Tirrenia-Siremar, tutto fermo. Privatizzazione in alto mare - QdS

Tirrenia-Siremar, tutto fermo. Privatizzazione in alto mare

Rosario Battiato

Tirrenia-Siremar, tutto fermo. Privatizzazione in alto mare

giovedì 13 Gennaio 2011

Il presidente della Regione ha invitato Berlusconi ad approfondire la vicenda e cercare soluzioni. Il premier “rassicura”, ma tra tira e molla il processo va avanti da oltre un anno

ROMA – Non sarà la pace, ma almeno una tregua armata. Nel lungo dibattito Roma-Palermo, frutto di uno strappo politico derivato dalla rottura degli autonomisti col gruppo pidiellino all’Ars, l’incontro tra Raffaele Lombardo e Silvio Berlusconi dei giorni scorsi ha fissato un’ulteriore tappa di avvicinamento verso la risoluzione dei temi ancora in bilico e strategici per il futuro dell’Isola. Tra le varie discussioni ha trovato banco anche la lunga questione della gestione della Tirrenia-Siremar. “Siamo rimasti che su questi argomenti ci sarà un approfondimento – ha spiegato Lombardo – che il presidente ha affidato ai ministri competenti e al sottosegretario Letta, in particolare sul tema della Tirrenia”.
Tuttavia, l’ipotesi di una risoluzione della vicenda privatizzazione – denunciata come “poco trasparente” da parte dei sindacati in merito alle società ancora in gara per il processo di privatizzazione – nella fase convulsa in cui si trova, con uno sciopero previsto per domani, appare poco probabile.
Ma le polemiche non si fermano qui. La Regione siciliana, capofila della Mediterranea holding che l’estate scorsa ha tentato l’assalto in solitudine alla compagnia, è stata accusata di poca affidabilità nella vicenda, visto che poco più di un anno fa, a differenza di altre regioni interessate, aveva rifiutato l’acquisizione a costo zero della propaggine regionale Siremar.
“Non va infatti dimenticato che le maggiori responsabilità del disastro che sta travagliando le compagnie dell’ex Gruppo Tirrenia – ha spiegato Giuseppe Caronia, Uil Trasporti – sono a carico della Regione Siciliana la quale, non avendo richiesto l’acquisizione gratuita della Siremar, al contrario di quanto opportunamente fatto dalle altre regioni interessate per Caremar, Toremar e Saremar, che in ragione del loro trasferimento sono ancora oggi società ‘in bonis’, ha causato il fallimento della prima gara, che se fosse stata invece bandita senza Siremar si sarebbe sicuramente conclusa positivamente, la conseguente dichiarazione dello stato di insolvenza e l’amministrazione straordinaria, oltre che di Tirrenia anche della stessa Siremar”.
Insomma, se Lombardo ha sottolineato come sul tema Tirrenia abbia ricevuto “rassicurazioni” alla risoluzione tramite l’impegno dei ministri competenti e del sottosegretario Letta, le ragioni dello sciopero restano tutte. “Ci auguriamo pertanto – ha spiegato Caronia – una sollecita convocazione del Governo in presenza della quale si potrebbero scongiurare disagi per i cittadini e perdite economiche dei lavoratori che il previsto sciopero del 14 gennaio (domani, ndr) inevitabilmente comporterà”.
Forse un intervento del governo, che è stato particolarmente passivo sino ad oggi sul futuro dell’ex baraccone dei mari d’Italia, potrebbe in qualche misura dettare l’agenda per accelerare il processo di una privatizzazione, ampiamente prorogata rispetto i tempi inizialmente richiesti dall’Ue per il settembre scorso. Intanto, ieri è stato raggiunto l’accordo, senza la firma della Filt Cgil, sulla cassa integrazione straordinaria (cigs) per i lavoratori, al termine dell’incontro che si è svolto oggi tra Tirrenia, Federlinea, l’associazione imprenditoriale dell’armamento di linea, e i rappresentanti sindacali. La cigs – si legge nell’accordo – coinvolgerà un numero massimo di 100 lavoratori marittimi, compresi i lavoratori del turno particolare, per i quali le organizzazioni sindacali avevano chiesto l’estensione del sostegno al reddito. La cigs partirà una volta sottoscritto il verbale d’accordo in sede ministeriale, che le parti si sono impegnate a firmare entro il 24 gennaio.

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