Sostenibilità edilizia, magra figura Sicilia quasi del tutto assente - QdS

Sostenibilità edilizia, magra figura Sicilia quasi del tutto assente

Rosario Battiato

Sostenibilità edilizia, magra figura Sicilia quasi del tutto assente

sabato 08 Gennaio 2011

Rapporto Legambiente-Cresme sottolinea la scarsità di leggi regionali e regolamenti comunali sulla materia. Esempi: promozione o incentivi sull’uso delle fonti rinnovabili in 3 comuni su 390

PALERMO – L’anno dell’energia si apre con la consueta pubblicazione di Legambiente sull’innovazione energetica nei regolamenti edilizi comunali. Il Rapporto Onre 2010, realizzato dall’Osservatorio nazionale di Legambiente e Cresme, sintetizza lo stato dei processi in corso sui Regolamenti Edilizi nei comuni italiani, concentrandosi in particolar modo sulle nuove applicazioni delle tecnologie rinnovabili e sulla loro attuazione nella gestione dell’energia negli edifici. Secondo una nota dell’associazione del cigno proprio nell’ottica della crescita della sensibilità energetica del Paese i Regolamenti Edilizi Comunali “rappresentano uno snodo delicatissimo dell’azione amministrativa a cui guardano i diversi attori del processo edilizio e nel quale si incrociano le competenze in materia di urbanistica, edilizia ed energia di Stato, Regioni e Comuni”.
Uno studio che è anche una necessità per comprendere lo stato dell’arte, visti gli obiettivi di crescita assegnati all’Italia (17% di contributo rispetto ai consumi energetici al 2020), e uno strumento per analizzare le modalità di azione dei 705 comuni impegnati nell’analisi di Legambiente e Cresme. Uno spaccato dell’Italia dove l’impulso alle prestazioni energetiche degli edifici rappresenta un modo di coniugare sostenibilità ambientale e occupazione.
In questo quadro la Sicilia fa la sua magra figura. Nella cartina generale le Regioni che hanno le leggi più mature dal punto di vista dell’obbligo dell’efficienza energetica, fonti rinnovabili e certificazione energetica, sono tutte concentrate al Nord, con la piacevole eccezione della Puglia al Sud, e poi il resto delle regioni che oscillano tra leggi più o meno restrittive, ad esclusione della Sicilia dove un evidente colore bianco ne attesta l’alterità e l’inattività rispetto il resto delle realtà nazionali.
Il commento del rapporto è lapidario. “La cartina dell’Italia riassume i provvedimenti regionali in materia di sostenibilità in edilizia, mostrando chiaramente le diversità presenti in Italia ed al tempo stesso fa emergere con forza quanto questo tema sia ormai considerato in tutte le aree del nostro Paese, Sicilia esclusa”. Da questo dato generale seguono i risultati che i comuni isolani hanno ottenuto nelle varie sezioni.
L’isolamento termico come parametro è affrontato in Lombardia da 156 comuni e in Toscana da 94, mentre in Sicilia sono appena 5 i comuni che hanno agito in tal senso. Non va meglio sul fronte dell’utilizzo di energie rinnovabili, anche se in totale sono 531 su 705  i comuni che presentano un regolamento edilizio che prevede l’obbligo, la promozione e/o incentivi per quanto riguarda l’uso di energie rinnovabili. In Sicilia sono appena 3 i comuni interessati mentre sono 161 in Lombardia e 93 in Toscana.
Il numero crolla precipitosamente quando si tratta di efficienza energetica in edilizia (mediamente il 42% dei comuni del rapporto fa riferimento al tema) con un solo comune nel perimetro isolano e ben 109 in Lombardia e 57 in Emilia-Romagna. Identico risultato si ottiene anche nel capitolo che riguarda l’orientamento e la schermatura degli edifici in Sicilia, mentre sono 156 i comuni in Lombardia che utilizzano questo parametro.
 

 
Materiali compatibili, risparmio idrico è zero assoluto nei regolamenti
 
PALERMO – L’Italia della sostenibilità energetica passa dal rapporto Onre 2010 realizzato da Legambiente e Cresme. Tra i comuni isolani coinvolti nello studio si certifica un drammatico zero in due settori strategici segnalati nel rapporto. Si tratta dei regolamenti edilizi che affrontano il tema dei materiali da costruzione ecocompatibili e del risparmio e recupero idrico. Tutt’altra situazione si respira in Lombardia dove nel primo caso ci sono 140 comuni e nel secondo 158 .
“Nello specifico – si legge nel rapporto sono 20 i Comuni che includono l’obbligo della provenienza locale dei materiali da costruzione o quello sulla loro riciclabilità. In 40 Comuni sono erogati incentivi nel caso in cui si usi una quota di materiali riciclabili per la realizzazione dell’edificio che riguardano uno sconto sugli oneri di Urbanizzazione”. Anche sul recupero delle risorse idriche ci sono soluzioni interessanti. “Sono 444 i Comuni nel nostro Paese che inseriscono nel loro Regolamento Edilizio – si approfondisce nello studio –  norme sul risparmio dell’acqua e sul recupero delle acque piovane per uso di irrigazione domestica”.  

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