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Catania – Garantire il massimo impegno nonostante le grandi difficoltà

Maria Francesca Fisichella

Catania – Garantire il massimo impegno nonostante le grandi difficoltà

martedì 01 Febbraio 2011

Scuto: “L’elencazione delle criticità permane nel tempo. Segno che non sono state affrontate e risolte”. Inaugurazione dell’anno giudiziario, le parole del presidente della Corte d’Appello

CATANIA – “L’organico di magistratura degli Uffici giudicanti e requirenti è segnalato, dappertutto, come inadeguato”. Non ha usato giri di parole Alfio Scuto, presidente della Corte d’Appello f.f., nel suo discorso tenuto in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario svoltosi a Catania lo scorso 30 gennaio, presso il Palazzo di Giustizia. E “se (…) l’elencazione delle criticità permane nel tempo non è colpa delle parole che continuano a ricordarle agli uomini, ma è piuttosto segno che gli uomini non sono stati in grado di affrontarle e risolverle nel tempo trascorso. Da intendere in altre parole, la mancata revisione delle circoscrizioni giudiziarie, della piena copertura degli (anzi) crescenti vuoti d’organico, della predisposizione di adeguate risorse materiali e finanziarie, delle mancate riforme processuali-risolutive.
Nonostante il delicato momento che sta attraversando il Paese, rimane però tangibile nel discorso l’impegno dei magistrati italiani. Il presidente Scuto ha, infatti, sottolineato che “nella relazione dello scorso anno si ricordava che da un rapporto della Commission européenne pour l’efficacité de la Justice (Cepej), edito nell’anno 2008, emerge che la domanda di giustizia civile cui dare risposta in Italia (per 100.000 abitanti) è la terza in Europa e precisa che al terzo posto è pure la capacità di smaltimento degli affari civili da parte dei giudici italiani. L’Italia è addirittura al primo posto per domanda di giustizia penale e per capacità di definizione annua dei relativi procedimenti.
“La necessità di un intervento concreto e risolutivo – ha ricordato il presidente Scuto – è stata espressa anche dall’Avvocatura, che ha rilevato come i problemi della Giustizia italiana non vadano valutati esclusivamente in termini di produttività aziendale e che, pure in presenza di congiunture particolari come quella attuale, essa rimane un bisogno primario della collettività (al pari di sanità e scuola) e, come tale, i suoi costi devono considerarsi come socialmente utili e doverosamente riassorbibili”.
Non si è fatto mistero che “l’assenza di prospettive circa l’assunzione di nuovo personale rappresenti fonti di viva preoccupazione per il mantenimento dei livelli minimi di funzionalità dei servizi giudiziari (…)”. Non meno pregnante l’urgenza di “completare l’informatizzazione in rete dei servizi di cancelleria e la realizzazione di quella concernente l’intero processo, non risultando più sufficiente alla sua complessa gestione la mera registrazione e trascrizione delle emergenze istruttorie”. Non è mancato l’accenno al fatto che “Il Tribunale di Catania, le sezioni penali della Corte, il Tribunale per i Minori e il Giudice di Pace di Catania lamentano l’assoluta insufficienza dei locali a loro disposizione” e la carente “disponibilità di luoghi destinati ad archivio e/o alla conservazione dei fascicoli che sono allocati anche nei bagni delle sezioni penali della Corte, oltre a tappezzare, fino al tetto, le stanze destinate a camera di consiglio”. Ma i fatti si scontrano con la realtà. Il seppur necessario impegno nella predisposizione di risorse umane e tecnologiche “sembra assai problematico”.
L’attenzione a queste difficoltà è stato il motivo costante dei vari interventi che si sono succediti, ossia da quello di Bartolomeo Romano (Csm) a quello del procuratore generale Giovanni Tinebra, continuando con Pietro Martello in rappresentanza del Ministero della Giustizia, a quello di Maurizio Magnano di San Lio (Ordine avvocati) ed ancora con l’intervento di Concetta Grillo del Consiglio giudiziario a quello di Marco Bisogni dell’Associazione nazionale magistrati il quale, a fronte delle innumerevoli difficoltà discusse, ha concluso il suo intervento con la frase “nessun insulto o attacco esterno potrà mai togliervi il piacere e l’onore di pronunciare le sentenze in nome del Popolo italiano”.

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