha invece sciorinato annunci di “tagli, esuberi insieme alla chiusura a partire dal 15 gennaio della corsa Bari-Durazzo”.
Una strategia “inaffidabile”, secondo i lavoratori, che ha sconcertato il mondo sindacale anche perché al momento tutto continua a restare congelato in attesa di segnali di vita dal Governo. Sul punto durissimi i sindacati. Secondo la Uil trasporti è in atto una strategia per far fallire la società. La dose è ulteriormente rincarata da U.S.C.L.A.C. / U.N.C.Di.M, il sindacato marittimo per comandanti e direttori di macchina. “L’incontro del 5 gennaio – si legge in una nota del sindacato – presso il ministero del Lavoro ci ha ricondotto alla realtà: siamo in presenza di una controparte assolutamente inaffidabile nelle dichiarazioni di intendimenti che, non essendo certamente sprovveduta, sta perseguendo un disegno ben preciso di smantellamento completo della Tirrenia di Navigazione”.
In questo trambusto nessuna voce s’ode da Roma, che invece ha avuto una parte ben più definita nella gestione dell’affare SicilFiat. “Il Governo – ha commentato Giuseppe Caronia, segretario Uilt – non può più stare alla finestra e disattendere l’impegno assunto con il sindacato di una diretta gestione di questa difficile e complicata vertenza e deve subito riconvocare un tavolo di confronto con tutte le parti interessate da cui oltre a far luce sui tanti ed incomprensibili silenzi, scaturiscano impegni concreti ed esigibili circa il futuro dei lavoratori”. In realtà i sindacati insinuano che dietro questo mutismo di facciata non ci sia il silenzio degli innocenti, ma ben altro. Le insinuazioni sono assai pericolose, qualora si rivelassero fondate, e cominciano da un’attestazione di fatto che riguarda il silenzio più assoluto sui sedici canditati in gara ammessi alla seconda fase della privatizzazione. Un’assenza di trasparenza che fomenta dubbi nei cittadini e paura di perdere il posto di lavoro tra i marittimi. Il futuro di Tirrenia sembra sempre più in alto mare.

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