Messina - Buzzanca contro gli enti portuali. Si rischia di perdere 2,9 milioni di euro - QdS

Messina – Buzzanca contro gli enti portuali. Si rischia di perdere 2,9 milioni di euro

Francesco Torre

Messina – Buzzanca contro gli enti portuali. Si rischia di perdere 2,9 milioni di euro

sabato 29 Gennaio 2011

La diffida del primo cittadino si è resa indispensabile dopo mesi di trattative andate a vuoto. Dieci giorni di tempo per procedere alla riqualificazione di via S. Raineri

MESSINA – Dieci giorni. Questo il tempo dato dal sindaco Giuseppe Buzzanca – forte dei poteri speciali per l’emergenza traffico riconfermatigli da Roma fino al 31 dicembre 2011 – ad Autorità portuale ed Ente autonomo portuale per sbloccare il finanziamento di 2,9 mln di euro appaltato un anno e mezzo fa e procedere alla riqualificazione della via San Raineri, nella Zona Falcata. L’arteria, lo ricordiamo, è percorsa ogni giorno da tutti i tir che sbarcano al Molo Norimberga (quelli cioè che arrivano da Salerno) e da centinaia di autoveicoli, ed è ormai diventata una gruviera, un percorso accidentato e pericoloso.
La diffida del primo cittadino, inviata ai vertici dei due soggetti pubblici in conflitto di interessi (Dario Lo Borso per l’Authority e Rosario Madaudo per l’Ente porto), si è resa indispensabile dopo mesi di trattative sterili, e minaccia – qualora i due soggetti non avviino i lavori nel tempo previsto – l’immediato intervento da parte del Comune in via sostitutiva e “in danno ai due enti”.
I proclami del sindaco, però, sembrano fare poca paura. Settimane fa, sulla stessa questione, aveva promesso il blocco stradale nella suddetta via dissestata, salvo poi tirarsi indietro quando i rappresentanti dei soggetti in causa si sono – inutilmente, a dire il vero – seduti a un tavolo. Nel mese di novembre, poi, sempre Buzzanca aveva minacciato il Cas di intraprendere le più impensate azioni legali volte a eliminare quell’assoluta ingiustizia che è il pedaggio autostradale allo svincolo di Villafranca. Anche in questo caso, poi, sebbene un risultato parziale sia stato ottenuto, i toni si sono enormemente abbassati.
Sulla Zona Falcata, però, Palazzo Zanca punta molto. Ci conta soprattutto il suo assessore di punta, Gianfranco Scoglio, che proprio in quest’area intende intraprendere una delle più impegnative azioni di bonifica e riqualificazione urbana mai viste in Sicilia, con interessi economici spaventosi soprattutto per alcuni soggetti strategici nel settore dell’edilizia, della nautica da diporto e della ricettività alberghiera (praticamente il Gotha della Confindustria messinese), dunque c’è da credere che la diffida non sia propriamente una boutade. Soprattutto in considerazione del fatto che qualche settimane fa la soluzione sembrava essere a portata di mano: l’Authority si era infatti impegnata ad assumersi la responsabilità sui lavori per il tratto di propria competenza e, per la parte dell’area con titolarità Ente porto, il Gruppo Franza aveva dato l’ok a occuparsi dei lavori ed essere risarcito in un secondo momento a conflitto d’interessi terminato.
I due enti, comunque, continuano a pronunciarsi favorevoli ad un accordo. Staremo dunque a vedere se il monito del sindaco questa volta consentirà il raggiungimento dell’importante risultato.
 


Altro stop. Tutto fermo per la demolizione dell’inceneritore
 
MESSINA – Un altro appalto rimasto bloccato e riguardante sempre l’area della Zona Falcata è quello regionale riguardante gli interventi di messa in sicurezza da effettuare in previsione della demolizione dell’inceneritore. Le domande per partecipare alla gara (bando del 22 settembre 2010, appalto di importo totale 300 mila euro e durata di 86 giorni naturali e continuativi dalla firma del contratto) dovevano essere presentate infatti il 3 novembre 2010, ma prima c’è stato un rinvio della deadline a inizio dicembre, poi tutto è slittato alla fine dell’anno, quindi a dopo il 6 gennaio e oggi non sembra esistere ufficialmente alcun appiglio per capire che fine abbia fatto questa procedura di selezione pubblica. Quattro le opere che erano previste nell’appalto: rimozione dei rifiuti presenti; scoibentazione delle strutture; demolizione locali a uso civile annessi all’inceneritore; campionamento di elementi delle strutture al fine di procede alla demolizione dell’ecomostro. Risultato che oggi sembra ancora molto lontano.

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