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Messina – I soldi sono finiti, l’emergenza no ma Roma tace sul post-alluvione

Francesco Torre

Messina – I soldi sono finiti, l’emergenza no ma Roma tace sul post-alluvione

sabato 08 Gennaio 2011

Forti critiche al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che non stanzia i soldi promessi per la zona. Dalla capitale troppi i silenzi sulle opere per rimediare al dissesto idrogeologico

Messina – No news, good news. Così si usa dire in gergo giornalistico quando le giornate trascorrono senza la presenza di eventi di particolare rilievo mediatico. Se l’argomento è però il dissesto idrogeologico di una zona ampia e popolosa come quella colpita dall’alluvione il 1° ottobre 2009, e il corollario è rappresentato dalle tante domande rimaste ancora in sospeso – nonostante siano passati ben 15 mesi – da allora, beh, non news potrà essere solo sinonimo di bad news.
“Tutti i progetti saranno appaltati entro il mese di marzo”, ha tenuto a precisare sotto le feste il direttore regionale della Protezione civile Pietro Lo Monaco. Ma una volta appaltati, con quali soldi verranno aperti i cantieri e portati avanti i lavori? è questo, oggi, l’interrogativo più inquietante, anche perché da mesi, sul fronte finanziario, non si muove una foglia. Gli ultimi soldi messi sul tavolo sono stati, infatti, i 15 milioni di euro che la Regione Siciliana ha stornato dai finanziamenti per il trasporto aereo ormai quasi due mesi fa. Poi il nulla. E il grande assente rimane sempre e comunque il Governo nazionale. La lettera firmata dal Presidente della Regione il 18 ottobre scorso, di fatto, è rimasta totalmente inascoltata.
“A fronte di un fabbisogno complessivo quantificato in circa 320 milioni – scriveva allora Lombardo – in atto questa struttura ha avuto una disponibilità complessiva di 139 milioni. L’esiguità delle somme rimaste consente appena di continuare a garantire l’assistenza alla popolazione costituita da 2054 sfollati, ma non il regolare svolgimento di tutte le attività emergenziali. Si chiede – continuava perentorio il Presidente – l’integrazione delle attuali risorse finanziarie mediante una congrua partecipazione da parte dello Stato, nonché tramite lo storno di 70 milioni di fondi Par-Fas 2007-2013 previsti per interventi nella linea d’azione 2.6° – Collegamenti isole minori”.
Risposta: nessun centesimo. Anzi, peggio: il silenzio più assoluto. Il silenzio del presidente del Consiglio, che ha promesso 300 milioni per gli alluvionati del Veneto ma che aveva promesso 1 miliardo per quelli di Messina, salvo poi essersi dileguato nei boudoir di Palazzo Grazioli. Il silenzio del Presidente Napolitano, che nel saluto di fine anno – guarda caso – tra le varie emergenze in evidenzia ha dimenticato di citare solo quella di Messina. Il silenzio vergognoso del gregge messinese a Montecitorio. Il silenzio, infine, ancor più colpevole della Procura di Messina, che ha lasciato un vuoto di giustizia incolmabile – quello sì – nelle case delle famiglie delle 37 vittime. E da Giampilieri e dintorni, in questi giorni di Epifania, non c’è nient’altro da dire. No news, bad news.
 

 
I 7 mln dalla Regione: andranno persi se il Comune non si muove in 60 giorni
 
Messina – All’appello, nel tavolo dell’emergenza post-alluvione, non mancano solo i soldi per la messa in sicurezza. Sono almeno 9, infatti, i milioni reclamati dai vigili del fuoco per il servizio reso negli ultimi tre mesi del 2009. E per i quali è in atto da tempo una rumorosa quanto legittima protesta.
Tanti, invece, i soldini che sarebbero potuti arrivare dagli sms solidali se solo quel genio di Bertolaso non avesse bollato l’intera vicenda – quanto poi in buona fede sarebbe tutto da stabilire – come frutto di abusivismo: 72 mila euro soltanto la somma racimolata da Vodafone e Tim in tutta Italia. Praticamente una miseria. E rischieranno di mancare anche i fondi – dati per sicuri – del Dipartimento regionale per l’Ambiente, se il Comune di Messina (entro il termine di 60 giorni a partire dalla pubblicazione del regolamento sulla Gurs del 31.12.2010) non presenterà a Palermo i progetti esecutivi.
Ben 7 milioni di euro che significano sicurezza per i territori colpiti. Perderli sarebbe un delitto.

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