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Agrigento – Giunta provinciale, ancora stallo. Il Pd cerca alleanze nei Comuni

Paolo Picone

Agrigento – Giunta provinciale, ancora stallo. Il Pd cerca alleanze nei Comuni

giovedì 20 Gennaio 2011

Nell’esecutivo dovrebbe entrare anche Forza del Sud. L’ipotesi di una nomina del licatese Montana. Enti locali, quadro politico da uniformare. L’Mpa dovrebbe “scaricare” il Pdl

AGRIGENTO – Non c’è stato il faccia a faccia tra il presidente della Provincia Eugenio D’Orsi con il segretario del Partito democratico, Emilio Messana e con il capogruppo in Consiglio provinciale Daniele Cammilleri, in vista della nascita del nuovo esecutivo provinciale. Il vertice è slittato perché il senatore Adragna è arrivato tardi da Roma e la riunione interna del Pd si è protratta fino a tarda serata con il conseguente rinvio dell’incontro con D’Orsi.
Il Pd chiede al presidente, come “Conditio sine qua non”, di uniformare il quadro politico provinciale. Significa che l’Mpa deve scaricare il Pdl anche nei Comuni dove amministra ed allearsi con il Pd. In Giunta ci dovrebbe essere anche Forza del Sud, cioè il partito che fa capo a Michele Cimino. Lotte intestine però stanno frantumando il gruppo che si trova a dover discutere sulla eventuale nomina di Pino Montana, primo dei non eletti nel collegio di Licata con la lista del Pdl ma in quota Cimino.
Montana ha fatto sapere la sua posizione: “Premesso che non sono candidato per nessuna carica – spiega Montana – chiarisco che in ogni caso attendo un segnale da parte dell’onorevole Cimino per soddisfare parzialmente gli accordi presi su Licata e con i licatesi”. Pino Montana chiede il ricambio, il partito invece punta sulla conferma di Stefano Castellino. Intanto si è riunito, in forma straordinaria, l’assemblea di Sala Giglia. “Emergenza criminalità ed atti intimidatori contro la Provincia”, è stato il tema discusso. L’obiettivo è stato quello di esprimere piena solidarietà da parte di tutti i gruppi presenti in Consiglio al presidente Eugenio D’Orsi, al segretario generale Giuseppe Vella, ai dirigenti dei settori ragioneria e risorse umane Fabrizio Caruana e Aldo Cipolla, dopo gli atti criminali perpetrati nei loro confronti da ignoti malviventi. Prima del Consiglio provinciale si era tenuta una riunione straordinaria del Consiglio comunale a Ribera, con lo stesso argomento. Eugenio D’Orsi, intervenendo durante l’assemblea cittadina, ha detto: “Mio figlio è stato pestato da balordi”.
Dopo la casa al mare di Palma, incendiata ai primi di gennaio, quindi, altri episodi hanno turbato la serenità familiare del capo della Provincia. Il presidente ha parlato, nel suo discorso a braccio durato circa mezz’ora, di vari tentativi di intimidirlo: “teste mozzate di capretto, l’intrusione senza asportare nulla nella sua abitazione di Palma, lettere e telefonate minatorie, proiettili”.
Insomma tutti gli ingredienti per rendergli la vita difficile e costringerlo a mollare. Ma lui non lo farà e rafforza il suo pensiero sulle false attestazioni di solidarietà che spesso sono solo sulla carta.
 

 
Gli amministratori. La condanna dei gesti criminali
 
RIBERA (AG) – All’appello del presidente del Consiglio comunale di Ribera, Giuseppe Turturici hanno risposto anche: Giuseppe Ruvolo, Salvatore Cascio e l’ex parlamentare Giovanni Manzullo, oltre ai Consiglieri provinciali Matteo Ruvolo, Pellegrino Quartararo e  Totò Scozzari. “I lavori di questo Consiglio straordinario – ha dichiarato il sindaco di Ribera Carmelo Pace – facciano da apripista a forti segnali di solidarietà fattiva nei confronti di una persona perbene, di un Presidente che opera nella legalità. Condanniamo questi atti criminali  certi che lui continuerà a lavorare come ha sempre fatto  con la schiena dritta e la testa alta”. “Questo territorio  – ha debuttato il presidente D’Orsi – ha bisogno di  segnali  forti,   di respirare legalità, di respirare onestà , di tutte quelle sensazioni che consentono alle persone che lavorano con onestà e trasparenza  di non camminare con la scorta. Io desidero – ha concluso il presidente D’Orsi – polso forte ed una perentoria condanna  che non si fermi solo nel territorio  ma che giunga a Roma”.

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