Burocrazia troppo pressante, imprese restano ferme al palo - QdS

Burocrazia troppo pressante, imprese restano ferme al palo

Michele Giuliano

Burocrazia troppo pressante, imprese restano ferme al palo

martedì 18 Gennaio 2011

Uffici-lumaca della Regione, numerose autorizzazioni e documenti richiesti: un freno per l’economia. Confindustria: per aprire un’attività imprenditoriale 60 passaggi amministrativi

PALERMO – Difficoltà di liquidità in cassa, leggi che si intrecciano fra loro e che complicano qualsiasi iter autorizzativo: in Sicilia ancora una volta le imprese devono anzitutto misurarsi con la burocrazia. Come già sottolineato da Confindustria Sicilia oggi per aprire un’attività imprenditoriale occorrono 60 passaggi amministrativi previsti da una miriade di norme approvate negli anni dall’Ars. Poi per ottenere delle autorizzazioni in campo ambientale ci sono aziende siciliane che attendono 6 anni, mentre in Italia il limite è di 180 giorni, tempo che rispettano molte regioni, come Emilia Romagna e Piemonte.
Per una valutazione d’impatto ambientale occorre un anno, per un’ autorizzazione all’emissione di fumi in atmosfera passano 3 anni. La burocrazia regionale è poi lentissima per quanto riguarda i pagamenti: dalla presentazione della rendicontazione su spese già finanziate con il Por 2000-2006, i siciliani per ottenere i soldi sul conto corrente devono aspettare anche 2 anni, mentre per normali fatture i tempi sono di almeno 12 mesi, contro i 60 giorni dicono gli industriali garantiti dalle amministrazioni di altre regioni, come Lombardia, Veneto o Toscana. Situazione che oggi, con la crisi, diventa ancor più insostenibile: “Quando un artigiano, un imprenditore o un commerciante presenta una pratica, – dice il deputato regionale all’Ars, Antonello Cracolici – deve poterla seguire e sapere con certezza quale sarà l’iter e quanto tempo impiegherà per essere esitata: la macchina regionale deve funzionare come una moderna ditta di spedizioni, che permette di verificare il percorso di ogni busta. Per sostenere la nostra economia c’è bisogno di una Regione efficiente: serve una burocrazia in grado di garantire certezza dei tempi e procedure standard verificabili dal cittadino”.
 
Non piace però alle organizzazioni di categoria l’atteggiamento avuto in questi ultimi tempi dal governo regionale: “L’amministrazione siciliana sembra avere in mente solo i 22.000 precari: è il caso di ricordare a Lombardo che in Sicilia ci sono anche 86.000 artigiani che muovono realmente l’economia, producono lavoro vero e lottano ogni giorno per resistere alla crisi” dice Mario Filippello, segretario regionale della Cna. “Chiediamo da tempo interventi per l’artigianato e la piccola e media impresa – aggiunge Filippello – in particolare misure per il credito agevolato attraverso Confidi, Crias e Artigiancassa. Abbiamo anche chiesto il ritiro dell’articolo 27 della finanziaria che riguarda l’accorpamento del fondo di rotazione Crias e Ircac. Ci aspettiamo segnali concreti, dopo anni di promesse e rinvii”.
Da qualche settimana l’assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi, ha avviato una serie di incontri direttamente con le organizzazioni di categoria per recepire istanze, consigli e capire anche quali meccanismi ad oggi risultano essere inceppati. Di certo non si può parlare ad oggi di un cambiamento radicale: forse non siamo all’anno zero ma non si può dire che nell’Isola in fatto di burocrazia si è oltre all’anno uno.
 


L’approfondimento. Per un fax si arriva ad attendere sino a sei mesi
 
Per un semplice fax a volte passano sei mesi, come accade spesso alle imprese che ottengono finanziamenti dall’ Irfis: l’Istituto, prima di erogare il prestito, invia un fax all’assessorato alle Attività produttive, che deve verificare online se l’ azienda è in regola con i contributi. Poi, sempre via fax, i funzionari dell’assessorato devono dare risposta all’Irfis. All’apparenza cose che si potrebbero fare in pochi minuti, ed invece la realtà che viene denunciata è un’altra: “Per un’operazione che si può fare in cinque minuti netti – dice il presidente dei Giovani di Confindustria Giorgio Cappello – c’è chi aspetta anche sei mesi, perché dall’assessorato non arrivava il fax”. Proprio gli industriali siciliani hanno raccolto decine di segnalazioni di cattiva burocrazia attraverso gli sportelli aperti dall’associazione che da tempo, con il suo leader Ivan Lo Bello, denunciano “la lentezza degli uffici”. Per tutta riposta, il governo Lombardo ha annunciato alla fine dello scorso anno un’ inversione di rotta. L’assessore agli Enti Locali Caterina Chinnici ha avviato un progetto che tende a tagliare i costi della burocrazia del 25 per cento attraverso la riduzione dei passaggi cartacei.

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