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Palermo – Terrasini e il depuratore a rischio. Ecco come si bruciano i fondi Ue

Vincenzo Gueccia

Palermo – Terrasini e il depuratore a rischio. Ecco come si bruciano i fondi Ue

giovedì 03 Febbraio 2011

Fogne inefficienti, ma il sindaco è stato sfiduciato. Toccherà al commissario affrontare la questione. Un finanziamento di 11 mln € bloccato. Il Consiglio non approva la variante

TERRASINI (PA) – L’agognato depuratore che la cittadinanza terrasinese attende ormai da anni non è ancora venuto alla luce. Sembra che i ribaltoni politici non sempre producano degli effetti virtuosi specie quando si è a un passo dall’importante realizzazione di un impianto di depurazione che rappresenta la pietra miliare del Piano di attuazione della rete fognaria (Parf), lo strumento di pianificazione degli interventi fognari e depurativi da realizzare all’interno di un territorio comunale. Un intervento ingegneristico resosi sempre meno dilazionabile a causa dell’insufficienza e del cattivo stato di conservazione dell’attuale rete fognaria.
Un brutale Piano regolatore generale (Prg) prevedeva per la realizzazione dell’impianto un sito nella zona di Cala Rossa, individuata dalla Regione come un Sito di interesse comunitario (Sic). Cala Rossa, al di là di tale riduttiva e asettica denominazione, è un’area costiera caratterizzata dal colore rossastro delle scogliere a strapiombo sul mare. Un suggestivo paesaggio di peculiare bellezza, dove, per chi ha la fortuna di poterli osservare, si dispiegano incantevoli tramonti da mille e una notte. Realizzare all’interno di quest’area un impianto di depurazione sarebbe stato tanto criminale quanto praticare lo spray art sugli affreschi della Cappella Sistina. Pertanto, l’amministrazione di recente sfiduciata facente capo al sindaco Girolamo Consiglio, con una proposta di delibera firmata dall’arch. Carano, ha evidenziato la necessità di predisporre la variante al Parf e al Prg comunale nonché quella di individuare dei siti alternativi per la costruzione del depuratore, delibera sottoposta al Consiglio comunale che non la ha né discussa, né approvata né tanto meno bocciata, lasciandola scivolare in un’indifferenza che sembra avere imbavagliato il Consiglio anche in altre occasioni, come nel caso scottante della demolizione dei manufatti abusivi ricadenti all’interno della Riserva Naturale di Capo Rama, lasciato anch’esso scivolare nell’oblio.
La proposta della variante al Parf è supportata da una convenzione stipulata nell’aprile del 2009 tra il Comune di Terrasini e il Dipartimento di Ingegneria Idraulica ed Applicazioni Ambientali dell’Università degli Studi di Palermo, avente per oggetto appunto la collaborazione alla predisposizione di una variante al piano vigente, variante concepita dal dipartimento in un sito alle pendici del Monte Palmeto.
La scelta di tale sito è stata operata considerando la possibilità di valorizzare un’area degradata e di localizzare l’impianto di depurazione in un punto del territorio comunale baricentrico nei confronti del centro urbano e dei nuclei abitati esistenti e di futura espansione. Inoltre il sito garantisce una sufficiente distanza dal centro abitato, proteggendolo quindi da possibili impatti di tipo paesaggistico-ambientale; a ciò si aggiunge che la configurazione planimetrica del sito facilita l’allaccio delle sottoreti fognarie a servizio delle aree extraurbane e il possibile ricorso a interventi di riuso dei reflui depurati a scopo irriguo e ambientale.
Un percorso illuminato quindi, orientato a migliorare un’infrastruttura elementare e indispensabile nel rispetto del patrimonio paesaggistico-naturale, che tuttavia sembra non aver destato troppo interesse nel Consiglio comunale che, in occasione della presentazione di tale progetto da parte del team accademico incaricato, si è mostrato poco disponibile persino all’ascolto. Così rimangono bloccati più di 10,9 mln di euro provenienti da fondi europei, destinati al progetto e il Comune di Terrasini rischia d’incorrere nell’infrazione europea prospettata in via ufficiale dal Commissario delegato per l’Emergenza Bonifiche e la Tutela delle Acque in Sicilia, il quale, nonostante abbia in più occasioni sottolineato il rischio del danno erariale oltre quello infrastrutturale, non riesce a richiamare al senso di responsabilità una classe politica sempre meno incline a tutelare il bene comune e sempre più distratta da personalismi decadenti e distruttivi.
Questo urgente problema adesso dovrà essere affrontato dal commissario che sarà designato dalla Regione, poiché dal 10 gennaio il sindaco Girolamo Consiglio è stato sfiduciato.

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